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Taranto, nel quartiere dell’Ilva si cambia musica

Si chiama "A Tamburi battenti" il progetto ideato da don Gaetano (Nino) Borsci, parroco operaio da 26 anni anima dell'area che si affaccia sui camini dell'acciaieria: «La rigenerazione sociale di questo posto passa dall'attivazione di un teatro». Ecco la sua idea "rivoluzionaria" sostenuta anche da Pinuccio, star di youtube sbarcata anche in televisione. Una delle esperienze che potete leggere sul numero del magazine in edicola e nel Mondadori Store da oggi

di Redazione

La città dei due mari è da sempre una città a due facce. Da una parte la città vecchia, il centro storico dall’altra l’Ilva. A tenerle insieme una striscia di terra, il quartiere Tamburi noto al mondo per i suoi tassi di diossina, con picchi di polveri depositate al suolo «mai registrati in Europa», per stare all’ultimo esposto che i Verdi hanno presentato in procura lo scorso marzo.

Da 26 anni a questa parte qui a Taranto a guidare la storica parrocchia di San Francesco De Geronimo è don Gaetano (Nino) Borsci, che è anche direttore della Caritas diocesana (dopo una lunga esperienza da cappellano nei vicinissimi stabilimenti dell’Ilva). È a lui che si deve l’ideazione di A Tamburi Battenti. Un progetto di rigenerazione sociale che, a partire dalla ristrutturazione del teatro parrocchiale, 220 posti a sedere, l’unica sala dal quartiere, punta a creare decine di posti di lavoro per le famiglie del territorio. Come, lo spiega lo stesso don Borsci. «Il primo volano sarà la ristrutturazione stessa che sarà affidata a imprese della zona e prevede un accesso esterno alla chiesa, in modo che – anche chi non volesse frequentare la parrocchia (che comunque ha un “giro” di 7/8mila fedeli affezionatissimi) – potrà partecipare alle iniziative e agli eventi culturali in cartellone». Il progetto sostenuto dalla Fondazione con il Sud, vedrà poi la realizzazione di una decina di punti ristoro, uno dei quali sulla terrazza del teatro, con servizi di ristorazione temporanei e l’allestimento partecipato dei luoghi. Inoltre nascerà un’ orchestra di percussioni («il nome l’abbiamo già trovato: Tamburi di Taranto») e verrà attivato un servizio permanente di orientamento al lavoro e sviluppo di start up, in una città dove il tasso reale di abbandono scolastico in alcune aree raggiunge il 25%.

Ma i tre assi nella manica di questa sperimentazione che coinvolgerà altre 8 realtà associative del quartiere sono la sartoria, la falegnameria e l’emporio solidale. Tre poli che messi in rete con il teatro trasformeranno questa parrocchia di frontiera in un «incubatore e propulsore di interventi di sviluppo occupazionale». La sartoria si chiamerà MadeinTamburi e impiegherà dieci donne del quartiere nella produzione di abbigliamento, accessori e tendaggi da mettere a disposizione del teatro e delle compagnie che verranno qui a lavorare, ma anche del pubblico comune: i capi infatti saranno messi in vendita anche nel nascituro emporio che, oltre ai prodotti della sartoria, esporrà i mobili e gli arredi realizzati con materiali di recupero dagli addetti alla falegnameria e di un ventaglio di prodotti biologici che saranno coltivati in due appezzamenti di proprietà della parrocchia a Leporano (nel sud della provincia di Taranto). Un punto vendita di frutta e verdura biologica nel cuore di una delle aree più inquinate d’Europa sarebbe già di per sé una notizia. Il cerchio si chiude con il profilo dei futuri agricoltori biologici. «Proporremo i corsi di formazione ai ragazzi delle nostre comunità di recupero per tossicodipendenti», chiosa don Borsci.

In base al calendario, il progetto dovrebbe alzare il sipario entro la fine di settembre, con la chiusura dei lavori in muratura. Nel frattempo Tamburi Battenti si è già guadagnato il sostegno dell’enfant prodige della comicità pugliese, quello di Pinuccio. Il comico barese diventato un vero caso della rete (oltre 110mila followers su twitter e sketch su youtube che superano il mezzo milione di visulizzazioni che gli sono valse l’ingaggio nella squadra di Striscia la notizia) ha infatti firmato pro bono lo spot del progetto. Che naturalmente mette in scena una telefonata a don Nino che parte con l’ormai celeberrimo “Pronto, chi è? Ehi don Nino, Pinuccio sono…”


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