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Il Parlamento aprirà le celle

Da An a Rifondazione molti consensi alla proposta di Pisapia su amnistia e indulto

di Cristina Giudici

C?è chi la vuole per sbloccare la macchina della giustizia e chi la cerca per non farsi precedere un? altra volta dal Vaticano. C?è chi la propone per dimostrare buona volontà e un pizzico di garantismo e chi la vende a chili anche in cambio di un po? di immunità e futura stabilità governativa. E poi ci sono quelli che la cercano per disinnescare la bomba ad orologeria del sovraffollamento carcerario e ancora quelli che non capiscono ma si adeguano. Infine alcuni (pochi) garantisti, che si battono nonostante l?impopolarità della questione penitenziaria anche per difendere i diritti dei detenuti. Insomma ormai è sicuro: l?indulto (e l?amnistia) si farà. Dopo l?appello del cardinal Ruini, che ha chiesto al Governo un atto di clemenza in vista del Giubileo dei carcerati il 9 luglio prossimo, sono iniziati intensi lavorii, discussioni sotto banco, scambi di veti e consensi incrociati. E ora tutti i capi gruppo parlamentari hanno raggiunto un accordo: avviare velocemente la discussione al Senato e alla Camera per trovare la maggioranza qualificata dei 2/3, necessari per votare il provvedimento di indulto. A beneficiarne saranno circa 12 mila detenuti che probabilmente saranno liberati entro il 9 luglio, ma anche migliaia di imputati che potranno usufruire invece dell?amnistia. Solo qualche settimana fa l?ipotesi di un provvedimento di amnistia-indulto sembrava improbabile, se non impossibile, a causa delle resistenze di partiti sia di opposizione che di maggioranza. Ma poi la cordata ?pro-amnistia? ha ingrossato le sue fila, a destra a sinistra e nel centro, e ognuno, come diceva Totò, «Ci ha visto la sua bella convenienza». E non solo: si è anche creata gradualmente una ?terza via? che, anche se molto lontana dall?idea del Giubileo di una giustizia riparatrice, riconosce l?inefficacia del carcere (pestaggio di Sassari docet) nella sua forma più retriva e cioè quella punitiva. Anche fuori dal Parlamento: dal procuratore della Repubblica di Milano Gerardo D?Ambrosio che malgrado Borrelli, un giorno sì e l?altro pure, offre alla stampa dichiarazioni a favore dell?amnistia, fino alla polizia penitenziaria che spera di poter usufruire degli effetti benefici dell?indulto, su su fino al direttore generale degli istituti di pena Giancarlo Caselli, sopravvissuto miracolosamente alla bufera ?Sassari?: tutti convinti della necessità di un provvedimento urgente che tamponi l?emergenza carcere e faccia uscire dalla melma i tribunali. Il miracolo, se ci sarà, si deve all?input della Chiesa che sui temi sociali ha dimostrato ancora una volta di essere un passo avanti rispetto ai politici, ma si deve anche a un artefice conosciuto, l?ex presidente della commissione Giustizia Giuliano Pisapia, relatore di una proposta di legge che ha trovato molti consensi . Ma quali sono gli orientamenti dei partiti politici su un provvedimento tanto atteso? Vita ha fatto un sondaggio tra i gruppi parlamentari Ecco il risultato. Alleanza nazionale si è spaccata fra l?anima garantista della destra sociale impersonata da Alberto Simeone (padre di una legge che ha introdotto misure alternative alla detenzione) e l?ala dura di Maurizio Gasparri che ha addirittura creato un comitato anti-amnistia, ma negli ultimi giorni ogni veto è caduto. «Credo che ci sia una possibilità di votare in maniera compatta a favore», dice Sebastiano Neri, deputato e responsabile della consulta sulla giustizia all?interno del partito, «perché l?indulto è necessario sia da un punto di vista tecnico che umanitario. Le carceri stanno scoppiando», aggiunge, «e intervenire è diventata una questione di coscienza, ma dovremo chiarire meglio quali reati escludere. Si perché non dobbiamo dare un segnale di impunità ai delinquenti, perciò dovremo limitarci ai reati minori e con un tetto di pena accettabile. Sono molto interessato alla proposta Pisapia perché prevede la revoca in caso di recidiva». Il deputato Simeone invece punta il dito e dice: «Tutti aspettano che gli altri facciano il primo passo perché pochi vogliono l?amnistia-indulto per scopi umanitari. È vero il partito è spaccato, molti miei colleghi pensano che approvare questo provvedimento significhi abdicare di fronte alla criminalità, ma intravedo attorno qualche maggior benevolenza?». E infatti ormai sono in molti a sostenere che anche Gianfranco Fini avrebbe deciso per il sì. Per i Ds invece il problema è più complicato. Da una parte c?è la necessità di non perdere la faccia dopo aver innalzato per mesi la bandiera della sicurezza e aver promosso il pacchetto sicurezza che prevede l?inasprimento della pena per quanto riguarda alcuni reati di microcriminalità, mentre dall?altra mancano pochi mesi alla fine del mandato e il partito della maggioranza non può permettersi di continuare ad ignorare il problema penitenziario. Dice infatti il capogruppo Ds per la commissione giustizia della Camera, il magistrato fuori ruolo Francesco Bonito: «L?amnistia è necessaria per dare gambe alla riforma della giustizia. Abbiamo fatto riforme importanti come il giudice unico, la competenza penale del giudice di pace e la depenalizzazione, ma gli effetti benefici di questi interventi strutturali saranno visibili solo fra qualche anno. Perciò ci vuole un intervento coraggioso come l?amnistia che ridurrà il 60% dei processi civili in corso». «Rispetto all?indulto», spiega ancora Bonito, «saremo intransigenti rispetto a quei reati che creano allarme sociale come per esempio il furto in appartamento. Non possiamo proporre il pacchetto sicurezza e poi fare marcia indietro, sarebbe un comportamento schizofrenico». Forza Italia, il maggior partito di opposizione, vuole riuscire a risolvere il problema carcerario prima delle elezioni e evitare di trovarsi con la patata bollente tra le mani quando verrà il suo turno per governare. I più maligni però pensano che la vera ragione sia un?altra: consentire a qualche suo illustre esponente, inguaiato a livello giudiziario, di cavarsela con il ?risarcimento del danno? in caso di corruzione semplice. Gaetano Pecorella però nega e dice con convinzione: «Chiederemo l?esclusione dei reati che abbiano a che vedere con la corruzione. La verità è che le carceri non sono più in grado di assorbire la popolazione penitenziaria, mentre i processi vengono prescritti. Questo provvedimento ci darà la possibilità di dare un taglio drastico e lavorare meglio. La legge di Pisapia ci convince perché affronta la questione complessivamente». La Lega pone una conditio sine qua non: sospendere i processi per diffamazione a mezzo stampa che tormentano tanto i soldati dalla camicia verde. Dice Roberto Maroni, già ministro degli Interni: «Non siamo contrari, ma chiederemo di includere fra i reati amnistiabili quelli di opinione e diffamazione che hanno permesso ai magistrati di colpirci in continuazione. Ora che i giudici sono tornati a fare il loro mestiere e hanno smesso di fare politica è possibile ragionare sulla giustizia. Ma non chiedeteci di votare un provvedimento perché ce lo chiede la Cei: non si combatte la criminalità con opere di bene. A noi stanno più a cuore i diritti dei cittadini che quelli dei detenuti». I Comunisti umanitari che annoverano fra le loro fila l?ex ministro della Giustizia, Oliviero Diliberto – il quale, come membro del governo, è stato giustizialista e come deputato invece si dichiara possibilista – seguono l?onda lunga dei sì. Dice l?onorevole Giovanni Meloni: «Non vogliamo un?amnistia miope, che svuoti le carceri per riempirle di nuovo, vogliamo un provvedimento che corregga la situazione anomala che riguarda gli stranieri e i tossicodipendenti con provvedimenti mirati al recupero. Ma soprattutto saremo intransigenti contro i reati per corruzione». Rifondazione lascia le mani libere a Pisapia che in Parlamento appartiene al gruppo misto e può fare sempre passi più lunghi del suo partito. «Non sarà un indulto automatico», spiega il parlamentare milanese, «ma funzionerà come una spada di Damocle per imputati e detenuti, perché entrambi saranno ?revocabili? in caso di recidiva». Punto per punto, la legge che attendono in 12 mila Favorevoli all?amnistia: 410 deputati circa Contrari all?amnistia: 220 deputati circa Dodicimila detenuti condonati e 1600 miliardi l?anno risparmiati che potrebbero essere reinvestiti nel recupero e trattamento dei carcerati. Amnistia condizionata e indulto revocabile. Ecco la proposta del deputato Giuliano Pisapia che rischia di mettere d?accordo tutti i partiti puntando sulla mediazione. Di cosa si tratta? L?indulto condona tutta la pena oppure la commuta in una misura alternativa al carcere. L?amnistia estingue il reato e nel caso di condanna ne sospende l?esecuzione. Entrambi possono essere concessi solo con la maggioranza parlamentare dei 2/3. Perciò Pisapia ha proposto amnistia condizionata per tutti quei reati puniti fino a cinque anni e cioè di sospendere il processo al termine del quale l?imputato, se non ci sono recidive, potrà beneficiare dell?estinzione del reato. Nel disegno di legge 7015 si prevedono alcuni di questi reati: diffamazione a mezzo stampa, violenza e minaccia a pubblico ufficiale eccetto nel caso di lesioni gravi o morte, violazione di domicilio senza violenza sulle persone, furto aggravato con attenuanti previste dall?articolo 62 del Codice penale (danni di lieve entità). Per i reati di corruzione e falso in bilancio che infuocheranno la discussione fra maggioranza e opposizione, Pisapia tenta ancora una volta la mediazione: amnistia automatica sotto i 4 anni e nel caso di falso in bilancio risarcimento del danno con possibilità di beneficiare determinate attenuanti. Il provvedimento di indulto invece aiuterebbe i condannati per reati di minore gravità con residui di pena sotto i tre anni, in gran parte connessi all?uso di sostanze stupefacenti, per i quali il carcere ha dimostrato la sua inefficacia. Revocabile, però, se l?ex detenuto commette un nuovo reato doloso nei cinque anni successivi alla liberazione. Sarà realtà o resterà un?utopia?


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