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Economia & Impresa sociale 

Crisi? Ma nelle cooperative sociali l’occupazione sale

Fra il 2007 e il 2011 il comparto un vero e proprio boom, con una crescita del numero dei lavoratori del 17,3%. Lo rivela il primo rapporto del Censis sulla cooperazione

di Maurizio Regosa

 Dal 2007 al 2011 l’occupazione creata dalle cooperative italiane è aumentata dell’8% facendo lievitare il numero degli occupati tra soci e non soci da 1,28 milioni a 1,4 milioni circa. È quanto riporta il Primo rapporto sulla cooperazione in Italia realizzato dal Censis per l'Alleanza delle Cooperative italiane. “Si tratta di un dato in totale controtendenza con quello che è il ben noto quadro di sistema – spiega il Censis -, considerato che nello stesso arco di tempo l’occupazione in forza presso le imprese è diminuita del 2,3% mentre il mercato del lavoro ha subito una perdita di posti di lavoro pari all’1,2%. A trainare l’aumento dell’occupazione nel periodo considerato è stato il settore della cooperazione sociale, che ha registrato tra il 2007 e il 2011 un vero e proprio boom, con una crescita del numero dei lavoratori del 17,3%”.

Il presidente di Confcooperative-Federsolidarietà Giuseppe Guerini

Tuttavia, la crisi non ha risparmiato una parte del settore. Alla richiesta di definire la fase attuale attraversata dall’azienda il 40% ha risposto di vivere un momento di stazionarietà, il 24,6% una fase di consolidamento, il 17,4% dichiara di essere in crescita. Tuttavia, c’è un 17,7% che si trova a vivere grosse difficoltà, soprattutto nell’ambito delle cooperative che lavorano nel manifatturiero che secondo il Censis hanno subito “pesanti battute d’arresto”. “La crisi ha impattato in maniera molto disomogenea tra i vari comparti di attività. Per il 2012 le prospettive per le cooperative non sembrano destinate a migliorare più di tanto: la maggioranza (il 51,2%) si aspetta una situazione di ristagno, mentre il 4% prevede addirittura la crisi per la propria cooperativa”.
 
Alla presentazione del rapporto c'era il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, insieme a lui la dirigenza dell'Alleanza cooperativa italiana a partire dal presidente di Confcooperative Luigi Marino, il 2012, il ministro degli esteri Giulio Terzi di Sant’Agata (che è anche il presidente del Comitato italiano per l’anno internazionale delle cooperative) e Giuseppe Roma del Censis.

“Le cooperative costruiscono un mondo migliore”
È stato il titolo della giornata. Un titolo che incrocia la solidarietà e l'equità che sono «fondamentali per affrontare la crisi». Le cooperative, ha proseguito il capo dello Stato, «hanno dato prova di grande serietà, saldando la loro collaborazione, creando un'alleanza che rappresenta il superamento di qualsiasi concorrenzialità, per non dire contrapposizione, del passato». Ma soprattutto, le cooperative «hanno messo molto l'accento sul valore fondamentale della solidarietà e dell'equità che certamente deve valere ancora di più nel mondo economico e nella sfera delle attività economiche». Un titolo che non riguarda solo il passato (viste la qualità dell'occupazione che il movimento cooperativo assicura) ma riguarda il futuro. «Occorre elaborare una struttura economica capace di controllare i rischi della globalizzazione», ha ammesso Terzi di Sant'Agata, «è chi fonda una cooperativa guarda al futuro, costruisce anche opportunità ai giovani, cercando di declinare un visione economica della socialità».
Da questo punto di vista il riconoscimento del ruolo cooperativo che l'Onu ha fatto «fa giustizia di tutti gli attacchi che da diverse parti, nel nostro Paese ed in Europa, vengono periodicamente sferrati contro questa forma di impresa», come sottolinea Rosario Altieri, presidente dell’Agci e copresidente dell’Alleanza.

«L'Italia può contare su di noi»
Tanto più, come ha sottolineato Luigi Marino, presidente di Confcooperative e presidente dell'Allenza, «le cooperative devono essere più consapevoli che non sono un motore ausiliario ma uno dei motori principali della crescita. Le cooperative sono chiamate a compiti nuovi, mentre il Governo ne tenga conto. Ci prenda in parola quando ci candidiamo a dare un contributo maggiore e proponiamo le condizioni per farlo. L’Italia può contare su di noi». Una promessa che Marino ha assunto a nome dell'Alleanza: «siamo davanti a un passaggio difficile. È la strada maestra del riequilibrio dei conti pubblici, dell’incremento di produttività, del rafforzamento dell’integrazione politica e istituzionale dell’Unione europea. Noi italiani rimarremo italiani, cioè con il nostro stile, con il nostro gusto, con la nostra creatività, con i nostri talenti. Dobbiamo vincere la sfida di diventare italiani più seri, più moderni, più coraggiosi, più aderenti alla legalità, più ricchi di senso civico, più convinti dei nostri doveri. Noi vogliamo essere in prima fila».
«Siamo convinti» – dice Giuliano Poletti, presidente di Legacoop e copresidente dell’Alleanza – «che per superare davvero la crisi attuale, che ha segnato la rottura di un modello di sviluppo dimostratosi tanto inadeguato quanto ingiusto, che ha ampliato le sperequazioni e la frammentazione sociale, sia necessario pensare e realizzare un nuovo modello di sviluppo, fondato sul protagonismo delle persone e delle comunità, su un nuovo protagonismo sociale; che sia necessario lavorare per un futuro dove ci sia più equilibrio tra individuo e comunità, tra attività economiche e non economiche, tra iniziativa pubblica e iniziativa privata».


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