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Sostenibilità sociale e ambientale

Acqua salata

Rapporto sul sistema idrico di Cittadinanza attiva: aumenti (+4,6% in due anni) e sprechi (il 35% va persa)

di Martino Pillitteri

La bolletta dell’acqua è sempre più salata (4,6% rispetto al 2006 con aumenti del 50% a Novara) per i consumatori e complessivamente il 35% dell’acqua immessa nelle tubature va persa. Questa è l’amara realtà sullo stato del sistema idrico italiano che emerge da un indagine presentata da Cittadinanzattiva un movimento di partecipazione civica che da 30 anni tutela i diritti dei consumatori.


Agrigento è la città in cui l’acqua costa di più (445 euro annui), quattro volte superiore al costo di Milano, che con 106 euro all’anno è la città in cui il sistema idrico integrato costa di meno al cittadino. La Toscana si aggiudica il primato di regione più costosa con ben sette città nella lista delle dieci più care. Tra le dieci città meno care invece, otto sono capoluoghi di provincia del Nord Italia come Milano, Lecco, Cuneo, Udine, Lodi, Aosta, Venezia e Pordenone.  Sui 104 capoluoghi monitorati, 70  hanno registrato una variazione all’insù, 33 sono rimasti invariati e solo la città di Benevento ha subito una riduzione della spesa pari al 24% rispetto al 2006.   I dati sono elaborati dall’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanza che ha preso in esame, per tutti i capoluoghi di provincia italiani, il servizio idrico integrato ( acquedotto, canone di fognatura, canone di depurazione e quota fissa e ex nolo contatori).
Complessivamente,in media, una famiglia sostiene una spesa di 229 euro per il servizio idrico integrato, con un aumento del 4,6% rispetto alla spesa sostenuta nello scorso del 2006 ed un aumento del 32% da gennaio 2002 ad agosto 2008.

Secondo Cittadinanzattiva, oltre all’aumento delle tariffe, un altro dato evidente riguarda la differenza tariffaria tra le diverse regioni. Quelle nel centro Italia registrano in media le tariffe più salate. Tuttavia, le elevate differenze sussistono anche all’interno delle regioni stesse. In Sicilia, tra Agrigento e  Catania, la differenza di spesa annua è di 269 euro.  In Veneto, tra Rovigo e Venezia, ci sono 185 euro di differenza. Casi come questi si registrano specialmente in Piemonte, Lombardia, Toscana e Friuli.
L’acqua costa ma gli sprechi non sono limitati. Lo spreco d’acqua tocca il 35% del volume immesso nelle tubature. Nelle regioni del sud Italia, lo spreco tocca addirittura il 49%; in centro Italia va persa il 32% ; al nord il 26%. Lo spreco non è solo una questione di negligenza da parte del consumatore. Esiste un problema gestionale; le tubature in Italia invecchiano ma gli investimenti per la manutenzione e la sostituzione delle tubature non sono adeguati.

Di acqua, in particolare del tema della privatizzazione si è occupato l’ultimo numero di Consumers’ Magazine, il mensile di Vita realizzato in collaborazione con il Movimento Consumatori.


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