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Indipendentismo blaugrana

di Roberto Brambilla

Barcellona, politica e rivendicazioni autonomiste. Un accostamento, molto in voga nei primi anni Venti e durante il franchismo, che è tornato di moda in questi giorni concitati per la Spagna e per la Catalogna. Con la regione più ricca del Regno che anche a causa della crisi sta cercando di imboccare la via dell’autonomia e dell’indipendenza. Con una manifestazione svoltasi a Barcellona l’11 settembre e l’annuncio da parte del presidente della Generalitat, il nazionalista di centro Artur Mas i Gavarrò , di un referendum sull’autodeterminazione della Catalogna, convocato per il prossimo 25 novembre.

Una strada, quella verso una maggiore autonomia o addirittura l’indipendenza, in cui gli attivisti catalani sono affiancati dal simbolo più famoso della Catalogna nel mondo: il Barcellona. Il presidente della polisportiva blaugrana (26 sezioni tra cui alcune vittoriose come quella calcistica, per esempio il basket) l’avvocato Sandro Rosell ha partecipato direttamente alla manifestazione dell’11 settembre mentre l’ex allenatore il “filosofo” Josep Guardiola ha inviato ai manifestanti un messaggio da New York, dove vive dopo l’addio al Barca. “Qui avete un voto in più per l’indipendenza” ha detto la bandiera blaugrana, originaria di Santpedor, vicino a Barcellona. Lo stesso Rosell nei giorni successivi ha anche parlato di quello che pensa lui del futuro del Barcellona in Spagna, cioè quello di una squadra catalana che gioca nella Liga, un po’ come succede per il Monaco in Francia.

Nella realtà il percorso è lungo, sia politicamente che sotto il profilo sportivo. Una nazionale catalana, come quella basca o galiziana, esiste da un secolo, gioca un’amichevole l’anno a cui partecipano molti dei grandi campioni catalani del barca e non solo. Ma è solo una rappresentativa non ufficiale, come lo sono, tutte quelle che giocano di tanto in tanto sotto la bandiera giallorossa della Catalogna.

Di certo, che anche se il referendum fallirà e la regione rimarrà una parte di Spagna, il legame tra il Barcellona e la sua regione non si attenuerà, ma la storia si arricchirà solo di un nuovo capitolo. Che verrà dopo quello dell’oppressione e dell’orgoglio durante il franchismo, in cui i successi del Barcellona erano doppia rivalsa, sportiva e politica, che arriverà dopo quella dell’appoggio all’autonomismo durante la Transizione e la democrazia. Perchè alla fine di tutto “Barcelona es més que un club”


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