Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Media, Arte, Cultura

Torna in campo la Clericus Cup

Il mondiale di calcio pontificio, alla sua decima edizione e promosso dal Centro sportivo italiano, raccoglie 16 squadre, 350 calciatori, sacerdoti o seminaristi, provenienti da 65 paesi diversi

di Vittorio Sammarco

“La Misericordia di Dio scende in campo”, all'insegna del motto voluto proprio da papa Francesco (e scritto sulle maglie dei partecipanti) si apre domani la decima edizione della Clericus Cup, il mondiale di calcio pontificio, promosso dal Centro sportivo italiano, con il patrocinio dell'Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Cei, e dei pontifici consigli per i laici e per la cultura, e presentato oggi a Roma.

350 calciatori, sacerdoti o seminaristi, provenienti da 65 nazioni diverse (maggiore presenza messicani e nigeriani, 35 per ognuno, 23 statunitensi, solo ottava l'Italia con 13 atleti) si sfideranno a suon di goals e di parate per contendersi il trofeo, un simpatico pallone coloro bronzo con scarpette e cappello saturno, modello prete vecchio stile….

Sedici squadre incardinate in istituti romani di studio o di ordini religiosi in quattro gironi, con quarti semifinali e finale (lo stesso giorno della finale europea di Champions, il 28 maggio). Sui campi del pontificio Oratorio di San Pietro, a pochi passi dal Vaticano, i giovani pastori (età media 25-26 anni), replicheranno le gesta dei più famosi atleti, non certo per cercare il campione del futuro, ma per fare esperienza concreta della misericordia che «si fa presente quando si aprono gli occhi e ci si accorge che di fronte abbiamo una persona con dignità e diritti uguali ai nostri», ha detto nella presentazione don Alessio Albertini (consulente ecclesiastico del Csi e fratello del famoso campione Demetrio). Che aggiunge: «Attraverso i valori dello sport praticato noi abbiamo la preoccupazione di fare un tratto di cammino in più con i nostri fratelli senza per questo avere l'ansia di portarli in Chiesa. Sapendo bene che, per esigenze agonistiche, molti di questi ragazzi sono “scartati” dal mondo sportivo cosiddetto “ufficiale”, mentre da noi hanno l'opportunità di essere valorizzati nel loro grande desiderio di vivere questa passione».

I capitani hanno inaugurato il torneo passando insieme la Porta Santa dopo una preghiera comune, ma a contendersi la coppa, oltre ai campioni in carica del Pontificio Collegio Urbano, quest'anno tra i rivali mancheranno i plurititolati (tre volte) del Redemptoris Mater. Sì, rivali, perché, quando si gioca, correttamente, sottolinea don Alessio, «si gioca anche per vincere, e ricorda l'invito metaforico del papa ai giovani che nella propria vita di cristiano non ci si deve “accontentare
di un mediocre pareggio”».

Così le partite dei 350 atleti di Cristo (fischio di inizio sabato 20, ore 10.30 con il derby tra i campioni e il North American Martyrs), si svolgeranno con le stesse regole della Figc, con qualche deroga importante: non è previsto il pareggio (si va a i rigori e chi vince prende due punti nei gironi di qualificazione e uno a chi perde); time out di 2 minuti per rifiatare e risistemare la tattica; un massimo di 5 sostituzioni e un cartellino azzurro che dà l'espulsione temporanea di 5 minuti in caso di fallo grave. Pochissimi rossi in questi anni, assicurano gli organizzatori, e di certo non per linguaggi inadatti né intemperanze, ma puri falli di gioco. E poi c'è soprattutto un Terzo tempo post-partita che non è solo una formale stretta di mano, ma una preghiera corale e nelle varie lingue del mondo “nel nome dell'univarsale fede cristiana”.


«La Clericus Cup è una delle immagini più positive che dà la Chiesa di se stessa perché sa usare un linguaggio che interessa e appassiona milioni di persone al mondo», ha commentato il sottosegretario al Pontificio Consiglio della cultura e dello sport, mons. Melchor Sanchez, fiero di essere uno del milione di iscritti del Csi, l'associazione che da anni si occupa di educare attraverso lo sport. E sottolinea come soprattutto in Italia sia forte la presenza di campi di calcio negli oratori parrocchiali. E poi lancia una provocazione pastorale: «Per la sua importanza lo sport dovrebbe essere anche oggetto di studi teologici», invitando i sacerdoti studenti presenti a prendere al volo questo assist. E se allora la Clericus Cup conferma di essere importante per i valori che trasmette anche al di là dei campi, come ha detto Santiago Pérez de Camino, responsabile della Sezione Chiesa Sport del Pontificio Consiglio per i Laici (per inciso: un derby madrileno imprevisto al tavolo dei presentatori, con il madrileno Sanchez nipote di uno dei fondatori dell'Atletico, e il Santiago nipote di uno dei fondatori del Real), la domanda che i responsabili dell'iniziativa si fanno con ansia è: si affaccerà papa Francesco anche solo per un saluto? «Questo papa è imprevedibile. Ce lo auguriamo davvero e noi lo stiamo chiedendo», confessa ­: «magari venisse anche “solo” per battere il calcio d'inizio…».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA