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Crowdfunding. Un fenomeno, ma il non profit tentenna

È boom nel mondo delle piattaforme per il finanziamento dal basso di progetti e start-up. Ma in Italia è ancora poco sfruttato. Come far crescere questa formula di fundraising? I consigli degli esperti nel numero di marzo di Vita

di Mattia Schieppati

Nel 2013 muoverà, a livello globale, un’economia parallela da 6,2 miliardi di dollari. E comincerà ad essere uno strumento chiave per il lancio di start-up e nuove imprese, non solo in campo tecnologico. Ma è soprattutto sul fronte del “dono” che le piattaforme di crowdfunding, la nuova modalità di “micro finanziamenti dal basso” a sostegno di progetti benefici o imprenditoriali promossi attraverso le modalità virali dei social network, potrebbe rivelarsi una manna per le attività di fundraising del non profit. Ma il condizionale resta d’obbligo.

Si tratta di uno strumento ancora giovane, certo (in Italia la piattaforma più “antica”, Shinynote, è stata lanciata nel marzo 2011), ma i numeri in Italia sono ancora molto ridotti: dei circa 13 milioni di euro raccolti attraverso crowdfunding, meno del 3% sono relativi a progetti promossi da non profit. Perché?

Come spiega Daniela Castrataro, numero uno di Twintangibles, società di social media management, una delle voci che nell’inchiesta di Vita provano a esplorare le prospettive di questo fenomeno, «C’è un gap molto alto tra i pochi esperti già formati che sanno fare fundraising sui nuovi strumenti social, e chi invece propone attraverso le piattaforme di crowdfunding progetti inadeguati, o in modo inadeguato rispetto allo strumento e alle sue regole. Nella foga della corsa al crowdfunding, ancora troppi sono convinti che basti mettere il proprio progetto su una piattaforma e automaticamente si trova chi è disposto a dare i soldi. Ma è molto più complicato di così. Quello che all’apparenza è uno strumento semplice, basico, diretto, è in realtà un meccanismo con tante regole non scritte che determinano il successo o meno dell’iniziativa. Bisogna conoscere in maniera raffinata le logiche dei social media, ed è necessario avere solide basi di project management. Avere in mente una strategia chiara e definire un piano editoriale compiuto, che tenga alto l’interesse dei potenziali donatori per tutta la durata della campagna»

Cosa ne pensano i fundraiser? Ci sono, in Italia, buone pratiche di utilizzo del crowdfunding da parte di associazioni e ong? Quanto e come questo strumento può contribuir a far crescere l’imprenditoria sociale?

Tutte le risposte, i temi, le voci più significative di questo settore di frontiera sul numero di marzo di Vita. Con, in più, un pratico Vademecum con i 5 consigli per una campagna di crowdfunding di successo.


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