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Costalli: «La crisi? Famiglie, giovani e Sud, la sfida si vince qui»

intervista al presidente del Movimento cristiano lavoratori alla vigilia del tradizionale Seminario di studi di Senigallia: «Intorno agli ultimi dati statistici si sono usati toni trionfalistici. Noi però siamo convinti che non si possa parlare di ripresa economica senza una significativa ripresa dell’occupazione soprattutto nel Meridione»

di Redazione

Crisi e ripresa economica, Conferenza della famiglia, 48esima Settimana sociale dei cattolici, approvazione della legge di Bilancio. Quest’anno più che mai il tradizionale Seminario di studi di Senigallia (in allegato il programma), che scandisce ormai da decenni la ripresa delle attività associative del Movimento Cristiano Lavoratori dopo la pausa estiva, cade in un momento cruciale per la vota del Paese.

Insomma presidente Carlo Costalli, quello che vi attende è un autunno caldo. Partiamo dall’economia. Il ministro Padoan a Cernobbio ha parlato di «ripresa solida» che prelude “alla ripartenza degli investimenti”. L’ha convinta?
Gli ultimi dati statistici, che hanno trovato ampia eco nei proclami trionfalistici di una certa politica, affermano che l’Italia è in ripresa. E tuttavia non siamo di certo ancora fuori dal guado. La lunga crisi economica e i decenni di mancata crescita hanno gravato, e gravano ancora pesantemente, sulle famiglie, sui lavoratori e sui giovani. La quota degli italiani a rischio povertà e l’alto tasso di disoccupazione non lasciano spazio a dubbi in merito. Non solo: siamo convinti che non si possa parlare di ripresa economica senza una significativa ripresa dell’occupazione soprattutto al Sud e fra i giovani. Ed è appunto questo, del lavoro e dell’occupazione, il vero nodo da sciogliere: solo la creazione di posti di lavoro potrà assicurare infatti una ripresa duratura e una crescita sostenibile. Ora, sebbene gli ultimi dati Istat abbiano stimato una crescita percentuale degli occupati, è vero tuttavia che il tasso di disoccupazione giovanile aumenta ancora e la situazione si fa più critica al Sud. Inoltre, anche laddove si registra un aumento dell’occupazione, si tratta soprattutto di lavoro precario. La ripresa, va ammesso quindi con onestà, tocca solo alcune regioni e alcuni settori e si giova in larga parte delle misure della Bce, che non saranno eterne. I segnali di una vera ripartenza, che pure vi sono sebbene ancora molto timidi, costituiscono un’opportunità che tuttavia, se non viene colta, implementata e sostenuta nel modo corretto, rischia di essere solo un fuoco di paglia.

Che fare quindi?
Occorrono provvedimenti più incisivi, ma non fatti aumentando il deficit. Non servono altri interventi a pioggia, inutili e dispendiosi, ma azioni mirate, in grado di innescare processi virtuosi. Inoltre, si deve intervenire sul fardello che grava sulle future generazioni alleggerendo il dato del debito pubblico. E sarebbe una sciagura ricadere nella tentazione delle mance elettorali, che non giovano all’economia, e caricano di un peso ancora maggiore i giovani. Renzi ha già avuto la concessione di ampi margini di flessibilità e non sempre ne ha fatto buon uso. Insomma, siamo ancora lontani dalle soluzioni per far fronte al tasso di disoccupazione altissimo e per restituire dignità al lavoro, dissolta in anni di precarietà e sfruttamento. Il nostro mercato del lavoro è ancora caratterizzato da un basso tasso di inclusione, da inaccettabili squilibri territoriali e da una vasta presenza di lavoro sommerso. C’è bisogno di politiche che sappiano creare il vero sviluppo, di proposte forti elaborate con la collaborazione di tutte le forze vive del Paese.

Veniamo alla Conferenza sulla Famiglia del 28/29 settembre. Per il Forum Famiglie dovrebbe essere il trampolino per il fattore famiglia. Lei che aspettative nutre?
Questo è l’altro vero nodo del Paese. Oggi le politiche familiari sono del tutto insufficienti e inadatte a sollevare il peso schiacciante che le famiglie da anni sono costrette sopportare: dalle politiche fiscali al welfare, dall’assistenza alle persone disabili al lavoro giovanile che manca, alle politiche scolastiche troppo spesso inefficienti. tutti elementi che finiscono con il pesare sulle spalle delle famiglie che fin qui hanno fatto da ammortizzatori sociali sorreggendo il Paese nei momenti di crisi e supplendo alle lacune di uno Stato da decenni distratto. In autunno, il governo ha due straordinarie occasioni per correggere il tiro sul versante più trascurato: quello sociale. La Conferenza sulla famiglia e la 48a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, che si tengono proprio a ridosso della sessione di Bilancio, e che costituiscono una grande possibilità per testare i bisogni reali del Paese e per intercettare proposte interessanti. Due momenti importanti di discussione, che sarebbe un errore trattare con sufficienza o, peggio, come momenti puramente confessionali: lo ripeto le famiglie e il privato sociale hanno fin qui fatto da ammortizzatori sociali nella crisi e possono ora contribuire in modo decisivo alla risalita.

Veniamo alla legge di Stabilità…
La fine ordinata della legislatura è un obiettivo che dovrebbero porsi tutte le forze responsabili. La legge di Bilancio, mai come ora, ha bisogno di un clima di condivisione. Dal punto di vista politico e sociale. Sbaglierebbe chi pensasse di vincere esacerbando gli animi. La vera sfida è unire, includere. Bisogna tornare a elaborare proposte concrete e convincenti, capaci di raccogliere il più vasto consenso possibile, superando i tanti fuochi di sbarramento che già si profilano all’orizzonte, anche nel mondo cattolico. A partire dalle politiche di sostegno alle famiglie con figli, che più di tutti hanno sopportato il peso della crisi, e da un serio impegno sul fronte dell’occupazione, posto che la migliore ricetta per l’occupazione e lo sviluppo rimane la crescita dell’economia e la creazione di nuovi posti di lavoro.


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