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E tu genitore sarai più forte di ogni ostacolo

Non arrendersi di fronte alla burocrazia e mai darsi per vinti neppure quando sono gli stessi operatori a scoraggiarvi I consigli delle coppie che ce l'hanno fatta.

di Elisabetta Pavia

Sono ancora troppi i bambini che non riescono a trovare una casa e troppe sono le case dove regna il silenzio e mancano nell?aria voci di bimbi. I motivi li conosciamo già: le trafile burocratiche lentissime, i tribunali lontani anni luce dall?avere personale sufficiente per svolgere i controlli necessari negli istituti e questi ultimi il più delle volte non in grado di tenere sotto controllo la situazione dei loro piccoli ospiti. Non basta quindi avere un desiderio infinito di maternità e paternità, non basta neppure essere disposti ad affrontare attese estenuanti, perché a volte, dopo tutto questo, una coppia trova davanti a sè ostacoli insormontabili. Nonostante ciò non tutti si danno per vinti e restano aggrappati alla speranza. Per loro questa determinazione avrà un finale positivo, che ripagherà certamente per tutte le difficoltà del cammino. Questo è il messaggio positivo che molte mamme e papà adottivi lanciano a chi sogna di aprire le porte della propria casa ad una nuova creatura, ma teme di iniziare questo lungo viaggio. La battaglia contro la psicologa «Se prima di adottare un bimbo ti dicessero che lo amerai più di te stesso e che dal momento in cui il vostro sguardo si incrocerà sarai disposto a dare la vita per lui e proverai la gioia più grande della tua vita, sarebbe tutto più facile e molti aspiranti genitori non perderebbero la fiducia davanti alle difficoltà che inevitabilmente si è destinati ad affrontare». Per la mamma e il papà di Martina i tempi sono stati lunghi e difficili. «Quando abbiamo cominciato a informarci per poter adottare un bambino eravamo giovani e inesperti. Tutti continuavano a dire la loro, certi di avere verità da dispensare; tutti si arrogavano il diritto di esporti il loro parere in merito, un parere il più delle volte negativo. In verità nessuno può in coscienza dirsi preparato sull?argomento, perchè quando si tratta di accogliere nella tua vita un bambino, ogni storia è diversa dall?altra». Purtroppo non era solo la gente comune, con le sue frasi fatte, a scoraggiare i due coniugi, ma proprio quegli operatori che avrebbero dovuto, in teoria, affiancarli con tutto l?appoggio e il sostegno possibile. «Abbiamo passato mesi di colloqui; le strutture regionali volevano incontrarci di continuo per verificare le nostre motivazioni, per indagare la nostra affinità di coppia. Erano arrivati a conoscere veramente tutto di noi. Alla fine è risultato che eravamo una coppia splendida. Sembrava possedessimo ogni requisito necessario per candidarci ad un?adozione. Ma la psicologa continuava a ripeterci che non dovevamo illuderci, che di bimbi sani e appena nati come lo volevamo noi non ce n?erano di sicuro. Che erano tutti figli di sbandati o di drogati. Cercava in tutte le maniere di sottrarci ogni ottimismo, non voleva che potessimo nutrire una minima speranza che tutto potesse andare bene. Se uno non ci passa non può neppure immaginare cosa significhi per due giovani di 26 e 27 anni sentirsi scoraggiare in ogni maniera». Dopo qualche giorno, improvvisamente, arriva una telefonata, proprio quando non la si aspettava. E una settimana dopo ecco Martina: bellissima, sanissima e appena nata. Proprio la bambina che, secondo i calcoli degli esperti, non avrebbe mai potuto arrivare. Ci sono stati momenti in cui abbiamo pregato che non ci chiamassero più. Se non avessimo avuto una infinita fiducia in noi stessi oggi Martina non sarebbe con noi. E ancora oggi spesso ringrazio di non aver avuto figli miei, perchè altrimenti non avrei mai avuto lei». Dicevano: siete una coppia perfetta Paolo è arrivato quando aveva solo 25 giorni. Per la sua mamma e il suo papà il cammino non è stato così duro, nonostante il tempo passato ad aspettare. La vicinanza degli assistenti sociali nel loro caso è stata di grande aiuto e i colloqui che hanno sostenuto hanno loro permesso di sentirsi ancora più vicini come coppia. «Dopo incontri singoli e di coppia è stato steso dagli operatori un rapporto psicosociale. Non riuscivamo neppure a riconoscerci nelle parole dello psicologo: ci sentivamo persone così normali, così semplici che tante parole di elogio nei nostri confronti ci sembravano irreali. Eravamo, si diceva, una coppia perfetta. Da quel momento è iniziata la lunga attesa. Per mesi abbiamo aspettato che il telefono squillasse in quella maniera particolare, diversa da tutti le altre, che solo noi conoscevamo. Quel giorno avremmo capito che era il nostro bambino che ci cercava». Dopo 14 mesi la chiamata arriva. «Pensavamo che ci sarebbe voluto ancora molto tempo perché eravamo convinti che ci fossero coppie più adatte di noi. Ed invece in pochi giorni abbiamo potuto portare a casa Paolo. Un bellissimo bambino senza nessun problema. Non ci aspettavamo tanto, perchè eravamo pronti a tutto. In quel momento il nostro desiderio di essere genitori era talmente grande che avremmo amato allo stesso modo qualsiasi creatura fosse arrivata nella nostra casa». Luca, nato sieropositivo Anche la storia di Luca, bimbo nato sieropositivo e adottato a 5 mesi e mezzo ha avuto un lieto fine. «Luca ha una sorellina, che è arrivata nella nostra famiglia per prima, in seguito ad un?adozione internazionale. Per averlo in adozione non c?è stato nessun problema di carattere burocratico e anche i tempi sono stati molto brevi. Probabilmente il fatto che non fosse la prima adozione ci ha aiutato, perché le verifiche da parte degli operatori non sono state molte. Luca era stato riconosciuto alla nascita, ma poi lasciato subito in istituto; per questo la dichiarazione di stato di abbandono è arrivata dopo poco tempo e quando aveva 5 mesi e mezzo abbiamo potuto portarlo a casa. Per un anno, logicamente, è rimasto un margine di incertezza sulla reversibilità dell?adozione, come previsto dalla legge. Questo è stato l?unico periodo di difficoltà, per un timore che però si riteneva di scarsa rilevanza, dato che i genitori non si erano mai più fatti vivi forse a causa del suo stato di sieropositivo». Oggi Luca ha 6 anni e da tempo risulta negativo ai controlli. Quando abbiamo chiesto alla sua mamma quale suggerimento darebbe a chi desidera affrontare la lunga impresa di un?adozione, ci ha risposto con molta semplicità. «Quando si accoglie un bambino si va incontro ad una necessità che già esiste, a una storia nata prima che la si cercasse. Bisogna verificare se esiste nel cuore la disponibilità ad incontrare questa storia così com?è, senza pretendere che corrisponda esattamente al progetto che ci si era creati e pronti ad amare la creatura che si ha davanti anche per le sue difficoltà, se ve ne saranno». Giovanni, adottato trent?anni fa La prova vivente che il percorso dei genitori adottivi vale la pena di essere intrapreso sono poi i loro figli, persone realizzate che quando si guardano indietro riconoscono la fortuna di essere stati profondamente amati e voluti. Giovanni, torinese, insegnante, adottato all?età di un anno e oggi trentenne, ci parla con affetto dei suoi genitori. «Dicevano sempre che io e mio fratello, entrambi adottati, eravamo stati aspettati e amati nel cuore come figli dell?amore più che della carne. È esagerato quello che si racconta sulle difficoltà e i disagi dei figli adottati, non è giusto imputare a questo fatto ogni loro problema. I figli adottati ricevano anche più attenzioni degli altri; hanno la certezza di essere stati desiderati intensamente Per alcuni nasce una voglia di cercare e di conoscere i propri genitori biologici. Ma non è questo a dare le risposte. I conti con la nostra storia li possiamo fare solo con noi stessi». Arriva la nuova legge ed è già battaglia È iniziata proprio in questi giorni, al Senato, la discussione per modificare alcune norme della legge 184, che dal 1983 regola affidi e adozioni. Le novità riguardano l?aumento d?età che intercorre tra adottante e adottato, che potrebbe passare dai 40 anni di ora ai 45 o addirittura l?abolizione del limite stesso; la possibilità di adozione per le famiglie di fatto e i single; l?abolizione dell?obbligo di essere sposati da almeno tre anni per dar inizio alle pratiche d?adozione; la possibilità per il figlio adottivo di accedere alle informazioni sulla propria famiglia d?origine. Si introduce inoltre il concetto di ?idoneità affettiva? della coppia, requisito che diventerebbe fondamentale, affiancandosi ai requisiti fino ad oggi richiesti, che riguardano solo la capacità di mantenere e di educare il bambino. Si prevede un?accesa discussione sui punti più caldi, soprattutto lo slittamento dell?età a 45 anni e l?apertura a single e coppie di fatto, a proposito dei quali molte associazioni del settore hanno già manifestato la loro disapprovazione. Si teme che aumentando il limite di età si allarghi la concorrenzialità tra coppie, con il rischio che i bambini più grandi restino in istituto, mentre quelli più piccoli, che riescono ad essere adottati, si trovino ad avere genitori che non possono seguirli fino al loro pieno inserimento lavorativo e sociale. Si rivendica inoltre il diritto di ogni bambino ad avere una famiglia con entrambi i genitori e una piena tutela dal punto di vista legale. In questo senso le associazioni non vogliono mettere in discussione che altri soggetti possano accudire, assistere, educare e crescere un bambino, ma vogliono sottolineare la condizione giuridico-sociale entro la quale i nostri attuali ordinamenti collocano le piene garanzie a tutela del minore. In generale si ritiene invece diritto inalienabile della persona adottata poter conoscere le propire famiglie d?origine, una volta maggiorenne. Bambini, non sogni L?adozione non è un diritto dell?adulto o della coppia, ma del bambino. Le famiglie dovrebbero imparare ad andare oltre il loro desiderio e cercare di aprirsi a un bisogno che già esiste e che potrebbe portare con sé delle difficoltà. Il più delle volte, quando la coppia comincia a pensare all?ipotesi di un?adozione, immagina subito il bambino perfetto, il più bello che si possa sognare. A volte non si pensa neppure a quanti minori con problemi o malattie possano essere in attesa di affetto e di una casa. Eppure sono proprio questi bambini che hanno l?urgenza maggiore, quelli a cui non si può proprio dire di no. Spesso essere affiancati da coppie che abbiano già vissuto la stessa esperienza può semplificare parecchio le cose, perché molto spesso i timori e le ansie sono esagerati, più grandi di quelli che poi si rivelano in realtà. È per questo che molte associazioni del settore si preoccupano proprio di facilitare il confronto tra coppie offrendo l?occasione per incontri e scambi. Ritengo che sia particolarmente importante e utile, per chi crede di non avere le idee del tutto chiare, intervenire a queste iniziative. Infine è molto importante che le famiglie imparino ad accettare, tra le possibilità di intervento, anche quella dell?affido, benché a volte sembri precaria e insoddisfacente. È chiaro che per far questo bisognerà superare la mentalità oggi diffusa per cui diventare genitori significa entrare in possesso di una creatura e non invece darle un futuro. presidente dell?Associazione nazionale delle famiglie affidatarie


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