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Cooperazione & Relazioni internazionali

Iraq: dopo la Spagna, altri si ritirano

Anche l'Honduras ritira le proprie truppe e la Thailandia non esclude di poterlo fare

di Mario Pesce

Dopo la decisione del premier spagnolo Zapatero di far uscire le truppe iberiche dal pantano irakeno prima del 30 giugno, indipendentemente da un maggior impegno dell’ONU che gli pare ormai impossibile a realizzarsi, l'”effetto domino” temuto dagli USA sta forse iniziando a verificarsi: dopo l’Honduras, il cui presidente Ricardo Maduro ha annunciato già il giorno successivo la propria decisione di ritirare i 370 soldati occupati dall’estate scorsa in operazioni di sminamento e assistenza medica, si avvicina forse il turno della Thailandia.
Il Primo Ministro Thaksin Shinawatra, commentando alla Thai News Agency una mozione presentata al Senato che richiede il ritiro delle truppe thailandesi, ha affermato che “abbiamo la priorità della salvezza dei soldati. Se fossero attaccati li riporteremmo indietro. Noi siamo lì per aiutare. Ma se i nostri soldati fossero uccisi, perchè dovremmo rimanere?” Il premier ha immediatamente aggiunto che però al momento la situazione non è ancora deteriorata al punto da rendere necessario un ritiro. Questa affermazione ha provocato le critiche del leader dell’opposizione Banyat Bantadtan che si è chiesto “quanto grandi perdite saranno necessarie” perchè il governo arrivi alla decisione del ritiro. Infatti già nel dicembre scorso due soldati thailandesi sono morti nell’esplosione di un’autobomba. Vi sono al momento cira 400 soldati thailandesi impegnati in “lavori umanitari” nella città di Karbala, a 100 km a sud di Baghdad.


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