Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Cooperazione & Relazioni internazionali

I secchioni che hanno messo alla corde la Apple

I ragazzi prodigio della Sacom di Hong Kong

di Chiara Caprio

Si chiama Sacom, ha sede a Hong Kong ed è composta da studenti e professori. Un unico obiettivo: migliorare le condizioni di lavoro nelle fabbriche cinesi. Con un monitoraggio attento e continuo e con denunce dettagliate. Come quella che ha fatto esplodere il caso Foxconn. E come quella che oggi mette nel mirino la mascotte delle Olimpiadi

Sono passati sette anni dal primo giorno di lavoro a Sacom, ma Debby Chan (in foto) non ha mai smesso. Dopo le prime battaglie contro la Disney, questa giovane attivista e ricercatrice di Hong Kong ha investito tutta se stessa in una piccola ONG oggi composta solo da studenti e professori, quasi tutti volontari. Sono stati Debby e i giovani ragazzi di Sacom (Students and Scholars Against Corporate Misbehavior) a rendere pubblici tutti gli abusi subiti dagli operai di Foxconn, potente gigante dell’industria cinese, concessionario Apple e non solo.

Che si tratti di contratti o del terribile caso dei suicidi, Sacom è il cane da guardia dei diritti dei lavoratori cinesi. E se il caso Apple sembra essere sulla strada giusta, il prossimo obiettivo sono invece i giochi olimpici. «Dopo le inchieste su Foxconn ci siamo dedicati alla Yancheng Rainbow Arts and Crafts Company di Dafeng City, dove vengono prodotte le mascotte per le Olimpiadi di Londra 2012. Abbiamo riportato numerose violazioni dei diritti dei lavoratori, tra cui intimidazioni, assenza di contratti, mancanza del rispetto del salario minimo, straordinari e maternità non pagati» spiega Debby. E nonostante un codice di condotta che prevede il rispetto dei diritti base dei lavoratori impiegati dai fornitori cinesi, anche l’organizzazione olimpica non brilla nel complesso sistema lavorativo cinese.

«Continueremo a tenere alta l’attenzione, anche grazie alla collaborazione dell’ONG Fair Play, ma per proteggere i diritti dei lavoratori non c’è altra strada che fondare dei sindacati democratici e indipendenti anche in Cina. Ed è su questo punto che premiamo quando abbiamo a che fare con le multinazionali straniere, inclusa Apple» prosegue Debby.

A proposito di Apple, Sacom non ha registrato progressi significativi a Chengdu e Zhengzhou, principali aree di produzione di Foxconn. «A Chengdu, alcuni lavoratori hanno dichiarato che le pause giornaliere sono salite a tre nell’arco di 24 ore e che gli orari sono più regolari, come da contratto. Il vero problema comunque è che non c’è trasparenza. Non ho alcun dubbio che Apple farà qualcosa, il problema è venire a conoscenza di questo qualcosa in maniera trasparente».

Promuovere la conoscenza è uno degli obiettivi principali di Sacom, che opera grazie ai numerosi volontari sotto copertura e utilizzando normali tecniche di ricerca. « Il tema della responsabilità sociale delle aziende è centrale ed è il focus della nostra azione: andiamo a verificare se le promesse inserite nei codici vengono mantenute e denunciamo le violazioni,» spiega Debby. Tra queste, anche l’utilizzo di studenti-lavoratori, forzati a prestare servizio proprio per Foxconn e il monitoraggio delle industrie di giocattoli.

L’intervista, in versione integrale, è su Vita in edicola


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA