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Media, Arte, Cultura

Così parlò Vasco Rossi

Da oggi in radio “Dannate nuvole”, l’ultimo singolo del rocker di Zocca. Ispirato allo Zarathustra di Nietzsche, è un brano in cui si interroga sul senso della vita, dopo l’esperienza della malattia

di Francesco Mattana

Ci ha provato lo streptococco a farlo fuori, tre anni fa: si è accorto che il rocker di Zocca aveva il sistema immunitario molto indebolito, e ha pensato –ingenuamente- di riuscire a mandarlo all’altro mondo nell’arco di un mese. Si fosse informato un po’ in giro, il bacillo avrebbe appreso che Il Blasco è un osso duro. Indistruttibile no –e lui è il primo ad ammetterlo- ma di certo non un tipo arrendevole che getta la spugna facilmente.
 
La salute di Vasco Rossi ha tenuto in pensiero tutta l’Italia, non solo i milioni di fans che gli stanno vicino nella gioia e nel dolore. Indipendentemente dal giudizio sulla sua statura artistica –c’è chi lo considera un grande, chi no- è una buona notizia per tutti che abbia trovato la forza di riaffacciarsi alla ribalta musicale con dei pezzi nuovi, venuti su anche grazie alla malattia, alla consapevolezza nuova sulle umane vicende che il dolore gli ha conferito.

Da oggi, 14 marzo, il singolo Dannate nuvole passerà in radio. Per il cd che raccoglierà tutte le tracce inedite bisognerà pazientare fino a novembre, ma non c’è da preoccuparsi: l’uomo è abituato a mantenere le promesse, specie quando si tratta di promesse fatte ai suoi ammiratori. 
Vasco non è mai stato un intellettuale: è il primo a saperlo, oltretutto più volte nelle interviste ha scagliato i suoi dardi contro i "saputelli" che credono di trovare la verità infusa sui libri. Però, proprio perché non è un uomo di lettere, si accosta alla letteratura con naturalezza, ricercando quel piacere immediato, senza filtri, che è il contrassegno irrinunciabile di tutta la sua vita.

Qualcuno si è stupito del proliferare  di citazioni filosofiche nella sua pagina Facebook, ma non c’è niente di cui meravigliarsi: da sempre Il Kom è alla ricerca del senso della vita, e la canzone Un senso esemplifica –più di tutte le altre della sua produzione- questo suo desiderio, molto intimo e profondo, di fare piazza pulita delle amenità, tenendo in debito conto solo le cose realmente importanti. In sostanza Vasco Rossi, pur non avendo un robusto bagaglio culturale alle spalle, è un uomo in cerca; in cerca di un qualcosa che non ha ancora capito bene cosa sia, ma non lo hanno capito neanche i filosofi “patentati”, se è per questo.

Che effetto farebbe a Montaigne, a Sartre, ad Hanna Arendt scoprire che un cantante molto popolare –forse il più popolare di tutti- li ha citati in un social network? Intanto non basterebbe una giornata per spiegare a questi signori cosa siano i social network, ma al di là di questo non dovrebbero affatto vergognarsi di apparire sulle bacheche della gente comune: non volevano forse, nei loro scritti, fare delle riflessioni ad ampio raggio sul genere umano? E quando mai, ai loro tempi, avrebbero trovato un personaggio “ecumenico” come Vasco Rossi, disposto a condividere le riflessioni di cotante menti con una platea vastissima?  Dunque ben venga il cantautore che, nella tranquillità domestica, sfoglia Tra passato e futuro, La nausea, gli Essays; ben venga la sua capacità di sintesi, corroborata negli anni a furia di scrivere canzoni, che lo porta a individuare quelle frasi dei pensatori, quei pensieri che più di altri possono catturare l’attenzione del vasto uditorio su web. 

Dannate nuvole, nello specifico, è un brano ispirato dalla lettura di Così parlo Zarathustra di Nietzsche. I saggi di filosofia sono come le canzoni: una volta che vengono resi pubblici, ciascuno sceglie di interpretarli come meglio ritiene. È evidente che Vasco non è Giorgio Colli –curatore dell’edizione critica delle opere del tedesco- però anche lui ha provato delle emozioni leggendo quei passi; è rimasto colpito da quella prosa sulfurea e ha riassunto, alla sua maniera, lo spirito che ci ha trovato dentro. Soprattutto non si è arreso come il collega Zucchero, che alla domanda “Nietzsche che dice?”, in una sua canzone rispondeva con un laconico "boh".

Da ammiratore di Fabrizio De André poi non gli sarà sfuggito che Le nuvole era il titolo di un album del bardo genovese. Il quale, a sua volta, citava l’opera di Aristofane.  Vorremmo consigliare a Vasco di leggerla: scoprirà, tra le altre cose, che lo scrittore greco raffigurava Socrate come un pensatore improduttivo, intento a contemplare il cielo dalla mattina alla sera senza riuscire a cavarne fuori niente di concreto. Con l’intuito che ha, il cantante afferrerà immediatamente la morale che c’è dietro. Estrapolerà una frase dalla commedia e la condividerà sulla sua pagina Facebook. Sarà un successo. 
 


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