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Sanità & Ricerca

Fuori i malati dal carcere

Il testo, approvato all’unanimità, sembra accontentare proprio tutti. Il presidente del Dap,Margara,esulta: «Una legge che aiuta a vivere». Ora manca il voto della Camera. Dovremo aspettare settembre?

di Gabriella Meroni

Mai più malati di Aids in carcere. Ha trovato finalmente applicazione nei giorni scorsi uno degli impegni che avevano caratterizzato la conferenza sulle tossicodipendenze di Napoli, tenutasi un anno e mezzo fa. Si era detto allora: i malati di Aids devono stare fuori dal carcere e ricevere tutte le cure necessarie. Proprio quanto stabilisce una proposta di legge approvata il 1° luglio dalla commissione Giustizia della Camera e presentata dall?onorevole Franceso Corleone. «Non può essere disposta la custodia cautelare in carcere», si legge nel testo licenziato dalla commissione senza neppure un voto contrario, «quando l?imputato è persona affetta da Aids conclamata o da grave deficienza immunitaria che ha in corso o intende intraprendere un programma di cura ed assistenza presso le unità operative di malattie infettive ospedaliere». Un provvedimento che riguarda circa 500 detenuti malati in Aids conclamato che fino ad oggi dovevano affidarsi alla buona volontà dei direttori che avrebbero dovuto somministrare loro la terapia a base di inibitori delle proteasi, l?unica in grado di garantire loro condizioni di vita accettabili. Ma a ribadire questo diritto c?era voluta una circolare del presidente del Dipartimento di amministrazione penitenziaria, Alessandro Margara, che nel febbraio scorso aveva richiamato tutti gli istituti di pena all?obbligo di cura. Prima, infatti, i detenuti malati di Aids non si curavano affatto. «Aspettavo da tempo questa legge» è il commento di Alessandro Margara. «Finalmente una norma che sprona a vivere, invece di aiutare a morire. Prima infatti potevano uscire dal carcere solo i malati gravissimi, che praticamente venivano mandati a casa agonizzanti. Ora la salute del detenuto balza al primo posto dell?interesse della legge, come è giusto che sia. L?unica critica che posso fare è che è arrivata un po? in ritardo. E la speranza è che si faccia presto ad approvarla definitivamente, alla Camera. Non vorei che facesse la fine della legge Simeone, rimasta ?congelata? per due anni, e che soprattuto nessuno dica che è un?altra legge svuotacarceri: a beneficiarne saranno infatti non più di 500 detenuti». Detenuti che tra l?altro non otterranno una sorta di condono della pena: una volta ristabilitisi, infatti, dovranno tornare in carcere per terminare di scontare gli eventuali anni di pena rimasti. E le porte del carcere per loro si potranno aprire in qualsiasi momento nel caso commettessero reati gravi (puniti cioè con più di 5 anni di detenzione, ex articolo 380 del codice di procedura penale) o non osservassero il programma terapeutico. Perché tutto ciò si realizzi, però, bisognerà aspettare il voto definitivo del Parlamento. E fino al 31 luglio, almeno stando al calendario dei lavori della Camera, non se ne parla. «Il calendario può essere modificato in qualsiasi momento in sede di conferenza dei capigruppo» precisa l?onorevole Corleone. «Il punto più delicato sarà sicuramente quello in cui si contraddice la sentenza della corte di Cassazione di tre anni fa, che stabiliva la non automaticità della scarcerazione per i malati di Aids. Vedremo come il testo sarà accolto in aula. A questo proposito vorrei però fare un appello alle associazioni: sarebbe interessante sapere cosa ne pensano di questo provvedimento, e che ci aiutassero con il loro sostegno, onde evitare eventuali snaturamenti».


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