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Celentano, i sindaci e il casting della povertà

Devoluto l'intero cachet. Ma con il modello imposto da Celentano

di Sara De Carli

«Dopo aver espletato le formalità burocratiche, sono stati bonificati oggi al notaio di Sanremo Marco Aveta i 500mila euro destinati a 25 famiglie»: così il clan di Adriano Celentano ha comunicato ieri di aver devoluto in beneficienza la seconda tranches del compenso ricevuto dall’artista per il Festival di Sanremo.

I primi 200mila euro erano stati devoluti ai due ospedali di Emergency già il 4 aprile scorso. «il notaio Aveta e i sindaci saranno garanti che i bonifici arrivino a destinazione secondo le modalità indicate. I nominativi delle famiglie saranno noti soltanto al notaio Aveta, quale nostro garante, e ai sindaci e/o loro incaricati, nel pieno e tassativo rispetto della privacy delle famiglie stesse», ha precisato il cantante.

Dal modo in cui il Clan descrive le modalità di “sicurezza” dell’arrivo a destinazione dei famosi 20mila euro, però, sembra che Celentano non si sia discostato dalla sua idea originaria di dare un blocco di 20.000 euro a una singola famiglia con nome e cognome ben definito, anche se ignoto al cantante. L’idea non piaceva ad alcuni sindaci, che – interpellati da VITA su come avrebbero potuto scegliere la manciata di famiglie da aiutare – avevano invece parlato di altre modalità.

A Bari, Michele Emiliano aveva detto di aver concordato di «incanalare questo contributo nelle attività dell’assessorato ai servizi sociali» sulle famiglie con situazioni così complesse da richiedere un intervento straordinario del Comune, intervento per cui già esisteva un protocollo per stabilire le priorità, «prendendo il primo fascicolo in ordine di urgenza», per cui in realtà è come se il cantante «aiutasse un po’ tutto il Comune» Non si vede però oggi come possa valere quel suo «di certo la famiglia in questione non saprà mai di essere “la famiglia di Celentano”». 

A Cagliari invece Massimo Zedda diceva che «chiaramente non potrà essere una scelta  discrezionale del sindaco, soprattutto in un momento in cui sono centinaia le persone che si presentano ai nostri servizi sociali». La sua idea era quella di «fare un progetto ad hoc in seno all’assessorato», su cui c’era l’accordo con Celentano.

Alla fine forse ha avuto ragione Sergio D’Angelo, assessore alle politiche sociali della giunta De Magistris, che ci diceva: «Avremmo preferito altre modalità, certo stilare una “graduatoria” della povertà non è come fare la classifica degli uomini più ricchi, rischiano di esserci tanti ex aequo, ma queste sono le condizioni poste dallo staff di Celentano, che non ha accettato né l’ipotesi di un progetto né di frazionare il contributo. Checché se ne dica, alla fine il nome e cognome della famiglia prescelta bisognerà scriverlo nero su bianco».

E i sindaci hanno ballato il ballo sul precipizio, in quello che Gianluca Nicoletti – immediatamente dopo l’annuncio di Celentano – definì «il casting della povertà».

 


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