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Sanità & Ricerca

E il deputato scoprì il manicomio…

Degrado, truffe, abbandono: dopo un anno di lavoro, gli onorevoli raccontano quello che molti sapevano già. La realtà degli ospedali psichiatrici è ancora drammatica. E la chiusura non c’è stata

di Mirella Pennisi

Dov?era la Giustizia di fronte a violazioni così evidenti dei più elementari diritti di cittadinanza, perpetrate contro i degenti degli ospedali psichiatrici? Quali interessi hanno potuto giustificare le gravissime responsabilità e i ritardi delle Regioni, insieme alla complice indifferenza del ministero? Quante imprese si sono arricchite nel fornire ai manicomi beni e servizi privi di ogni requisito di qualità, quando non del tutto fantasma? Quanto si è arricchita la politica, in termini clientelari ed affaristici, coprendo i responsabili, i primari, il personale dei manicomi? E infine, quali pregiudizi hanno impedito ai familiari, ma anche a tutti i cittadini, di svolgere un ruolo di controllo e di denunciare gli abusi? Questo giornale si è fatto queste domande per almeno due anni. Ora, finalmente, se le fa il Parlamento. È, infatti, del tutto inattesa la violenza (verbale, ovviamente) con cui la commissione Affari Sociali della Camera ha presentato la sua indagine conoscitiva sullo stato della psichiatria in Italia. Il documento finale, 14 pagine durissime, è stato illustrato dal suo relatore, onorevole Giuseppe Lumia, e approvato all?unanimità dalla Commissione il 16 luglio scorso. La parola passa ora all?aula che, però, non vedrà il testo se non a metà settembre e alla commissione Sanità del Senato che sta preparando, in contemporanea, un documento sullo stesso tema. Lenta ma inesorabile (l?inchiesta era cominciata precisamente un anno fa, il 31 luglio ?96) la macchina parlamentare ha ascoltato i responsabili del ministero della Sanità (ministri, capi gabinetto, capi programmazione, direttori generali), i membri dell?Osservatorio psichiatrico (voluto da Guzzanti), le associazioni di volontariato, quelle dei familiari e quelle di categoria; quindi ha visitato i manicomi (Nocera superiore, Genova, Roma, Palermo), ha vagliato con attenzione i progetti delle Regioni e ha capito il perché dello sdegno di chi ha lottato perché la legge 180 fosse applicata, perché il Progetto obiettivo fosse realizzato. Ha visto l?abbandono, la desolazione degli ospedali psichiatrici. Ha constatato le ruberie e le truffe che ancora li tengono in piedi. Ma anche l?indifferenza delle istituzioni. E ha deliberato. Le conclusioni, infatti, sono gravi quanto operative: primo, monitorare. Non esistono infatti dati certi, né uffici preposti a questi controlli. Secondo, evitare chiusure che non rispettino le ?persone? ex degenti, come le false chiusure (manicomi che cambiano solo il nome), costruire percorsi personalizzati in strutture alternative reali, e soprattutto riconoscere il ruolo strategico del privato sociale in questo settore. Due le proposte di legge: istituire una commissione permanente parlamentare di controllo e vincolare le Regioni con la prossima Finanziaria, inserendoci un articolo che colpisca con pene pecuniarie (taglio ai fondi sanitari) le Regioni che non si saranno adeguate alla normativa di chiusura. I numeri -17 manicomi chiusi (sulla carta) dal 1992 ad oggi -75 manicomi ancora aperti di cui 14 privati e 61 pubblici -17.078 persone ancora rinchiuse negli ospedali psichiatrici secondo le fonti ministeriali, secondo le principali associazioni del settore i degenti sono invece 22.000 -5.000 operatori impiegati


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