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Bombassei vs Squinzi: qual è il candidato più sostenibile?

di Andrea Di Turi

Forse non sarà decisivo per determinare chi, fra Alberto Bombassei e Giorgio Squinzi, fra pochi giorni siederà sulla poltrona più importante di Confindustria. Ma sapere se e quanto le loro aziende, Brembo e Mapei, colossi dei rispettivi settori (impianti frenanti e sistemi di sicurezza per veicoli per Brembo, adesivi e prodotti chimici per l’edilizia per Mapei), sono impegnate sul terreno della responsabilità sociale d’impresa, potrebbe interessare a più di qualcuno.

Un tema in agenda
Già con la presidenza Montezemolo all’interno della commissione Cultura di Confindustria era stata attribuita una delega sulla responsabilità sociale, confermata da Marcegaglia. Da qualche anno è inoltre operativo un laboratorio sulla responsabilità sociale, il Csr Lab, in collaborazione con la Luiss. E proprio all’ultimo Forum Csr, Confindustria, Abi e il ministero dello Sviluppo economico hanno sottoscritto un protocollo per promuovere nelle imprese la rendicontazione sociale-ambientale. Insomma, il tema è in agenda. Sulla base dell’attenzione che le rispettive aziende hanno dimostrato finora per le questioni sociali e ambientali, ci si può dunque fare un’idea dello spazio che i temi di Csr potrebbero trovare in Confindustria dopo il 22 marzo. Dipende da chi vincerà.
Nella lettera programmatica di candidatura l’argomento non è particolarmente stressato da nessuno dei due. In quella del patron di Brembo il termine “sostenibilità” non trova posto. Squinzi cita brevemente la “responsabilità sociale”, ma sottolinea molto di più “l’ossessione per la crescita”, il che spesso ha poco a che vedere con la sostenibilità.
In Brembo il presidio sui temi di Csr è distribuito fra più funzioni e responsabili aziendali, e non è al momento prevista una figura dedicata, cioè un Csr manager. Lo stesso accade in Mapei. Nell’elenco degli iscritti al Csr manager network Italia, l’associazione che riunisce oltre un centinaio dei manager e dirigenti italiani impegnati sul fronte della Csr, non ci sono rappresentanti né dell’una né dell’altra azienda.

Fidarsi del web?
Dando poi una rapida occhiata ai siti web, sia su quello di Mapei (www.mapei.it) sia al www.brembo.it si trovano sezioni dedicate alla dimensione ambientale: entrambe le società possono vantare un buon numero di certificazioni, iniziative, politiche che riguardano la sostenibilità ambientale di impianti, processi e prodotti. L’impressione è comunque che per Mapei il green sia vissuto come un elemento più qualificante e distintivo: subito in homepage, infatti, si dà spazio a “il nostro impegno per l’ambiente”, mentre Brembo ne parla nella sezione “qualità & ambiente”. Ma in nessuno dei due siti si riesce a trovare un bilancio sociale o di sostenibilità.
Mapei dallo scorso luglio è divenuta una delle 85 imprese oggi aderenti a Sodalitas, la fondazione di Assolombarda per il sociale che rappresenta la principale organizzazione di imprese attiva in Italia sulla Csr: nella lettera di adesione Giorgio Squinzi dichiarava che «per essere davvero verdi bisogna lavorare con serietà, investire in ricerca & sviluppo, essere consapevoli del fatto che tutte le soluzioni che aiuteranno a realizzare prodotti migliori e meno dannosi per l’uomo e l’ambiente nascono proprio in laboratorio». Brembo risponde con un Oscar di bilancio per la comunicazione finanziaria, anche se ottenuto nell’ormai lontano 2001, e con una presenza sul web 2.0 (Twitter e Facebook) che a Mapei manca e che potrebbe significare una maggiore volontà di trasparenza e apertura al confronto con gli stakeholder.
Ci sono le premesse affinché la nuova era di Confindustria possa essere all’insegna della Csr? Vedremo.


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