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Chi fa l’agenda? L’impresa sociale nelle politiche

di Flaviano Zandonai

E’ una specie di compito delle vacanze, utile per carburare prima dell’autunno. Non a caso l’estate è ricca di scuole, convegni, seminari che trattano di policy making. L’esercizio consiste nell’identificare non solo le politiche per l’impresa sociale (troppo facile!, considerando il poco all’orizzonte), ma piuttosto nel rintracciare queste imprese nelle policies più diverse. Per non perdersi si può usare una matrice che incrocia da una parte i livelli, o meglio i contesti dove le politiche si formulano e si implementano (tradizionalmente: locale, nazionale, europeo) e dall’altra i temi, gli oggetti della programmazione. All’interno di questo quadro è possibile individuare i filoni di politiche e gli attori che ne sono protagonisti. Cosa ne esce? Uno spazio piuttosto ampio e soprattutto dinamico, rispetto al quale si possono evidenziare alcune priorità. Ieri abbiamo provato a fare questo esercizio con i manager di una importate rete di cooperative sociali. Complice anche il luogo ameno (variabile non secondaria per il buon esito dell’esercizio) sono state individuate politiche per l’impresa sociale (la Social Business Initiative europea e le sue ricadute locali) ma ci si è mossi verso politiche d’ambito fin qui poco esplorate: quelle dell’innovazione contenute nell’agenda digitale del governo nazionale, fino a quelle per l’occupazione attraverso la creazione d’impresa (startup), oltre alle indicazioni che scaturiscono da alcuni settori chiave (cultura, educazione). Un quadro utile non solo per articolare il proprio sistema di interessi, ma soprattutto per definire il quadro di senso all’interno del quale è possibile realizzare la missione di imprese sociali che producono beni e servizi di “pubblica utilità”. Non solo lobby in altre parole, ma un quadro di azione per un soggetto imprenditoriale che è politico per costituzione. Per questo è importante allargare lo sguardo sui policy maker come ci ricorda Alberto Cottica. Non solo organizzazioni pubbliche e private che si muovono in un contesto di dialogo sociale istituzionalizzato, ma anche soggetti emergenti che per il fatto di operare fuori dagli schemi possono innovare metodi e contenuti del policy making. Interlocutori molto utili per gli imprenditori sociali.


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