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“Fa bene” modello da esportazione

A quasi due anni dall’avvio, il progetto sarà replicato nella provincia di Torino. Ed è candidato per EaSI Progress per sperimentarlo a livello nazionale come presidio di economia di comunità

di Carmen Morrone

Con “fa bene” si recuperano le eccedenze alimentari invendute nei mercati rionali e si raccolgono le donazioni spontanee degli acquirenti. Frutta e verdura sono distribuite a famiglie in difficoltà economica che in cambio svolgono azioni di “restituzione” nella comunità locale.

Il progetto è nato da una rete di soggetti locali, cooperative e associazioni,  incubato come politiche di welfare dal progetto Azioni di Sistema Anticrisi di Caritas Italiana.

«Ad oggi il progetto viene svolto in tre mercati rionali e coinvolge 63 famiglie, un centinaio di commercianti, altri dati saranno disponibili fra qualche mese quando faremo un primo bilancio delle attività. fra qualche mese “Fa bene” sarà attivo in un quarto mercato della città», spiega Deana Panzarini della Cooperativa Liberi Tutti, una delle associazioni che fanno parte del progetto.

«Le azioni di restituzione sono di vario genere. Un componente della famiglia beneficiaria si impegna a svolgere qualche lavoro a favore della collettività. Ad esempio aiutando un’associazione ad allestire uno stand oppure a riqualificare un’area, ad esempio un parco giochi. Ognuno mette a disposizione le proprie competenze. All’inizio non è stato facile, negli ultimi mesi, invece, i beneficiari sono diventati attivi accogliendo la logica di “fa bene” che è ben lontana da quella dell’assistenzialismo».

«Il modello deve diventare una politica cittadina e sviluppare un’impresa sociale che sia sostenibile perché c’è un interesse collettivo. Un’impresa sociale che produca beni e servizi perché c’è un pubblico interesse.  Fra qualche tempo, infatti, immaginiamo che sia possibile che "fa bene" crei anche dei posti di lavoro nella logistica dei mercati rionali. Come Caritas, infatti, sentiamo la responsabilità di dar vita a progetti durevoli», afferma Tiziana Ciampolini, dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse di Caritas Torino e presidente del comitato promotore S-NODI.

«”fa bene” si distingue anche per un approccio di sistema che genera diversi benefici per la comunità. Oltre all’inclusione sociale promossa dalle azioni di restituzioni, "fa bene" permette alle famiglie povere di avere alimenti freschi e di qualità che difficilmente si potrebbero permette con ricadute positive sulla loro salute. Inoltre, il recupero dell’invenduto evita sprechi e smaltimenti. In sostenza, "fa bene" promuove uno stile di vita ecosostenibile e di solidarietà», aggiunge Ciampolini.

Il progetto è stato candidato al ministero del Lavoro per una progettazione EaSI Progress per sperimentarlo come presidio di economia di comunità. È pure candidato per il Programma Operativo Nazionale (PON) Città metropolitane. E' stato segnalato come progetto innovativo alla presentazione italiana del Crisis Monitoring Report 2015 di Caritas Europa.

 


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