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L’Aquila e il mistero Cialente

di Riccardo Bonacina

Oggi sono i due anni dal terremoto dell’Aquila. Ho seguito con partecipazione e coinvolgimento personale la storia di questi due anni recandomi più di una volta nelle zone colpite. In questo blog ho raccontato dello strazio dei primi giorni, dei germogli di solidarietà delle prime settimane, delllo smarrimento del tessuto comunitario strappato quanto le vie e le case (a questo tema dedicammo anche un numero monografico del mesile Communita, “Aquila 09. Una comunità al ground zero”, e le inchieste sulla Protezione civile. In questi due anni, il settimanale Vita non ha fatto mancare il suo racconto libero e attento, anche sul numero ancora in edicola con l’editoriale di Giustino Parisse.Insomma, il riassunto per dire che dai giorni del pianto sino a quelli della depressione e dei tentativi di ricostruzione ci è tutto abbstanza chiaro, i perchè dei ritardi, le colpe, i portagonisti di nuovi percorsi di speranza. Una cosa continuiamo a non capire: Massimo Cialente. Da un acquilano, in questi due anni, non ho mai ricevuto una dichiarazione di stima nei suoi confronti, anzi . Spesso è stato pubblicamente contestato dai suoi concittadini nonostante le sue giravolte di lotta e di governo. A minacciato le dimissioni nel marzo e nel luglio 2010, senza poi formalizzarle. Il 23 settembre 2010 si era effettivamente dimesso dal suo ruolo di vice commissario per la ricostruzione. Si è dimesso da sindaco ancora l’8 marzo scorso, salvo poi ritirarle  il 28 marzo dopo che il Governo centrale gli ha promesso di coprire il buco di 32 milioni del bilancio comunale. Non c’è dubbio, è stato il sindaco di anni difficilissimi, ma Cialente è riuscito persino a litigare con se stesso e la sua ombra. Si è spesso lamentato della mancanza di soldi salvo poi metter su strutture speciali e parallele a quelle esistenti, come i suoi 4 esperti che costano 620mila euro. Continuamo a non capire perchè Cialente stia ancora lì.


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