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Avis: donatori sì, ma mai per caso

L’Associazione volontari italiani sangue rilancia il suo impegno. Con un obiettivo: la sicurezza. Per chi dà e per chi riceve. Perché, dice il presidente Colamartino, donare diventi ...

di Roberto Beccaria

«Il nostro nemico da battere è la donazione occasionale». Semplice, chiaro, diretto il messaggio di Pasquale Colamartino, presidente dell?Avis, in vista della 62esima Assemblea nazionale dell?Associazione volontari italiani sangue, a Vieste (Fg) dal 28 al 31 maggio. Settant?anni di storia per riaffermare ancora una volta volta che di sangue c?è bisogno. Ma di sangue sicuro, che non provochi problemi né al donatore, né al ricevente. Un grande obiettivo, ma non impossibile da raggiungere. «Anche perché», continua Colamartino, «l?Italia ha fatto grandi passi avanti nella donazione. E se c?è ancora molto da fare, molto già si è fatto». Ormai, infatti, si può parlare di autosufficienza per quel che riguarda i globuli rossi. «E per il plasma e i relativi farmaci, siamo a metà strada», conferma Colamartino. Per continuare su questa strada, l?Assemblea nazionale Avis ha all?ordine del giorno la riorganizzazione associativa. Perché gestire i circa 900 mila soci non è facile. E perché molto è cambiato dal 1927, anno di fondazione dell?Avis. «Stiamo vivendo un momento di preoccupazione», confessa Colamartino, «perché il rischio di un?involuzione del sistema sangue in Italia c?è. È legato al processo di aziendalizzazione del Sistema sanitario nazionale. Tuttavia Avis ha sollecitato il ministero affinché nel Piano sanitario nazionale 1998/ 2000, discusso dal Consiglio dei ministri, siano contenute delle garanzie per un coordinamento più forte da parte dello Stato, in modo da raggiungere gli obiettivi non frazionabili dell?autosufficienza e della sicurezza». Insomma, per evitare che il sangue in Italia ci sia, ma che non possa circolare da una realtà locale all?altra. E i punti chiave di questo cammino sono presto detti: rafforzare la donazione volontaria non remunerata, garantire parità di servizi tra Nord e Sud Italia, adeguarsi alle innovazioni tecnologiche e prestare attenzione alla cooperazione internazionale. «Siamo pronti a entrare in Europa anche per quel che riguarda la donazione», conferma il presidente dell?Avis. «E per questo l?Assemblea nazionale sarà delicata e impegnativa». In un momento in cui si parla di riforma dello Stato sociale e della Sanità, l?Avis non rimane fuori dalla mischia. «La nostra forza è la capillarità, il contatto diretto con la gente. E stiamo facendo tanto per garantire la sicurezza, riducendo il rischio di contagio di malattie infettive tramite la donazione». Un rischio che è impossibile ridurre a zero, e che è sicuramente più alto per i donatori occasionali. «Per questo abbiamo una serie di controlli precedenti alla prima donazione», continua Colamartino, «e inoltre seguiamo il donatore anche dopo». Controlli sistematici e gratuiti: ci si guadagna in salute a essere donatori. Già, ma come si fa a diventarlo? Basta entrare in contatto con i tantissimi centri raccolta diffusi in tutta Italia e legati alle Asl o agli ospedali. Donare sangue non è solo un bel gesto di volontariato, ma anche un vero e proprio compito: «Il donatore ha una specie di tabella di marcia», continua Colamartino. «La donazione deve rispettare dei criteri: innanzitutto deve essere donazione consapevole, informata. Il donatore deve rispettare uno stile di vita per garantire la sicurezza del sangue e deve sapere che nel momento in cui effettua la donazione contrae un impegno nei confronti di una struttura sanitaria organizzata. Un impegno da rispettare con regolarità, per permetterci di programmare la donazione». Un?azienda del sangue, insomma. Con il suo budget da verificare di anno in anno. «È così che nasce la donazione consapevole, e si elimina quella occasionale. Perché donare sangue è un vero e proprio stile di vita», conclude Colamartino. E per l?Assemblea nazionale è già pronta una benedizione tutta particolare. Infatti il 27 il presidente Colamartino e quattromila donatori associati dell?Avis verranno ricevuti in udienza dal Papa.


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