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Hackability: innovare per includere

di Alessandra Piraino

Un momento di incontro tra due mondi: quello della disabilità dove ci sono molte persone che hanno bisogno di qualcosa che non esiste, e il mondo dei maker. Questo è Hackability.

Gli ideatori l’hanno chiamato Hackaton, il primo in Italia. Si tratta di un contest non competitivo per realizzare oggetti, più o meno semplici, che potrebbero migliorare la vita di chi ha problematiche fisiche e motorie. E proprio questi ultimi, insieme a designer, inventori e artigiani digitali sono stati fatti sedere intorno a un tavolo creativo dagli ideatori di Hackability, un progetto nato nei locali del FabLab di Torino e realizzato dai consorzi Kairòs e Mestieri Torino, con il contributo di Fondazione Crt.

“La sfida che il consorzio sta portando avanti è fare in modo che l’esperienza di Hackability cerchi di portare in casa della cooperazione sociale saperi esperti e giovani, nativi digitali, persone con uno sguardo differente.” – Così Monica Durigon, presidente del consorzio Kairòs di Torino a Expo Milano 2015 durante il convegno “L’impresa sociale e i giovani” nella settimana dell’impresa sociale “The Social Way” a cura dal Gruppo CGM in cui è stato presentato il progetto.

Partiamo da un presupposto per raccontare questa storia. Le persone con disabilità sanno quello di cui hanno bisogno. Purtroppo, però, gli oggetti utili per la vita di tutti i giorni non si trovano in nessun negozio o in nessun e-store. Spesso non esistono neanche, seppur questi “sogni” non siano così difficili da realizzare. Soprattutto, quello che manca è la concreta possibilità di personalizzazione o di auto-costruzione di questi oggetti comunemente in commercio. Proprio da qui nasce l’idea di una gara per dar vita a strumenti domestici personalizzabili e a basso costo, da creare su misura. Così, lo scorso febbraio nel laboratorio di prototipizzazione leggera di FabLab, informatici, artigiani e disabili si sono confrontati per fare il punto e mettere sul tavolo quello che serve a questi ultimi per far fronte ai problemi quotidiani e che ancora non c’è.

Ecco quindi che nel giro di poche settimane i primi prototipi hanno preso forma. Ne sono stati scelti cinque da realizzare attraverso l’uso di hardware e software open source, stampanti 3D e macchine taglio laser. Questa produzione di artigianato digitale, caratterizzata da piccoli numeri, da semplicità di progettazione, di uso e fortemente personalizzata sull’utente finale, negli Stati Uniti si è imposta negli anni ‘70 e solo più recentemente ha preso piede in Italia. Ancora più recentemente nel mondo della cooperazione sociale. Del resto, l’accelerazione della convergenza tra sociale e digitale è proprio l’effetto dell’allargamento del perimetro di azione delle imprese sociali, ormai lanciate su nuovi percorsi di innovazione e plasmate su originali forme di economia collaborativa e comunitaria. Il risultato di questo brainstorming congiunto ha generato intanto soluzioni personalizzabili e a basso costo già catalogate sul sito di Hackability (http://hackability.it/), in modo che chiunque possa decidere di realizzarli a casa propria semplicemente comprando il materiale online o in un buon negozio di elettrotecnica. Alcuni esempi? Manipola, la manopola per non vedenti che grazie ai comandi in rilievo, consente agevolmente di utilizzare gli elettrodomestici, oppure Mando, un telecomando integrato per usare gli elettrodomestici.

Speriamo che il progetto cresca.” – afferma Carlo Boccazzi Varotto di Hackability –  “Il progetto ideato è un form: un processo riproducibile che può essere replicato da chi vuole, dove lo desidera affinché quello che è stato prodotto possa diventare patrimonio comune di una community molto più amplia”.


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