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Fischio d’inizio dietro le sbarre

Carceri. Intesa fra Uisp e ministero. Con tanti problemi

di Pasquale Coccia

Il ministero di Grazia e Giustizia e l?Unione italiana sport per tutti hanno firmato un protocollo di intesa per permettere all?Uisp di entrare negli istituti penitenziari per far svolgere anche ai detenuti adulti attività ludico-sportive. Saranno interessati circa 50 mila detenuti, esclusi coloro che son sottoposti all?articolo 41 bis (cioè il regime di stretta sorvaglianza per crimini connessi con la mafia). Quasi altrettanti gli agenti di polizia penitenziaria che potranno usufruire delle occasioni sportive sancite dal protocollo, visto che l?Uisp riconosce anche a loro il diritto allo sport. L?accordo rappresenta il riconoscimento ufficiale di un lungo impegno volontario di questo ente di promozione sportiva nelle carceri italiane, iniziato sul finire degli anni Settanta in alcune realtà e consolidatesi negli anni Ottanta attraverso progetti e sperimentazioni. «Abbiamo chiamato questo progetto ?Le porte aperte? – dice Gianfranco Missaglia, presidente dell?Uisp – perché vogliamo dare un significato di solidarietà, ma anche trasmettere la fiducia ai detenuti per la ricostruzione di un percorso di libertà. Perciò ci impegniamo a garantire a ogni detenuto la continuità di questo diritto, presso le nostre società, perché concepiamo lo sport oltre il muro del carcere». Lo sport, dunque, entra nei luoghi più controversi e lontani, si pone l?obiettivo di «valorizzare la dimensione ludica come opportunità di socialità e di allentamento delle tensioni prodotte dal carcere», come recita il protocollo di intesa, che si prefigge «l?acquisizione di una cultura sportiva fondata sui valori della continuità di pratica, dell?autodisciplina, dell?aggregazione». Risulta comunque difficile capire come saranno raggiunti gli obiettivi prefissati, se la gran parte dei penitenziari non può accogliere la promozione di alcuna attività sportiva, non avendo strutture adeguate alla pratica degli sport. Se l?attività motoria praticata con frequenza può realmente consentire di vivere alcuni momenti di liberazione del corpo, in quali spazi praticarla se mancano gli impianti? Nel carcere di Opera,vicino a Milano, Renata Ferraroni allena la squadra di calcio femminile dal 1993: «Circa 800 detenuti hanno vissuto con entusiasmo i tornei di pallavolo e di calcio, e chiedono di praticare lo sport quotidianamente, ma non possiamo iniziare perché mancano i fondi E il ministero di Grazia e Giustizia non muove un dito? In fondo al testo della convenzione si legge: «Il presente protocollo non comporta oneri per l?Amministrazione».


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