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Diritti umani

Iran, la resistenza delle donne che combattono per i diritti di tutti

Un anno dopo la morte di Mahsa Amini continuano le proteste contro il regime. In 12 mesi sono state uccise almeno 537 persone, centinaia i manifestati rimasti feriti, 7 quelli impiccati, quasi 30mila gli arrestati. «Le proteste sono un movimento per i diritti umani fondamentali, probabilmente il più grande movimento per i diritti umani del nostro tempo», dice Mahmood Amiry Moghaddam, direttore di Iran Human Right

di Anna Spena

Un anno fa Mahsa Amini, 22 anni, veniva arrestata dalla polizia religiosa di Teheran, capitale iraniana, perché indossava male il velo. Era stata arrestata da una squadra speciale di polizia incaricata proprio dell’applicazione pubblica delle norme islamiche su l’hijab. Mahsa Amini, dopo l’arresto, era stata portata in una stazione di polizia: tre giorni dopo, il 16 settembre del 2022, è morta all’ospedale Kasra di Teheran. Secondo il rapporto ufficiale della polizia Mahsa Amini avrebbe avuto un’insufficienza cardiaca. La verità invece è che è stata massacrata.

Inizialmente la clinica in cui è stata ricoverata aveva rilasciato una dichiarazione su Instagram secondo cui Mahsa Amini era già in stato di morte cerebrale quando è arrivata nella struttura. Il post poi era stato cancellato. Dalla sua morte sono partite una serie di rivolte in tutto il Paese, in moltissime si sono provocatoriamente tolte il velo o si sono tagliate pubblicamente i capelli come atti di protesta. Nel corso dell’ultimo anno, le autorità iraniane hanno condotto un attacco e una repressione feroce nel Paese contro i diritti delle donne, e non solo, per reprimere le proteste. «Le proteste non hanno riguardato solo un cambiamento di regime, ma un movimento per i diritti umani fondamentali, probabilmente il più grande movimento per i diritti umani del nostro tempo», dice Mahmood Amiry Moghaddam, direttore di Iran Human Right

Un anno dalla morte di Mahsa Amini. Quali sono stati, secondo lei, i momenti più importanti delle proteste in Iran degli ultimi 12 mesi?

I momenti più importanti sono stati quelli in cui le donne di tutto il Paese, di tutte le fasce sociali, musulmane e non, e non solo della classe media, si sono tolte il velo e lo hanno bruciato in un atto simbolico di protesta contro l’apartheid di genere. Da quel momento le proteste non hanno riguardato solo un cambiamento di regime, ma un movimento per i diritti umani fondamentali, probabilmente il più grande movimento per i diritti umani del nostro tempo, in cui le persone – le donne – che erano state trattate come cittadini di seconda classe a causa del loro genere si sono battute per i loro diritti, sostenute dagli uomini. Credo che abbia commosso molte persone in tutto il mondo e abbia mostrato loro che la repressione contro le donne, giustificata con il pretesto della cultura e della religione, non deve più essere tollerata.

Come descriverebbe l’Iran di oggi? Come vive la gente? E soprattutto come vivono i giovani e le donne?

L’Iran e gli iraniani dentro e fuori l’Iran sono cambiati! Non torneremo mai all’era pre-Mahsa. Il divario tra il popolo e il regime non è mai stato così grande. Si ha la sensazione che l’Iran sia sotto occupazione da parte del regime e che l’occupazione, come qualsiasi altra occupazione straniera, finisca. Le persone, in particolare le donne e le minoranze etniche, si sentono responsabilizzate e il regime è al suo punto più basso. Le condizioni di vita sono difficili a causa dell’opposizione di un regime incompetente e corrotto, ma la resistenza continua. 

Come si svolgono le proteste? 

Nonostante la violenza massiccia del regime, in alcune città come Zahedan, capitale della provincia del Baluchistan, si tengono ancora manifestazioni del venerdì. Nel resto del Paese la gente manifesta la propria disobbedienza civile non indossando l’hijab o scrivendo slogan. La gente aspetta il momento giusto. 

In un anno quanti manifestanti sono stati uccisi durante le proteste? Quanti sono stati rinchiusi in prigione?

Secondo l’Iran Human Rights durante le proteste sono state uccise almeno 537 persone, tra cui 48 donne e 68 bambini. Circa la metà delle persone uccise appartengono alle minoranze etniche Baluchi e Curda. Centinaia di manifestanti hanno perso uno o due occhi a causa dei colpi di pistola a pallini sparati intenzionalmente sul loro volto, tra i 20mila e 30mila sono stati arrestati. 7 manifestanti sono stati impiccati e circa 700 persone sono state giustiziate per altre accuse dall’inizio di settembre 2022. A questo si aggiungono le minacce e le molestie alle famiglie di coloro che sono stati uccisi durante le proteste.

È cambiata la posizione dei governi occidentali?

All’inizio delle proteste la comunità internazionale ha mostrato una forte reazione alla violenza usata dal regime, ma la situazione è cambiata negli ultimi mesi. Sembra che l’Occidente voglia tornare agli affari di sempre. Il mondo non deve tollerare l’apartheid di genere nel 2023. Non dobbiamo tollerare che le persone vengano uccise per strada per aver reclamato i loro diritti. Spero che le persone in Occidente ricordino ai loro governi cosa dovrebbero fare.

Foto di apertura: Una donna iraniana protesta per la morte di Mahsa Amini a Teheran. (AP/Immagini dal Medio Oriente)


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