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Cogne, capitale del turismo discreto

Sci di fondo e tradizioni, ma soprattutto natura

di Silvano Rubino

  • La miniera testimone del passato La vecchia miniera di Colonna domina la valle dall?alto, sul ciglio di una delle tante montagne che fanno da spettacolare corona all?insediamento di Cogne. È il silenzioso testimone di un passato nemmeno tanto lontano, di un passato senza turismo, ristoranti, eleganti negozi. Per buona parte del Novecento, Cogne è stata soprattutto un centro minerario, un fornitore di minerali di ferro per le acciaierie di Aosta, una realtà di duro lavoro per gli abitanti del posto. Oggi la cittadina, porta del Parco nazionale del Gran Paradiso, è la capitale di un turismo discreto, attento alla qualità più che alla quantità. Alla miniera di Colonna si arriva camminando (in primavera ed estate, ovviamente) lungo un ripido sentiero per 2 ore e mezzo. Archeologia industriale e vista mozzafiato, a 2.400 metri di quota. Uno dei tanti itinerari che fanno della val di Cogne estiva un vero paradiso per gli escursionisti. L?ideale sarebbe andarci dopo aver visitato il Museo minerario alpino. Peccato che sia chiuso da (troppo) tempo, «in fase di ristrutturazione», spiegano all?Azienda di promozione turistica. Peccato, perché le vecchie foto della vita in miniera, dove i minatori, Cogneins e immigrati (soprattutto da Veneto e Calabria) trascorrevano gran parte dell?anno, lontani da case e famiglie (e infatti la struttura era dotata di cinema, biblioteca, spaccio e chiesa), sono un documento interessantissimo e vivo. Passeggiare tra i ruderi della miniera con quelle immagini negli occhi è un po? come salire su una macchina del tempo. E serve anche a comprendere l?identità di Cogne, la sua recente apertura al turismo: gli ultimi minatori sono scesi in galleria nel 1979. Da allora e solo da allora i Cogneins hanno cominciato a guardare con occhi diversi alla risorsa turismo, sino a quel momento considerata accessoria e marginale. Certo, qualcuno l?aveva già scoperta, Cogne. Famiglie torinesi e genovesi, imprenditori, politici, giuristi. Ma anche semplici appassionati della montagna. Chiusa la miniera, molti di quegli stessi uomini che scendevano nelle sue gallerie ogni giorno hanno aperto ristoranti, alberghi, negozi, hanno iniziato a costruire case da affittare ai turisti. Ma il tutto è avvenuto con ritmi e caratteristiche del tutto particolari. Il profilo della Cogne di oggi è quello di una località che vive il turismo in maniera discreta. Merito anche del fatto che lo sci da discesa, per ragioni morfologiche e di tutela ambientale (il parco nazionale del Gran Paradiso occupa molto del territorio comunale) non ha sfondato, da queste parti. Cogne è la capitale dello sci di fondo, con 80 chilometri di piste che dal prato di Sant?Orso (la più grande prateria alpina d?Europa, gelosamente tutelata dai Cogneins) arrivano sino ai piedi dei ghiacciai del massiccio del Gran Paradiso. Lo sci di fondo, bello ma faticosissimo, non richiama folle urlanti. Un turismo discreto, dunque, attento alla qualità, alla tutela del patrimonio locale, fatto di cibo (la ristorazione, a Cogne, è di elevatissima qualità), di tradizioni locali (come l?artigianato del legno o quello dei tessuti, i dentelles de Cogne a cui è dedicata una mostra permanente), ma soprattutto di natura, incontaminata e splendida. Dalla frazione di Valnontey, porta del Parco nazionale, partono itinerari per tutti i gusti e per tutti i gradi di esperienza. E se si ha fortuna si possono incontrare camosci, stambecchi, marmotte, uccelli rapaci. Una vocazione naturalistica che trova espressione, ogni due anni, a fine agosto, in uno dei più importanti festival di documentari del mondo: lo Stambecco d?oro. Dicevamo dello sci di fondo, d?inverno, ma Cogne offre anche possibilità, seppure limitate, per chi ama la discesa: 8 chilometri di piste, ma tranquille e sempre senza attese agli impianti. E poi si possono fare passeggiate sulla neve, con le racchette o in slitta. O semplicemente andare a zonzo nel centro storico che, grazie a una politica edilizia lungimirante, ha conservato il suo severo aspetto di borgo montano, con le case con il tetto di ardesia e le ripide stradine. Oppure esplorare le incantevoli frazioni, a cominciare da Gimillan, che sorge su una terrazza naturale che domina il capoluogo. Un paesino da fiaba, baciato dal sole anche in pieno inverno, con la minuscola chiesa, le fontane e, soprattutto, lo splendore del Gran Paradiso sempre a dominare la scena. Da non perdere
  • La parrocchiale di sant?orso Ha origini duecentesche ma è stata ricostruita nel 1642, pochi anni dopo la peste del 1630 che vide perire i due terzi della popolazione. Il campanile, nella forma attuale, è dell?Ottocento.
  • Giardino botanico Paradisia Si trova a Valnontey, a 1700 metri di altitudine, nel Parco nazionale del Gran Paradiso. Aperto dal 15 giugno al 15 settembre, custodisce oltre 1.500 specie alpine e montane di tutto il mondo.
  • Le cascate di Lillaz Formate da tre salti d?acqua del torrente Urtier per complessivi 150 metri di altezza, sono particolarmente maestose, ovviamente, in primavera, in corrispondenza del disgelo, ma affascinanti anche d?inverno, quando sono ghiacciate.
  • Ponte romano di Pondel Lungo la strada che porta a Cogne dal fondovalle, una deviazione per uno dei più interessanti monumenti romani della regione. Edificato nel III sec. a. C. da due coloni romani sull?orrido del torrente Grand Eyvia, il ponte acquedotto è alto 56 metri e lungo 50. Info: www.cogne.org

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