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In appoggio a Gian Paolo Serino e alla candidatura di Federico Roncoroni al Premio Strega

di Jacopo Guerriero

Come un tessuto misto, è una scena dell’anima in cui si alternano desiderio e intelligenza della vita l’esordio narrativo di Federico Roncoroni: Un giorno altrove, Mondadori, pp.391 – euro 20,00 Esempio di equilibrio narrativo, opera leggibile che della leggibilità, assurta  a discrimen,  categoria critica della letteratura, non fa certo moloch.

Tutta la lingua di questo romanzo lo testimonia. L’autore, intellettuale raffinato, sfugge la corda del luogo comune, l’espressione automatica. Ne traggono giovamento la costruzione e la caratterizzazione dei due personaggi in gioco: Filippo e Isabella. Abelardo ed Eloisa del terzo millennio, amanti e libertini, trasgressivi in un tempo trascorso,  ora, in queste pagine, dopo un lungo silenzio, solo corrispondenti (per e mail) dopo una malattia dolorosa di lui che ha segnato, tra l’altro, la fine del loro legame d’amore. Leggiamo però, come se ci trovassimo di fronte a un lungo monologo, solo le lettere di Filippo. E’ lui a riassumere le risposte e le suggestioni degli scritti di Isa – pure intuite dal lettore. Ella è  nume tutelare della narrazione, nascosta nelle parole dell’innamorato. E in effetti: un’ambiguità segreta, tutta erotica, segna  il  nucleo narrativo del romanzo che  non sta semplicemente nella storia minimale di due innamorati, ma si identifica nel tormento, nel disagio misterioso, nello sgretolamento e nelle rotture cui costringe entrambi un sentimento d’amore aggressivo e non arginabile che sempre li attrae, respinge, agita, senza soluzione di continuità.

Dunque storia di sempre e anche storia sempre differente: i fili molteplici di un amore legano qui un destino beffardo e la collera sorda degli uomini di fronte al dolore di altri uomini non può conoscere redenzione. Un giorno, altrove  è l’opera di un vero scrittore, coltissimo, che nella sua prosa tersa, light, ospita echi e rimandi non semplici da cogliere. L’autocoscienza del narratore, Filippo, si crea come in dialettica perenne sotto gli occhi del lettore invitato a cogliere  gli aspetti più intimi della sua vita interiore. Certo c’è molto di autobiografico ma… si potrà per questo sostenere che sia poca cosa l’azione  romanzesca in queste pagine? Al contrario stupisce ancora che, all’alba del terzo millennio, commuova e  strappi qualcosa il romanzo di formazione -travagliato, complesso- di un amore tempestoso. Un segreto sarà il finale inatteso. Quando chiudi il libro, poi, non è troppo facile dimenticarlo.


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