Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Media, Arte, Cultura

Meraviglie sotterranee di Milano

8, 9 e 10 aprile. Tre giorni per riscoprire le bellezze sotterranee di Milano. Riapre l’Albergo Diurno Venezia che diventa il teatro perfetto per le opere dell’artista di fama internazionale Sarah Lucas. «Lei è una poetessa dei desideri repressi». Dice Massimiliano Gioni, curatore della mostra con Vincenzo de Bellis

di Anna Spena

È la storia di un luogo che si intreccia con i corpi delle persone che lo hanno abitato. L’Albergo Diurno Venezia, Piazza Oberdan, Milano, ha riaperto al pubblico per Miart 2016, la ventunesima edizione della fiera d’arte moderna e contemporanea della città. Per l’occasione la Fondazione Nicola Trussardi, in collaborazione con il Fai e il Comune di Milano, ha invitato Sarah Lucas, artista inglese di fama internazionale che lo scorso anno ha rappresentato la Gran Bretagna alla Biennale di Venezia, a realizzare un progetto pensato appositamente per i luoghi del Diurno.

L’esposizione “Innamemorabiliamumbum”, curata da Massimiliano Gioni e Vincenzo de Bellis, pure mette al centro il corpo, e lo rappresenta scevro degli stereotipi di questa società. Così nei corridoi stretti del Diurno seni pendenti riempiono collant femminili. Figure androgine si piazzano al centro della stanza dai soffitti bassi, dove si susseguono bagni pubblici e servizi per la cura del corpo. «Infondo Sarah Lucas», ammette Massimiliano Gioni, «è una poetessa dei desideri repressi. In questo luogo di ricordi della cultura, quegli stessi desideri inconfessabili vengono messi in scena. Questo posto riporta alla Milano del dopoguerra; la Milano di Giovanni Testori».

La letteratura neorealista degli del dopoguerra pure ha molto a che fare con questi spazi riscoperti. «Testori e Pasolini», dice Gioni, «sono stati i grandi interpreti del corpo e dei suoi desideri; ma soprattutto sono stati testimoni di com’è cambiata la percezione del corpo in pubblico nella cultura contadina e poi in quella moderna ed industriale che entrambi hanno raccontato con grande acume; perciò questo luogo mi fa pensare a loro».

Spazio Oberdan, a ridosso di Porta Venezia, adesso è pieno centro, cuore della città. «A pensarci», continua Gioni, «questo posto è in continua trasformazione. Con l’immigrazione e con tanti mondi che si incrociano è un mondo a ridosso del centro città ma ti parla ancora di periferia. Il Diurno esisteva perché le persone arrivavano qua in tram, poi si lavavano e si cambiavano prima di andare ad un appuntamento in centro. Forse penso molto a Testori e Pasolini perché il rapporto tra città e periferia è stato uno dei loro grandi temi».

La scelta di Sarah Lucas non è casuale. «Lei ha reinterpretato la storia dei corpi e dei desideri repressi e non detti almeno in tre modi. Si rifà a Marcel Duchamp; è stato lui che ha completamente trasformato il percorso della storia dell’arte moderna e lo fa, guarda caso, scegliendo un sanitario, un orinatoio che chiama fontana e con cui inaugura un posto dove mettiamo il nostro corpo per svolgere le funzioni più basse. 99 anni dopo Sarah lavora ancora con questo aspetto del corpo con i suoi umori più bassi che di solito vengono celati, ma lei, invece, sceglie di metterli in mostra e ha la capacità di stravolgere il vivere quotidiano. Poi è stata capace di coniugare la bellezza dei surrealisti in una versione ironica, ma anche misteriosa e viscerale. Fortissimo, infine, è il richiamo all’arte femminista degli anni sessanta; critica dello sguardo maschile, invita le donne a prendere confidenza con ogni parte di sé. Le creature androgine diventano la rappresentazione di un mondo sotterraneo, com’è il Diurno, che evoca desideri meno confessabili di quanto sarebbero alla luce del sole».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA