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Figli a distanza Ma senza trappole

Una giovane coppia vuole adottare un bambino africano a distanza ma sono confusi e temono sgradite sorprese

di Marco Griffini

Siamo una giovane coppia di Macerata, con un bimbo di due anni. Ci piacerebbe molto adottare a distanza uno o più bambini africani o di qualsiasi altra località di un Paese in via di sviluppo e dare loro la possibilità di studiare e trovare un lavoro. Ma di fronte alla quantità e varietà di associazioni, sia di matrice laica che di matrice religiosa, che offrono questa opportunità, siamo confusi e un po? impreparati. Temiamo di avere delle sgradite sorprese e vorremmo essere informati sui criteri da seguire nella scelta dell?organizzazione cui fare riferimento. Una coppia di Macerata Risponde Marco Griffini Il sostegno a distanza o ?adozione a distanza? è un fenomeno in continua crescita che oggi coinvolge milioni di persone. Tramite questa particolare forma di solidarietà rivolta ai Paesi in via di sviluppo, si aiuta chi si trova in difficoltà a vivere e crescere. Il sostegno economico che arriva dall?Italia tramite le associazioni serve infatti a mandare i bambini a scuola, a fare in modo che la famiglia non sia costretta ad abbandonarli per sopravvivere. Non esiste però un censimento di chi attua questo tipo di progetti e nell?arcipelago di organizzazioni, enti e comunità che si occupano di adozione a distanza, ci si muove non solo con terminologie, ma anche con procedure diverse. Come associazione che opera da anni in questo campo, sosteniamo da tempo la necessità di una certificazione dell?attività e di un intervento del governo per stabilire norme e principi che assicurino trasparenza sulla gestione del denaro (uno dei maggiori problemi) e la qualità dei progetti attuati, cosicché coloro che desiderano partecipare a queste iniziative possano avere certezze concrete e visibili. Proprio su questi temi si è dibattuto nel recente convegno nazionale da noi organizzato a Folgarida, durante il quale è stato presentato un documento che contiene le linee guida e i principi etici sul sostegno a distanza e che sarà presentato prossimamente in un convegno a Roma. Detto questo, possiamo darvi solo un suggerimento: è importante tenere presente che il sostegno a distanza è un meccanismo complesso e delicato che può funzionare solo in presenza di gruppi legittimati dall?esperienza e retti da una solida organizzazione. Inoltre chi si rivolge ad associazioni con ordinamenti e statuti precisi e con riconoscimenti pubblici (iscrizioni e autorizzazioni rilasciate da enti statali o locali) ha in qualche modo la sicurezza che il suo gesto di solidarietà vada a buon fine. I rischi maggiori si corrono in genere con quelle organizzazioni che sfuggono totalmente a qualsiasi richiesta di chiarezza. Chi fosse interessato a ricevere gli atti del primo convegno nazionale sul sostegno a distanza, può richiederli ad Ai.Bi. (tel. 02/98232102). ?


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