Diritti

Il Premio Sakharov alle donne iraniane

«Il mondo ha ascoltato i canti "Donna, Vita e Libertà". Il Premio Sakharov 2023 testimonia il sostegno del Parlamento europeo al coraggioso popolo iraniano che guida la spinta al cambiamento. Siamo con te». Con queste parole la presidente maltese dell'assemblea della Ue, la Roberta Metsola, ha annunciato il meritato riconoscimento alle donne di Teheran e alla giovane 22enne Mahsa Amini

di Paolo Manzo

Oggi il Parlamento europeo ha assegnato il Premio Sakharov per la libertà di coscienza alla ventiduenne Mahsa Amini, la giovane assassinata un anno fa dal regime dell’Iran e al movimento «Donna, vita, libertà».

Un movimento che lotta a favore dei diritti fondamentali delle persone. Il premio, intitolato al dissidente sovietico Nobel per la pace Andrei Sakharov, fu creato nel 1988 per onorare chi difende diritti umani e libertà fondamentali.

Mahsa era una giovane donna curda uccisa il 16 settembre 2022 dalla polizia morale iraniana. La sua scelta di coraggio di non indossare il velo imposto dalla dittatura di Teheran scatenò grandi proteste in Iran. Più di 500 manifestanti uccisi e almeno 22.000 persone arrestate.

La morte di Mahsa non è stata però vana e ha germogliato il movimento «Donna, vita, libertà». Tre parole che sono diventate lo slogan usato dai manifestanti, nonostante la repressione delle forze di sicurezza del regime e dei famigerati paramilitari «Basij». Feroci, visto che hanno sparato nel Kurdistan iraniano agli automobilisti che suonavano il clacson a sostegno delle proteste.

Mai come oggi c’era bisogno di questo riconoscimento in Iran, dove la resistenza all’hijab obbligatorio è oramai un segno di protesta diffuso, nonostante il rischio di morte e ritorsioni sulla famiglia e la certezza dell’arresto.

Purtroppo la violenza perpetrata dalla polizia morale continua a Teheran, dove cresce il numero di donne che si rifiutano di coprirsi i capelli. Le autorità hanno ripetutamente sottolineato negli ultimi mesi che le persone che infrangono le regole saranno punite.

Mahsa era stata arrestata il 13 settembre 2022 dalla polizia morale per indossare «un cattivo hijab» mentre era in viaggio con la sua famiglia verso la capitale Teheran.

Picchiata per essere rieducata, è deceduta a causa dei colpi violenti in ospedale, tre giorni dopo.

Un mese fa la polizia morale è tornata in strada e le donne viste scoperte nelle loro auto hanno ricevuto avvisi via Sms. Adesso però gli agenti non si presentano più come «poliziotti della moralità» come prima ma la sostanza non cambia.

Ad appoggiare l’Iran in questi controlli high tech è la Cina che sta «aiutando la repressione contro le donne iraniane, fornendo tecnologie e sostegno al regime», secondo Euronews.

L’ultima misura presa dalle autorità iraniane per affrontare e punire le donne è la legge sulla castità e il hijab, che consente ai servizi segreti e alla polizia di adottare misure contro di loro.

Gli esperti delle Nazioni Unite hanno descritto questi nuovi provvedimenti legali come «apartheid di genere» visto che prevedono sanzioni e pesanti multe per le donne non velate.

Da segnalare infine che molti iraniani, soprattutto i giovani, spingono per un cambiamento di regime. La possibile convergenza delle proteste contro le disastrose condizioni economiche e disordini simili a quelli susseguenti alla morte di Mahsa, preoccupa Teheran sottolinea The Economist.

Nell’assegnazione del Sakharov 2023 Donna, vita e libertà ha avuto la meglio su Vilma Núñez, direttrice del Centro nicaraguense per i diritti umani. E su Rolando Álvarez, il vescovo di Matagalpa condannato a 26 anni per «fake news». Un processo farsa ordinato dopo che il monsignore si era rifiutato di lasciare Managua lo scorso febbraio con altri 222 prigionieri politici.

La presidente del Parlamento europeo, la maltese Roberta Metsola, ha detto poco fa che il giorno 16 settembre 2022 «rimarrà nell’infamia» e che il «brutale omicidio» di Mahsa «ha innescato un movimento guidato da donne che sta facendo la storia. Il mondo ha ascoltato il canto di ‘donne, vita, libertà’. Tre parole che sono diventate un grido di battaglia per tutti coloro che si battono per l’uguaglianza, la dignità e la libertà in Iran».

La cerimonia di premiazione avrà luogo il 13 dicembre.

La foto in apertura è di  Matteo Nardone / Pacific Press/Sipa/LaPresse

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