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Caro D’Alema, stai ai Patti

A quasi un anno dall'intesa, importanti provvedimenti sono stati varati. Ma la lista della cose promesse e non attuate è ancora lunga.

di Eduardo Missoni

Lo scorso 20 settembre presso la sede del Cnel, il Governo ha incontrato le parti sociali per una verifica del Patto per il lavoro siglato la vigilia di Natale. Per il Governo erano presenti, tra gli altri, il presidente del Consiglio Massimo D’Alema, il ministro del lavoro Cesare Salvi e quello del Tesoro Giuliano Amato. Proprio il ministro del Tesoro Amato, ha ricordato in apertura come, al 15 settembre, 131 dei 239 adempimenti previsti dal Patto siano stati resi operativi dal Governo e come dei 76 previsti entro il 31 agosto siano ormai realtà ben 64. Tra gli interventi in rappresentanza delle parti sociali anche quello del Forum del Terzo settore che ha presentato un bilancio dell’attuazione del Patto fatto di qualche luce ma anche di ombre. Ve lo proponiamo integralmente. L a vitalità di una economia non si misura solo tramite il Pil o l’entità del reddito, ma considerando anche altri indicatori, come la qualità della vita, l’esistenza di reti sociali che garantiscono la coesione del tessuto di un territorio e il superamento di tensioni e conflitti, la produzione culturale che deve accompagnare il cambiamento e l’innovazione, il grado di fiducia tra cittadini e istituzioni, la produzione di beni relazionali. È quel complesso di elementi che alcuni definiscono ”capitale sociale” , risorsa indispensabile per lo sviluppo e il rilancio dell’economia di un Paese. Chiediamo che su questo capitale sociale il Paese investa sempre più. La crescita stenta a decollare, anche le previsioni più ottimistiche non lasciano prevedere un trend capace di riassorbire la disoccupazione. In ambito occupazionale, senza soffermarsi sullo specifico dei dati, la linea di tendenza è chiara: cresce l’occupazione con i contratti flessibili (interinale, part-time, tempo determinato, atipico) e nel settore dei servizi. Mentre la prima tendenza è frutto di una direzione politica ben chiara intrapresa dal patto per il lavoro dell’ottobre ‘96 che ha condotto all’introduzione e al rafforzamento di diversi strumenti di flessibilità, la seconda – quella su cui vorremmo appuntare la nostra riflessione – può considerarsi non derivante da specifiche politiche promozionali, bensì da una capacità autonoma di organizzazione della società civile e del Terzo settore. Siamo pronti ad aprire un tavolo di confronto affinché si studi l’opportunità di avviare politiche specifiche di sostegno per il settore dei servizi, in particolare dei servizi alla persona. Ricordiamo che sono settori ad alta intensità di lavoro e che non subiscono generalmente la concorrenza internazionale. Siamo certi che un sostegno più deciso produrrebbe grandi risultati in termini occupazionali. Andavano in quella direzione le proposte, nel rispetto della normativa europea, di un trattamento agevolato Iva e della deducibilità fiscale delle spese sostenute dai singoli e dalle famiglie per l’assistenza e per le attività educative e formative. Nel protocollo del febbraio ‘99 il Governo si era impegnato a valutarne la fattibilità in sede europea. Chiediamo quali sono state le azioni concrete sviluppate in questa direzione. Aspetti positivi e negativi Guardando ora ai principali aspetti positivi nell’attuazione del Patto, il Forum Permanente del Terzo settore sottolinea in particolare tre aspetti: 1. la programmazione dei fondi strutturali 2000-2006: si è svolta nei tempi prestabiliti e ha visto un largo coinvolgimento del partneriariato sociale; analogo coinvolgimento purtroppo non vi è stato nelle Regioni di obiettivo 2; 2. l’approvazione dei collegati sul lavoro e in materia fiscale, anche se per l’attuazione di diverse norme occorrerà attendere i relativi decreti delegati che inevitabilmente dilateranno nel tempo le auspicate ricadute positive; 3. la presentazione, anche se in ritardo rispetto ai programmi, del Master Plan che costituisce uno strumento innovativo per costruire un sistema integrato di formazione, istruzione e ricerca. I rilievi critici che vogliamo avanzare sull’attuazione del Patto riguardano: – il disegno di legge del Governo per la riforma della leva che trascura le gravi implicazioni sociali che la fine del servizio civile potrebbe provocare. Opportunamente riformato e collegato anche ad attività formative, l’istituzione del nuovo Servizio civile nazionale, contemporaneamente alla fine della leva militare, potrebbe fornire un servizio prezioso per il Paese. – Il mancato avvio della fase di monitoraggio sull’applicazione del decreto legislativo 460/1997 sulle Onlus, avvio ancor più urgente visto il ritardo gravissimo che più volte abbiamo denunciato dell’istituzione dell’Authority del Terzo settore. – Il mancato varo di norme adeguate contro gli effetti distorsivi negli appalti pubblici per l’affidamento di servizi del ricorso al massimo ribasso; non è stata istituita la commissione di studio della riforma del 1° Libro del Codice civile. – Il ritardo del regolamento attuativo del ministero dell’Industria applicativo di quanto disposto nella Finanziaria ’99 per l’estensione alle imprese sociali delle agevolazioni e degli incentivi già previsti per le piccole e medie imprese. – La mancata proposta di forme di trattamento fiscale specifico per persone anziane con redditi medio bassi che non penalizzino il loro impegno in attività lavorative in organizzazioni del Terzo settore. – L’attesa di una regolamentazione della figura del socio-lavoratore che comprenda specificità e differenze di questa figura rispetto al normale lavoro dipendente. – Il ritardo della riforma dello sport dilettantistico promessa. Ricordiamo, infine, che il contratto di servizio tra Stato e Rai in vigore dal i gennaio 1998 prevedeva all’art.41 un protocollo aggiuntivo per istituire una sede di confronto permanente tra Rai e Terzo settore sull’insieme della programmazione radiotelevisiva, in base agli indirizzi della Commissione Parlamentare di Vigilanza sul pluralismo. Ebbene sono ormai passati due anni senza che questa sede sia stata istituita. Le nostre proposte Concertazione a nostro avviso significa anche potere di proposta e di ascolto reciproco. E dunque indichiamo al Governo alcune priorità e proposte. • Anzitutto l’impegno a garantire la copertura prevista dalla Finanziaria del ’99 per la legge sulle associazioni di promozione sociale. • Detrazioni fiscali per i servizi alla persona, in particolare quelle svantaggiate, e per le spese di formazione. La direzione intrapresa nella scorsa Finanziaria deve essere ampliata per permettere il decollo di una domanda pagante per le spese sostenute dai singoli e dalle famiglie per l’assistenza domiciliare dei minori, handicappati gravi ed anziani non autosufficienti. Vi andrebbero inserite anche le spese per la formazione, un modo concreto per realizzare quanto stabilito dal Patto che assegna proprio alla formazione carattere prioritario. • Si deve procedere nelle riforme istituzionali, dando significativa importanza alla sussidiarietà non solo verticale, ma anche orizzontale; a partire dalla legge-quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali i cui tempi di approvazione sembrano sempre più allontanarsi. Sarà nostra premura seguire il dibattito parlamentare e proporre emendamenti che meglio precisino il principio di sussidiarietà e valorizzino maggiormente il ruolo della famiglia. • Per il Fondo nazionale per il Servizio civile ci attendiamo nella prossima Finanziaria uno stanziamento adeguato, almeno .220 miliardi. • Un trattamento agevolato delle tariffe postali per le organizzazioni del Terzo settore • Un tavolo di confronto per dare attuazione agli impegni e alle indicazioni scaturite dalla Conferenza nazionale sul volontariato. • Infine, è già operativa una commissione del Forum per elaborare il rapporto sugli assetti societari, la struttura dell’occupazione, le condizioni di lavoro e retributive nelle organizzazioni di Terzo settore. Abbiamo chiesto al Cnel l’accompagnamento per la sua realizzazione. I risultati potranno essere oggetto di una verifica ad hoc tra Governo e Forum, verifica che auspichiamo si possa tenere entro la fine dell’anno. Ruolo della concertazione La tendenza all’allargamento della rappresentanza nella concertazione va salutata come un segnale positivo. Ma perché ciò non rimanga solo una buona intenzione, a nostro avviso la concertazione deve agire a 360°. Grave non averci consultato durante la stesura del decreto legislativo per la riforma delle fondazioni bancarie, prevista tra l’altro nel protocollo d’intesa del 12 febbraio 1999. Allo stesso modo il Governo avrebbe fatto bene ad ascoltarci quando avvertimmo della carenza di copertura finanziaria della legge di riforma sull’obiezione di coscienza. Le regole del gioco, una volta stabilite e condivise, vanno rispettate da tutti. * Portavoce nazionale del Forum Permanente del Terzo Settore


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