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Cooperazione & Relazioni internazionali

Francesco, un Papa entusiasmante

Il vaticanista de La Stampa, Andrea Tornielli, fa il punto sull'ultimo viaggio del Pontefice, sulle polemiche tra “pugni” e “conigli” e ammette «con Francesco mi sto divertendo. Si vede che ha fatto il Vescovo di strada, è in contatto con la vita vera delle persone»

di Lorenzo Alvaro

Mentre in Italia si discuteva per capire se fosse o meno lecito che un Papa affermasse di tirare pugni, o che cosa volesse dire affermando, circa la natalità, che essere cattolici non significa essere conigli il Papa ha affrontato il suo terzo viaggio in Asia. Dopo Corea e Palestina è stato il turno di Sri Lanka e Filippine. Abbiamo chiesto ad Andrea Tornielli, vaticanista de La Stampa di fare il punto per noi su questo viaggio.  
 

Andrea Tornielli

Adesso che il viaggio del Papa tra Sri Lanka e Filippine è archiviato possiamo provare a tirare le somme. Cominciamo dalle due grandi polemiche su “pugni” e “conigli”, che ne pensa?
Sono piuttosto sconcertato. Sono due frasi che hanno fatto molto discutere ma c'entrano molto poco con il viaggio. Basterebbe leggere le risposte integrali del Papa, senza neanche vedere i video, per capire cosa ha detto. Non occorreva certamente la seconda puntata, quella sul viaggio di ritorno, per capire cosa il Papa aveva detto sulla libertà di espressione e di satira. Il messaggio era sull’importanza di non insultare e non ha giustificato minimamente la violenza. Ha richiamato alla responsabilità con la battuta sul pugno, per altro fatta ad un amico con il sorriso. Un messaggio semplice: se si colpisce la cosa che uno ha di più caro, come la mamma appunto, o come la fede, può provocare reazioni inconsulte.

Lo stesso vale per i “cattolici conigli”?
Significava l’opposto di quello che da taluni è stato fatto passare. Siamo arrivati al paradosso. Sia chiaro per altro che non stiamo parlando di encicliche ma di risposte informali. Francesco ha parlato del problema della denatalità. È una balla che abbia detto che bisogna fare solo tre figli. Si parlava della natalità nelle filippine, in cui si fanno in media più di tre figli e lui ricordava che facendo tre figli si manterrebbe la popolazione stabile.

Venendo al viaggio qual è la cosa che più l'ha colpita?
La cosa impressionante è stata la capacità di entrare in sintonia con i popoli che ha incontrato. Anche in Sri Lanka. È andato a incontrare e a condividere. Questo è stata i leitmotiv. E grazie a dio in tutti i momenti importanti ha buttato i testi preparati e ha parlato a braccio, riuscendo ad entrare nel cuore delle persone. Plako Ban è stato il momento più commovente, nelle zone del tifone Jolanda.
 
La messa da 7 milioni di fedeli è forse stato il momento più impressionante. Cosa dice una partecipazione del genere?
Premesso il fatto che i numeri sono stati dati delle autorità locali al seguito del Papa, e che quindi potrebbero essere un po' esagerati, si parla comunque di una presenza di persone che va dai 6 ai 7 milioni.  I 7 milioni sono le persone che si sono mosse in quella giornata. In ogni caso, anche fossero stati solo 5 milioni si tratterebbe di un’enormità. Ci troviamo nel Paese più cattolico dell’Asia, ma significa che il messaggio di Francesco passa. C’è una grande attenzione e simpatia nei suoi confronti. La gente inondava le strade dovunque lui passasse. È stato il raduno papale più partecipato della storia. Che ha superato quel record di 20anni fa di Giovanni Paolo II, ma quella era una Giornata Mondiale della Gioventù.
 
Sembra quasi, anche vedendo come detti involontariamente l'agenda del dibattito pubblico, l'unica autorità in questo momento. È così?
Certamente sta accadendo. È un’autorità sia perché c’è il vuoto attorno ma anche perché ci sono un messaggio e una testimonianza credibili che lui porta al centro. Anche con temi scomodi come ad esempio la povertà. E sempre affrontandoli con uno sguardo evangelico. Questo è il dato principale emerso dal viaggio. Parla di tutto a partire dal Vangelo. Era un po’ di decenni che non eravamo più abituati a queste riproposizione, in toto, della dottrina sociale della Chiesa

Significa che il dibattito su una presunta discontinuità con i papi precedenti non è infondato?
È un dibattito sterile. È molto, molto, autoreferenziale. Bastava vedere quello che è successo in questo viaggio per capire l’inutilità di certi dibattiti da circoletto intellettuale a cui siamo abituati in Europa. Quello che accade non è assolutamente eccezionale per la storia del papato. Tutti i Papi hanno creato dibattito, interno ed esterno. La continuità è nel Vangelo. Tutti i Papi sono stati diversi. Ci sono quindi continuità e discontinuità. Ma la continuità sta in ciò che è essenziale. C’è chi ha fatto ragione del proprio viver l'andare a scovare le discontinuità per poi dire «come si stava meglio prima!». Altri invece cercano di capire cosa lo Spirito Santo chiede alla Chiesa oggi attraverso le parole del Papa. Devo dire sinceramente che c’è una realtà di popolo diffusa e vastissima che non è interessata a questo tipo di diatribe ma che segue il Pontefice. Questo viaggio lo testimonia. D’altra parte bisogna riportare tutto alla storia. Queste cose, come l'uscita di libri contro i papi, sono sempre capitate. Lo stesso Ratzinger è stato massacrato dalla critica. Una volta gli strali arrivano da una parte, oggi arrivano da un’altra. Riportiamo tutto alle sue giuste piccole dimensioni.

Perché c'è questo interesse di Francesco per l'Asia?
Vedendo la Corea oggettivamente è vero che il futuro della chiesa si gioca lì. Perché i cattolici sono meno del 3% nel continente ma i battesimi sono stati più di quelli di tutta l’Europa. E poi ci sono spazi enormi di evangelizzazione e missione. Dove la Chiesa Cattolica svolge anche ruoli impensati. In Sri Lanka ad esempio ci sono una minoranza di cattolici e una di musulmani che si proteggono tra loro. Quindi esiste anche una grande possibilità di integrazione interreligiosa con possibilità molto distanti dai nostri focus sempre concentrati sull’Islam. Senza dimenticarci la grande freschezza che hanno. Si percepisce che sono chiese giovani. Il Papa era commosso al ritorno. Si è quasi messo a piangere ricordando l’accoglienza delle Filippine, di quei papà che alzavano i bimbi per farli benedire. È rimasto molto colpito.
 
A sentirla parlare risulta evidente che con Francesco anche voi giornalisti vi state divertendo parecchio. È un Papa entusiasmante?
Si mi sto divertendo. Si vede che ha fatto il vescovo per strada. Si vede per tutta la sua storia personale che è uno che è in contatto con la vita vera delle persone. Anche l’uso di metafore che scandalizza qualcuno è legato a questo sua aspetto. E, sì, è molto entusiasmante
 


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