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Economia & Impresa sociale 

Imparate la parola: outcome

Da una logica di erogazione dei servizi (output) a una nuova visione basata sulla relazione,sulle attese e le esigenze del destinatario

di Aldo Bonomi

C?è un dato incontrovertibile di cui bisogna prendere atto: è diffuso un sapere sulla società e sulle forme dello Stato sociale che rappresenta la principale risorsa alla quale riferirsi sulla lunga e tortuosa strada della mediazione sociale. Sono depositari di questo sapere tutti coloro che in varia forma operano nel mondo della cooperazione sociale. Perché però questo diventi effettivamente una risorsa è necessario che la società lo riconosca. È necessario cioè che non si dia parola e visibilità ai soli soggetti che nel terzo settore ?contano? o comunque solo a coloro che nel mondo nella sfera pubblica sono stati in qualche modo investiti della funzione di rappresentare le istanze di questa importante componente della cooperazione sociale. E questo per la semplice ragione che l?opera di mediazione deve in primo luogo riguardare i tanti soggetti che anche in questo mondo lavorano in maniera separata, se non contrapposta, l?uno dall?altro. Il sapere sociale diffuso infatti non può bastare al compito di realizzare più alti livelli di interconnessione, essendo la storia e l?ideologia i principali fattori che ancora dividono. La società deve prenderne atto, cominciando a rendere più visibili gli operatori della cooperazione sociale che lavorano ai margini del grande dibattito pubblico, al di fuori quindi delle principali ragioni di divisione. È in questo modo che il patrimonio di sapere può diventare risorsa non più potenziale ma effettiva ed efficace, pienamente agente nella realtà sociale. Anche questo però non basta. La maggiore legittimazione sociale e politica da conferire al sapere deve essere accompagnata alla necessità di rafforzare e diffondere la piena consapevolezza del contenuto relazionale dei nuovi servizi di welfare. Anche questo, a ben vedere, fa parte del sapere diffuso che è stato rilevato dalle ricerche recenti. Una visione aggiornata di questi servizi, prima ancora delle risorse, deve porre alla base il senso di benessere dei cittadini. Per l?appunto, quello che oggi deve riguardare il sostegno alla socialità, alla relazionalità, alla reciprocità. È questo infatti il terreno sul quale possono essere ricercati nuovi rapporti tra istituzioni pubbliche e organismi non profit. I servizi di relazione sono i servizi che dovrebbero sostituire prestazioni di tipo amministrativo ricalcate su categorie generali di bisogno con funzioni di tessitura delle relazioni sociali. Questo presuppone che alla base dei diversi stati di deprivazione di risorse venga posta la deprivazione delle risorse relazionali. E, di conseguenza, vedere come oggetto e finalità delle politiche sociali la fornitura di servizi capaci di stimolare, costruire e stabilizzare processi di interazione e comunicazione con le reti sociali territoriali. Questo significa fare un passo avanti sulla strada del sapere diffuso a cui ci siamo riferiti: andare al di là della logica di output (logica di erogazione dei servizi) che contraddistingue la tradizionale visione e pratica del welfare. L?output definisce infatti il prodotto tipico di una prestazione (una visita domiciliare, un colloquio di inserimento lavorativo, ?) e indica quindi una unità di misura che descrive il grado di efficienza (rapporto mezzi/fini) di un servizio. Questo è del tutto coerente con una visione standardizzata di erogazione dei servizi ad opera del welfare. I servizi di relazione, o di socialità, si prestano invece ad essere inquadrati in una logica di outcome, cioè del risultato che i servizi producono sul benessere della persona, quindi di efficacia dell?intervento. Questo significa che importanti dal punto di vista delle politiche sociali non sono più soltanto le prestazioni, la massimizzazione del rapporto tra mezzi utilizzati e fini realizzati, ma anche l?identificazione del destinatario di quelle prestazioni, le sue attese e le sue esigenze più generali. Inoltre, diventano altrettanto importanti i modi – non solo i costi – in cui il servizio viene prodotto e le forme di comunicazione e coordinamento che stanno alla base della fornitura di quel servizio. Nella prospettiva dell?outcome la fornitura delle prestazioni non esaurisce l?obiettivo di rafforzare le capacità di intervento. Estende infatti questa sfida all?obiettivo di rispondere ai bisogni delle persone in termini di rafforzamento delle loro capacità di costruire legami sociali. L?erogazione delle prestazioni deve essere costantemente accompagnata da un?azione ?calda? che affronti i bisogni oltre la visione stilizzata del ?cittadino medio? e delle risorse economiche a disposizione. In questo, il settore non profit si rivela un insieme di attori da cui le politiche non possono prescindere proprio in quanto attori non immediatamente legati ai vincoli delle procedure economiche e burocratiche cui devono invece attenersi le istituzioni e le imprese di mercato.


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