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Cooperazione & Relazioni internazionali

Costa d’Avorio: il difficile cammino della riconciliazione

di Giulio Albanese

La cattura dell’ex presidente ivoriano Laurent Gbagbo non è riuscita, almeno per ora, a quietare gli animi nell’ex colonia francese. E la partita che sta giocando in questi giorni il suo successore, Alassane Ouattara, è delicatissima. Infatti, se da una parte vi sono delle componenti all’interno del suo governo che tendono a rasserenare gli animi ipotizzando una sorta di tribunale Verità e Riconciliazione ispirato al modello sudafricano, dall’altra vi sono i falchi che vorrebbero fare piazza pulita nei confronti di ogni forma di dissidenza. Ieri, ad esempio, Jeannot Ahoussou Kouadio, ministro della giustizia nel nuovo esecutivo, ha fatto sapere che chiederà al procuratore generale di Abidjan l’avvio di un’inchiesta a carico dei membri dell’ex regime di Gbagbo per i loro presunti crimini. Le indagini, ha spiegato Kouadio, potranno riguardare “tutti i membri del passato governo”, ma anche “giornalisti della Radio-televisione ivoiriana”, potente strumento di propaganda del regime di Gbagbo. Sta di fatto che vi si sono ancora delle zone del Paese dove l’insicurezza regna sovrana come il municipio di Yopougon, nella grande area metropolitana di Abidjan. E proprio nel timore che vi possano essere serie ripercussioni contro personaggi legati alla vecchia amministrazione, ieri sera, Pascal Affi N’Guessan, presidente del Fronte popolare ivoriano (Fpi) il partito di Gbagbo ha chiesto ai suoi sostenitori a porre fine alla guerra e alle violenze esortandoli alla riconciliazione con i partigiani di Ouattara. E mentre continua il silenzio su Gbagbo, che da mercoledì scorso è agli arresti domiciliari in una non meglio precisata località del nord del Paese, proseguono le polemiche nei circoli della società civile, ma anche negli ambienti diplomatici, per l’ingerenza francese in Costa d’Avorio. Come già scritto su questo Blog, il governo di Parigi, con la controversa benedizione del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha sostenuto in questi mesi militarmente e politicamente Ouattara. Non è un dettaglio marginale nella scelta dell’Eliseo il fatto che in Costa d’Avorio vivano 12 mila francesi molti dei quali impiegati nelle oltre 150 filiali di imprese d’Oltralpe tra le quali spiccano Bouygues, Total, Societé generale e Areva. Ancora una volta sono gli affari a prendere il sopravvento sulle ragioni della pace. Una pace che a detta di molti (sottoscritto compreso) poteva essere conseguita con un maggiore e più responsabile coinvolgimento della diplomazia internazionale.


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