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Giro d’Italia: per i ciclisti le rotonde sono più dure delle scalate

Oggi il Giro d'Italia fa tappa a Brescia. Taglierà la bassa e la pianura da nord a sud. Territorio piano, regolare, perfetto per i velocisti? Non proprio, come tutti i ciclisti amatoriali sanno il pericolo è sempre in agguato e si chiama "rotatoria". Tipico "ostacolo dell'arredo urbano" - così lo chiamano gli architetti - questo strano mostro ha trovato un habitat favorevole alla propria incontrollata proliferazione nella pianura padana. Ogni 3-4 km ne sbuca una. "Siamo una società delle rotonde", ironizzava tempo fa Ilvo Diamanti.

di Marco Dotti

Nibali non ce la fa, le gambe non gli reggono, ma corre comunque. E così, tra una pedalata e l'altra, siamo arrivati alla 17esima tappa del Giro d'Italia, la Molveno-Cassano D'Adda, che passerà in territorio bresciano tagliando in due la provincia, con un tratto anche in città. Scende dal lago d'Idro (Ponte Caffaro e Anfo), passa sulle coste di Sant'Eusebio, scende ancora a Nave, quindi arriva a Brescia, la attraversa via verso Capriano per concludere il percorso bresciano a Urago d'Oglio.

Un bel percorso. In pianura e per velocisti, si sarebbe detto un tempo. Oggi, però, le strade in pianura hanno più curve di quelle montane. Come affronteranno i nostri eroi non il passo delle Stelvio o del Gavia ma le decine di rotatorie (volgarmente dette: rotonde) che oramai spuntano come funghi nel bresciano? Nel giro di 4 km percorsi dal giro, ne incontreranno almeno 4 e di non piccole dimensioni. Forse riusciranno a vedere, con la coda dell'occhio mentre si avventurano in terra bergamasca, anche quella in costruzione fra Urago d'Oglio e Chiari. Ma ce ne saranno altre decine sul loro percorso, una più una meno che cosa importa? Non sarà facile affrontarle, con tutti quei cordoli e quelle misteriose curvature.

Tipico "ostacolo dell'arredo urbano" – così lo chiamano gli urbanisti – questo strano mostro ha trovato un habitat favorevole alla propria proliferazione nella pianura padana. Ogni 3- 4 km ne sbuca una. Ilvo Diamanti, facendo il verso a Bauman, proponeva di chiamare la nostra "società rotonda", alludendo alle rotatorie. Chissà se verrà presto il giorno in cui non ci saranno più strade. Anche allora, però, c'è da scommetterci, le rotonde saranno lì, cresceranno di numero e mole. Ce le metteranno anche nel vialetto di casa. Siamo una società delle rotonde, no?

In copertina: immagine Getty


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