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Economia & Impresa sociale 

Blockchain: una tecnologia per l’economia sociale 4.0

Il prossimo 29 maggio a Bruxelles, preso il CESE si terrà un’audizione pubblica che vuole essere un’occasione per risponder alla domanda: la tecnologia blockchain può essere una infrastrutture ideale per l'economia sociale?

di Giuseppe Guerini

Il prossimo 29 maggio a Bruxelles, preso il CESE si terrà un’audizione pubblica che vuole essere un’occasione per risponder alla domanda: la tecnologia blockchain può essere una infrastrutture ideale per l'economia sociale? In questa occasione presenterò il parere che sto realizzando proprio per il CESE nel quale esprimo la convinzione che la risposta sia positiva e che inoltre le organizzazioni dell’economia sociale possono svolgere un ruolo importante nel aiutare l’intera società europea a meglio prepararsi alle importanti trasformazioni che le nuove tecnologie digitali stanno portando in tutti i settori in cui si articola la nostra vita sociale, economica, politica e culturale.

In queste settimane ho anche sollecitato le nostre reti dell’economia sociale, cooperative sociali e terzo settore, a segnalare esperienze concrete di applicazione, ma la risposta non è stata all’altezza delle attese, ma nemmeno all’altezza della quantità di parole, dichiarazioni e interventi che su questo argomento si sono letti: insomma di intelligenza artificiale, tecnologie convergenti e blockchain nell’economia sociale si parla molto nei convegni ma ancora acerbe sono le applicazioni concrete. Così all’audizione del 29 maggio a Bruxelles vedremo, oltre al ottimo professor Stefano Epifani, alcune esperienze concrete realizzate in Slovenia, Spagna e Francia. Poco male se sapremo comunque farne un occasione di apprendimento e stimolo.

Si perché effettivamente, dal mio punto di vista, è necessario che per consentire un corretto sviluppo dei benefici delle tecnologie blockchain, sia necessario promuovere un quadro di regole capace di incentivare e favorire la collaborazione tra le amministrazioni pubbliche, la società civile organizzata e i sistemi economico ed imprenditoriale.

Serve per questo trovare un giusto equilibrio per realizzare una positiva convergenza sociale, culturale e normativa, utile a creare le migliori occasioni per migliorare i servizi sia nel settore pubblico sia in quello privato, cercando di diffondere e aumentare l'accessibilità alle nuove tecnologie per tutti i cittadini e gli attori sociali. Se questo è l’obiettivo che condividiamo, la tecnologia blockchain è uno strumento che sembra particolarmente adeguato ed utile per ristabilire un decente livello di fiducia nel contesto di un'economia digitale sempre più globalizzata e spersonalizzata. In questa direzione le organizzazioni dell'economia sociale possono avvalersi di questa tecnologia per continuare a rendere l'economia maggiormente democratica, ma anche applicarla meglio per diventare protagoniste di un'economia sociale digitale accessibile ed inclusiva.

Noi tutti abbiamo osservato quanto, le crisi finanziarie e la globalizzazione dell'economia, hanno fortemente indebolito la fiducia dei cittadini verso le istituzioni pubbliche e soprattutto verso le istituzioni dell'economia e della finanza. La fiducia è diventata ormai una risorsa sociale troppo scarsa, risorsa che le preoccupazioni crescenti all'interno della società circa la sicurezza dei dati raccolti e custoditi da alcuni grandi operatori economici rendono ancora più scarsa. Abbiamo quindi bisogno di ricostruire su basi nuove la fiducia verso istituzioni ed economia. Per questo una buona utilizzazione da parte delle organizzazioni dell’economia sociale delle nuove tecnologie, dall’Intelligenza Artificiale alla blockchain rappresenta una strategia con un grande potenziale.

Le imprese dell'economia sociale, che hanno la caratteristica di essere molto diffuse, radicate sui territori, partecipate dalle comunità locali, possono svolgere un importante ruolo per orientare e sostenere la più ampia diffusione delle opportunità tra i cittadini europei. Per questo possono contribuire positivamente a promuovere una forte convergenza etica e valoriale tra economia sociale e tecnologie blockchain. Questa convergenza è indispensabile per assicurare che le grandi opportunità offerte dalle nuove tecnologie siano orientate ad assicurare benefici, accesso, trasparenza e partecipazione a tutti e non soltanto ad una nuova "élite digitale" che sa usare e governare le nuove tecnologie mantenendo ai margini il resto della popolazione.

Secondo quanto ho potuto osservare preparando il parere per il CESE, le applicazioni operative delle tecnologie blockchain possono migliorare sensibilmente la performance delle organizzazioni dell’economia sociale, con beneficio per tali organizzazioni, per i loro soci e, soprattutto, per gli utenti dei loro servizi e quindi per tutti i cittadini.

Per cominciare, si tratta di una tecnologia che consente di aumentare il livello di trasparenza e di fiducia può essere facilmente utilizzata per rendere sicure, tracciabili e identificabili le donazioni e le raccolte di fondi, consentendo ad esempio ad un donatore che finanzia una ONG di seguire il flusso e la destinazione delle risorse che ha donato. Sotto diverso profilo, la stessa ONG potrebbe dotarsi di un dispositivo che consente di rendicontare dettagliatamente ogni flusso di spesa, garantendo che le risorse investite siano effettivamente impiegate per gli scopi prefissati.

Adottando la tecnologia blockchain, molte organizzazioni dell'economia sociale potrebbero sensibilmente migliorare e rendere sicure, identificabili, trasparenti e tracciate le operazioni di gestione della governance associativa (consultazione degli associati e operazioni di voto) agevolando la partecipazione e il coinvolgimento anche quando i soci sono dislocati in territori decentrati, oppure sono talmente numerosi da rendere difficili veri momenti di confronto assembleare tradizionale.

Molte attività di produzione culturale, dalla formazione alle arti, sono realizzate da organizzazioni dell'economia sociale. Associazioni e cooperative che si occupano di educazione e formazione, cosi come di spettacoli e di produzioni artistiche o intellettuali potranno usare la tecnologia blockchain sia per rendere più sicure, identificabili e autenticate le attività svolte a distanza, sia per tracciare e personalizzare secondo le esigenze degli utenti. Ma in particolare per rendere più chiari e certi i diritti di proprietà intellettuale e i diritti d'autore, incardinando degli "smart-contract" nel trasferimento di contenuti.

Nel settore della formazione e istruzione, la blockchain potrà usare per la certificazione delle competenze, la messa in sicurezza di titoli di studio e diplomi in formato digitale, oppure l’emissione di certificati digitali che aggiornano automaticamente il curriculum di lavoratori o studenti.

Negli ultimi anni si è esteso il fenomeno delle piattaforme digitali che sviluppano nuovi modelli di impresa e di lavoro forme ma che spesso sono accusate di precarizzare il lavoro e sfruttare lavoratori fragili. La tecnologia blockchain è uno strumento funzionale per rendere più praticabile ed efficiente la governance decentrata utile a far convergere tecnologie cooperative e la tecnologia blockchain e potrebbe aiutare a qualificare il lavoro e democratizzare queste piattaforme, progettando di sistemi di governance partecipata, che incentivino qualità e partecipazione attiva dei membri.

Si è molto parlato anche delle applicazioni che si possono attendere nel settore della salute, della cura della persona e dell'assistenza sociale sia per l'archiviazione sicura di dati e informazioni, sia per l'accesso e l'identificazione delle persone assistite. In questi campi, sono moltissime le organizzazioni dell'economia sociale impegnate in un lavoro di vicinanza ai cittadini più bisognosi, anche in aree decentrate e marginali, dove la possibilità di installare sistemi di telemedicina e teleassistenza sicuri può incidere fortemente sulla qualità della vita delle persone.

Molte cooperative attive nel settore agricolo, in particolare nel nord Europa, stanno pensando alle nuove tecnologie per rendere tracciabili e identificabili in misura certa i loro prodotti, evitando frodi e contraffazioni che danneggiano produttori e consumatori. Ancora, la tecnologia blockchain potrebbe rendere più certi e trasparenti i rapporti fra una cooperativa agricola e i propri soci conferitori, favorendo anche la riduzione dei costi di sevizi come quello di assicurazione dei rischi legati alle calamità naturali.

Associazioni ambientaliste e imprese sociali sono inoltre protagoniste nel settore della riduzione degli sprechi, nel recupero di materie seconde, nella raccolta e nel trattamento differenziato dei rifiuti. Anche in questi contesti le potenzialità dei registri di distribuzione decentralizzati stanno iniziando ad essere utilizzate per migliorare i servizi svolti a favore dei cittadini, favorendo una maggiore partecipazione diretta dei diversi portatori di interesse.

Le cooperative di produzione di energia rinnovabile, che in Europa sono già più di 1.500 e coinvolgono oltre un milione di cittadini attivi nella transizione energetica, potrebbero ottimizzare la loro rete distributiva e le loro transizioni, usando la tecnologia blockchain.

La questione energetica è un aspetto molto importante per la blockchain poiché, attualmente, la registrazione contemporanea dei dati e delle catene di blocco effettuata su una pluralità di server e dispostivi decentrati comporta un dispendio energetico molto elevato, per cui serve ancora ottimizzare l'impiego dell'energia, per rendere più sostenibile l'utilizzo della tecnologia blockchain.

Sembra dunque aprirsi una stagione di cambiamenti con un potenziale enorme, serve però che le organizzazioni del terzo settore e dell’economia sociale italiane non si attardino e diano corso, magari usando le reti associative e consortili per fare gli investimenti necessari ad essere al passo con le trasformazioni in corso, poiché è altrettanto evidente che i profondi cambiamenti portati dalle nuove tecnologie debbono essere rese accessibili e si devono orientare a secondo un sistema di valori che tuteli i cittadini e i lavoratori per i quali si dovranno precedere adeguati piani formativi e di aggiornamento che permettano un continuo aggiornamento di abilità e competenze.

Al contrario se non sapremo cogliere questo potenziale, unendo le forze e cercando di inserirci da protagonisti in questi percorsi, le enormi potenzialità delle nuove tecnologie digitali e l'elevato costo degli investimenti necessari espongono anche la tecnologia blockchain al rischio di concentrazione dei dispositivi capaci di farla funzionare in modo appropriato. Ma potrebbero esser usati anche per una “totale disintermediazione delle relazioni fiduciarie e sociali” che potrebbero portare ad una collocazione su piattaforme digitali di moltissime relazioni fiduciarie, anche quelle che riguardano attività sociali e culturali, azioni di volontariato o di lavoro, mixate per via digitale.

Pertanto, a fianco del potenziale di democratizzazione della rete, non sono esclusi i rischi di accaparramento speculativo di dati e reti tecnologiche in mano ai pochi players in grado di effettuare grandi investimenti e di concentrare un potere di intermediazione relazionale degno dei romanzi distopici dal Grande Fratello a Farhenait 451.

Per questo è importante che vi siano investimenti pubblici e del terzo settore per sostenere uno sviluppo partecipato ed accessibile di queste tecnologie.

Su questo l’auspicio che mi facci a tutti noi è che le istituzioni europee sappiano essere al passo con i cambiamenti in corso è un’esigenza a cui non si po' rinunciare e per la quale una regolazione unitaria ed europea è l’unica strada percorribile, perché a fronte delle enormi trasformazioni che arriveranno e a fronte dalla potenza (fino alla prepotenza) di investimento delle grandi multinazionali dell’economia digitale, degli USA e della Cina la sola strada che abbiamo per esser sovranisti, nell’interesse dei cittadini, è di esserlo unitariamente a livello europeo.


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