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Il cuore in Polonia

Un toccante raconto di Vincenzo Gambardella sull'esperienza avuta in Polonia durante la Seconda Guerra Mondiale

di Vincenzo Gambardella

Io che ne potevo sapere,…una mattina saluto gli amici e vado a Napoli, vado per comprarmi un paio di scarpe. Faccio tutto il viaggio stravaccato in un camion di limoni, manco me l?immaginavo la sorte che mi stava aspettando… Quel giorno a Mergellina c?era ?na baraonna, ?nu casino che non vi dico, gente che scappa, gente che urla. Raus raus!, strillano i nazisti peggio dei cani. Come mi volto un soldato tedesco mi acchiappa per la giacchetta e mi trascina sopra un vagone ferrovario, io gli dico che ero venuto apposta da Maiori per comprarmi un paio di scarpe; macché, lui è tedesco, non capisce, e mi tira sul vagone assieme a tanti altri giovani… Io ci avevo le lacrime dallo sconforto…Ma si può, fratu mio, si può?, uno va per comprarsi le scarpe e lo portano in capo al mondo!, senza avvertire il paese, la famiglia… Così deve andare, mi sono detto, così deve andare; il treno correva lontano, lontanissimo, in un campo di lavoro della Polonia, dove costruivamo i cannoni per i tedeschi. Ci ho perso gli occhi io con la fiamma ossidrica, che mi fa ballare ancora la vista. Ora ci vedo ora non ci vedo, tengo una specie di macchia di fronte a me che compare e scompare. Insomma sono vivo, pure questo fa parte della vita, Dico bene? Nel campo di lavoro il pasto era quasi niente, e faticavamo tutto il tempo con la schiena piegata. Io una notte faccio un sogno, un tizio mi dice: Guarda, quello è Dio. Dio?, gli dico, e vedo uno che sembra un disperato, la testa buttata sulle ginocchia, come se dormisse o piangesse, vai a capire…Mi fece impressione: quello è Dio? E perché sta combinato di quella maniera? Allora cominciai a pregare, io che non ci avevo mai creduto, volevo bene a Dio e non lo sapevo. Mi ricordavo l?Ave Maria, il Gloria e il Padre nostro, ma certe preghiere proprio non riuscivo a ricordarmele e le recitavo a modo mio… In Polonia nevicava e la fatica non finiva mai; io ero ridotto pelle e ossa, mi sarei mangiato le pietre, la terra, gli insetti…Così deve andare, dicevo, così ha voluto Lui, e invece una sera, ?na sera d?inverno, mentre me ne stavo da solo a camminare, s?avvicina una giovane , ?na polacca; lei prende un uovo e piano piano me lo passa attraverso il filo spinato…Gesù e Maria io Vi ringrazio! Di colpo il martello non mi pesava più e il ferro si faceva burro in mano a me. I compagni dicevano: ma questo che tiene in corpo?, chi gliela dà tanta forza? Io sorridevo e aspettavo la sera, aspettavo la carità di quella giovane…Adesso io mi domando che sarebbe stato di me, che uomo sarei stato io, se non fossi salito su quel camion di limoni, se non fossi andato quel giorno a Mergellina. Sono quattro anni che mi scervello su ?sto pensiero. Oggi stesso, sentite a me, oggi stesso la vidi in faccia, ?a polacca, ?a polacca! Lei veniva sempre che era buio e io volevo vederla bene almeno una volta. Gli occhi, la bocca, i capelli, la carne…Me la inventavo con la fantasia. A un certo punto mi feci coraggio e insieme all?uovo accarezzai la sua mano, la tenni un poco nella mia. Lei si stette ferma e non disse niente. Ci ho lasciato un pezzo di cuore, là in Polonia. ?Vi amo – ci dissi -, vi amo più dell?anima mia?. Allora lei si girò e guardò il cielo tutto stellato, c?era una luna così bianca che sembrava mattutino. Mi misi a tremare dalla contentezza. Gesù e Maria quant?era bella ?a polacca, vi dico che era bella.


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