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Politica & Istituzioni

Terremoto: lettere dalle tendopoli

di Riccardo Bonacina

Sabato 18 aprile in una conferenza stampa a L’Aquila, Silvio Berlusconi ha reso noto il testo di una lettera che gli sfollati della tendopoli di Pianola hanno consegnato al responsabile del campo. Si tratta di una lettera che val la pena riproporre visto che nei resoconti dei media non è stata considerata.

Scrivono gli sfollati: “Avete lasciato tutte le vostre case, il vostro benessere, i vostri figli, senza crearvi nessun problema. Spinti da uno slancio di generosità e di amore verso di noi. Senza conoscerci siete venuti a portarci il vostro aiuto. Noi non possiamo offrirvi nulla. Non possiamo ospitarvi, non possiamo farvi conoscere le nostre bellissime città. Oggi per noi, voi siete tutto. Siete fratelli, sorelle, padri, madri e con il cuore vi diciamo grazie. Grazie perchè ci siete, grazie per tutto quello che fate. Siate certi che nessuno vi dimenticherà. E a voi tutti e alle vostre famiglie non possiamo dire altro: di nuovo grazie e che Dio vi benedica.”

Ha ragione Berlusconi ad essere colpito da questa lettera, da questo sincero sentimento di gratitudine, ma farebbe un grave errore a piegare questo sentimento di cittadini verso altri cittadini, ad una generica ed omnicomprensiva gratitudine allo Stato e al Governo. Farebbe un grave errore, anche politico, se pensasse che questo umanissimo grazie della gente d’Abruzzo ai volontari e soccorritori sia anche un cambiale in bianco alle iniziative del Governo. Il Governo e l’esecutivo hanno il dovere di guidare una ricostruzione pronta, efficace, trasparente, e certo la gratitudine della gente d’Abruzzo soccorsa tempestivamente potrà essere un buon viatico per guardare avanti. La ricostruzione, però, non potrà che inaugurarsi piegandosi a considerare un tessuto sociale tanto provato, ferito, e che pure dimostra a tutto il Paese di aver tenuto nei suoi valori fondamentali. Se la ricostruzione si concepirà staccata dal tessuto sociale aquilano, se planerà sorvolando i sentimenti e le dinamiche delle sue soggettività sociali, presto la gratidutine lascerà il posto ai rancori.

Perciò è interessante un’altra lettera che arriva dalle tendopoli, quella dell’Abruzzo Social Forum che, significativamente, di indirizza ai “Volontari per la ricostruzione sociale”. Ecco la lettera del 15 aprile scorso:

La copertura mediatica non neutrale degli eventi ha rappresentato le azioni di salvataggio e di protezione civile solo dal punto di vista dell’efficienza e della “sicurezza”. Migliaia di persone sono state narrate attraverso l’ impegno istituzionale e non come persone, come volontari, civili, militari, religiosi che, indipendentemente da ordini o da appartenenze, hanno sentito il dovere civico di muoversi , di operare, di rendere la solidarietà una idea operante e vitale. Il messaggio è il solito “non c’è da preoccuparsi le istituzioni pensano a tutto” mentre sullo sfondo la società civile, la cittadinanza attiva non esistono … Per questo mentre operavamo durante l’emergenza abbiamo operato verso la ricostruzione del tessuto sociale, affinchè la rielaborazione personale e collettiva di quello che è avvenuto non avvenga dall’alto, attraverso i canoni di un senso comune ben congeniale alla passivizzazione della cittadinanza. In questi giorni abbiamo spinto alla costruzione di ponti di comunicazione tra la gente, tra volontari ed aquilani affinchè le operazioni di emergenza non venissero meno e non si “militarizzassero” magari utilizzando a dovere la paura dello “ sciacallo”. Abbiamo permesso a carovane di aiuti della società civile di raggiungere meglio i luoghi del bisogno, abbiamo cercato di individuare e sostenere i punti di riferimento sociali della città, per permettere una relazione di comunità ed umana che possa avere la meglio nel disastro sociale che si approfondirà quando i riflettori si spegneranno e ci sarà il rischio di vivere quella sensazione di abbandono e di vuoto che già abbiamo visto in precedenti terremoti.”

Hanno ragione quelli dell’Abruzzo Social Forum, attenzione a tener insieme la ricostruzione dei muri con la ricostruzione del tessuto sociale.


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