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Don De Masi: Ora ha vinto la ‘Ndrangheta

di Chiara Caprio

«Gli immigrati sembrano avere un coraggio contro le mafie che gli italiani hanno perso. Ad essersi ribellata è la parte sana della comunità africana che non accetta compromessi con la ‘ndrangheta». Così Roberto Saviano spiegava il ruolo degli immigrati nella lotta alla mafia. Ma dopo gli spari, gli scontri e la cacciata dei lavoratori irregolari, gli abitanti di Rosarno sono soli, soli in un territorio dove la criminalità fa sentire la propria forza, dove, come riporta il giornalista Antonello Mangano, nel novembre 2009 la polizia irrompeva in un normale appartamento e trovava un arsenale da guerra, in cui spiccava un lanciarazzi controcarro modello M-80, di fabbricazione jugoslava.

«Qui la ‘Ndrangheta si è rafforzata molto e molte persone purtroppo hanno troppa paura, facendo aumentare la così detta zona grigia» spiega a Vita Don Giuseppe De Masi, referente di Libera della Piana di Gioia Tauro.

Quale ruolo ha esattamente la ‘Ndrangheta nella rivolta?

La ‘Ndrangheta, per poter accumulare ricchezza e dominio, ha bisogno del controllo del territorio. Per questo la ‘Ndrangheta c’entra nel modo più assoluto in questa vicenda. Come non poteva ignorare prima la presenza di queste 3000 persone, così dopo non ha potuto ignorare la situazione che si è venuta a creare. Nel momento in cui gli immigrati sono scesi in piazza, la ‘Ndrangheta non poteva fare a meno di intervenire, perché avrebbe perso la faccia. Non poteva permettere che gente straniera, di colore persino, la facesse da padrona sulle strade di Rosarno, perché a Rosarno devono comandare gli uomini della ‘Ndrangheta, non gli uomini di colore.

Lei pensa che gli immigrati che non accettano queste logiche mafiose sia una risorsa per l’antimafia?

Io credo che almeno una delle possibili chiavi di lettura della rivolta sia proprio questa, espressa soprattutto nel libro “Gli Africani salveranno Rosarno”. La ‘Ndrangheta non poteva permettere che un gesto simile passasse inosservato. Gli africani con il loro gesto hanno insegnato agli abitanti di Rosarno che ci si poteva ribellare alla ‘Ndrangheta, che si poteva camminare a testa alta e con la schiena dritta.

E la reazione degli abitanti?

La reazione di scontro non è stata di tutti i rosarnesi. È stata la reazione violenta di quelle frange che hanno detto signorsì ai padroni di turno, alla ‘Ndrangheta. L’altra gente di Rosarno purtroppo, e questa è la cosa grave, è rimasta a guardare, perché ha molta paura, ma non degli immigrati, quanto della ‘Ndrangheta!

In questa zona la presenza dei clan si è rafforzata?

Si è rafforzata molto, perché non abbiamo più una criminalità di pastori, rurale. Oggi la mafia è fatta di manager, di persone che occupano i posti della politica. È chiaro quindi che il controllo del territorio è sempre più serio, più agguerrito e crea sempre più dipendenza. Il problema non è il razzismo, il problema è l’assuefazione alla ‘Ndrangheta e ai suoi voleri, anche perché credo da questa vicenda di Rosarno siamo usciti tutti sconfitti eccetto la ‘Ndrangheta.

Proprio alla manifestazione degli abitanti hanno fatto togliere uno striscione contro la mafia…

Io su quella manifestazione ho le mie perplessità. Non so se si trattasse veramente di una manifestazione spontanea oppure se fosse una misura di copertura e basta. Perché vede, come alcuni hanno obbedito prima, gli stessi hanno obbedito anche dopo.

Come vi muoverete adesso come movimento antimafia?

Adesso dobbiamo continuare a lottare contro la ‘Ndrangheta. Bisogna fare un lavoro di rete e colpire la criminalità locale, sia come associazione a delinquere, e quindi con la repressione di magistrati e forze dell’ordine che mai come prima stanno lavorando bene, sia come Chiesa e associazioni aiutando la gente a crearsi una nuova cultura. Il nostro problema infatti non è solo la mafia, ma è la mafiosità dei comportamenti. Dobbiamo lavorare perché ognuno prenda coscienza di questo, dobbiamo aiutare la gente a schierarsi da una parte ben precisa. Negli ultimi tempi invece è aumentata molto la zona grigia. E la zona grigia è pericolosissima, perché produce poi quello che è successo a Rosarno in questi giorni.

Lavorerete anche con le istituzioni?

Con le istituzioni si lavora sempre per quello che si può. Si cerca di lavorare anche con i commissari, ma la situazione della pubblica amministrazione in Calabria non è cambiata, è sempre la stessa. Però lo Stato, la politica, i sindacati e le organizzazioni del lavoro hanno dormito, hanno permesso che si creasse questa situazione, hanno permesso che il mercato del lavoro fosse gestito in nero, dalla ‘Ndrangheta o da persone dalla mentalità mafiosa. Chi doveva vedere non ha visto. La realtà di base, la società civile, sia cattolica che laica, invece è stata sempre presente in termini di aiuto umanitario.


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