Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Medio Oriente

Gaza, l’umanitario ha le mani legate 

«La situazione è sempre più complicata», dice Tommaso Della Longa, portavoce della Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa. «Mancano medicine, acqua, cibo, elettricità e non c'è stata la possibilità di dare una risposta umanitaria dignitosa. Abbiamo superato il punto di non ritorno: non può passare il messaggio che bombardare un ospedale sia normale, non può passare il messaggio che obbligare i civili a spostarsi da una parte all’altra sia normale: stiamo creando un precedente»

di Anna Spena

“A Gaza c’è l’inferno sulla terra”. Sono state queste le parole di Philippe Lazzarini, Il capo dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi – Unrwa, dopo una visita notturna nella Striscia. “Le persone sono ovunque, vivono per strada, hanno bisogno di tutto. Chiedono sicurezza e la fine di questo inferno sulla terra”.

Ma le agenzie umanitarie, le ong, e tutte le realtà che vorrebbero e potrebbero aiutare non possono farlo al massimo delle loro capacità: a Gaza nessun luogo è un luogo sicuro. Nella Striscia è stato superato il numero drammatico di 18mila morti, quasi la metà minori. Dallo scorso sette ottobre le persone sfollate sono un milione e 900mila. Prima del sette ottobre la popolazione non arrivava a 2milione e 300mila. 

Le bombe continuano a cadere senza sosta. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si era riunito d’urgenza venerdì mattina per discutere della situazione catastrofica di Gaza. Una risoluzione presentata in aula che chiedeva un immediato cessate il fuoco umanitario è stata bloccata dagli Stati Uniti.

«La situazione è sempre più complicata. Peggiora di ora in ora», dice Tommaso Della Longa, portavoce della Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa. «Lo diciamo ormai da settimane: più il conflitto va avanti, più i bisogni umanitari aumentano. Ma purtroppo non c’è stato un modo, una possibilità, di dare una risposta umanitaria dignitosa ai bisogni che vediamo dentro la Striscia di Gaza. I tir con gli aiuti umanitari che entrano dal valico di Rafah, confine con l’Egitto, sono troppo pochi e soprattutto, col fatto che non esiste un posto sicuro dentro la Striscia di Gaza, è complicatissimo e pericoloso distribuirli».


La rivista dell’innovazione sociale

Disponibile anche in formato digitale.
Per leggerci tutto l’anno, ovunque e su ogni device.


I giorni della tregua «hanno dato un po’ di respiro», spiega Della Longa, «e ci hanno consentito di raggiungere il Nord della Striscia. Ma non è abbastanza: la situazione è disperata. Non abbiamo accesso a tutte le aree della Striscia, il sistema sanitario è collassato ovunque». 

A Gaza c’è bisogno di tutto

A Gaza c’è bisogno di tutto: «Di ridare vita agli ospedali, di avere rifugi per i civili, di coperte e vestiti invernali. Le persone non hanno più niente». La Mezzaluna rossa palestinese sta lavorando con la Mezzaluna rossa del Qatar per aprire un ospedale da campo, dall’Egitto sono entrata nuove ambulanze: «Abbiamo aumentato il supporto psicologico, soprattutto per i minori, neanche il peggiore degli incubi possibili può essere minimamente paragonato alla realtà che stanno vivendo. Ma tutte queste cose continuano a non bastare: abbiamo davanti ai nostri occhi un disastro umanitario». 

La rivista dell’innovazione sociale

Abbònati a VITA per leggere il magazine e accedere a contenuti e funzionalità esclusive


Gaza, superato il punto di non ritorno 

«Come facciamo a sfamare due milioni di persone? Come facciamo a dargli dell’acqua? Come facciamo a garantirli accesso alla salute? Come li proteggiamo? Abbiamo superato il punto di non ritorno: il punto di non ritorno è quando vediamo che gli ospedali chiudono, quando le persone devono lasciare la loro casa e non sanno dove andare. Quando mancano acqua, cibo, medicine, elettricità. Il diritto umanitario internazionale è nato come speranza, come luce nei momenti più bui dell’umanità. È un diritto che deve essere rispettato sempre, da tutte le parti in conflitto. Non può passare il messaggio che bombardare un ospedale sia normale, non può passare il messaggio che obbligare i civili a spostarsi da una parte all’altra sia normale: stiamo creando un precedente, un precedente pericoloso e lontano dal futuro che tutti dovrebbero voler costruire». 

Photo/Fatima Shbair Associated Press


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA