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Rima ferita

Fa il professore d'inglese a Rovereto. Ma tutti lo conoscono per le sue poesie. Alberto Sighele è uno strano menestrello, che ha nel cuore una sola rima: quella della pace

di Riccardo Bagnato

1. Sono molti i pittori, i poeti, i fotografi che negli ultimi anni organizzano sempre di più ?reading? pubblici, ovvero letture pubbliche accompagnate da musica; che pubblicano opere sotto forma di plaquette; che infine, per promuovere il proprio impegno artistico al di fuori della provincia, costruiscono siti Internet. Così può capitare di visitarne uno per caso, forse scarno, come tanti, ma che ha il merito di colpirci da subito, una sorpresa inattesa. Profondo come dal Paleolitico / aspro come i sassi: / sguardo di donna chiede / …e la Palestina? Immagini, dipinti, collage, che si intrecciano e si soffermano sulle parole di Alberto Sighele, insegnante di inglese al liceo Antonio Rosmini di Rovereto, che scrive sia in inglese che in italiano poesie contro la guerra, di lotta pacifica e di vita quotidiana. La spalla di questa bambina / è deformata nella gobba del cammello / che ha dovuto / sopportare di tutto / e la Palestina? Non è l?opera di un esordiente. Ma è lo sguardo di un essere umano che non rinuncia alle domande, alla dolcezza della semplicità e del dolore: la casa e la vita spremuta dai sassi / esplosa da dinamite israeliana/ lo splendore dell?arancio / violentato dalla ruspa: una piana / e la Palestina? Che non rinuncia alle risposte, non evita di schierarsi, ma lo fa con la pazienza della preghiera e la rabbia di perché infantili. Vita capovolta / di gente vestita / di settembre nero / bombe giocattolo tra le dita / da sibili di morte assediata / a Sabra e Shatila / le braccia spezzate al ragazzo dall?israeliano in divisa / l?unico pasto la pace ancora irrisa / e la Palestina? Una sorta di mitologia primitiva pervade i testi di Sighele, a tratti dai poteri alchemici, quando alla terra, alle pietre, ai frutti, l?autore sembra conferire un significato sacro e perciò maieutico. Chi, oserà vestirsi del giallo dei limoni / sradicati dal nero di settembre? / Con quale forza sovraumana / vestirsi del ricamo / decorato dal mortaio / impreziosito dalla raffica israeliana? / e la Palestina? Già, E la Palestina?. Una delle opere più riuscite del cd Tondo. Perché Alberto Sighele, non solo dal 97 ha pubblicato sei raccolte (edite da Campanotto Editore), ma insieme al suo ultimo Essendo tondo è possibile acquistare, sul sito della casa discografica Labour of Love Records, un cd con una raccolta di suoi testi, musicati da Renzo Vigagni e letti da Lisa Zanon. 2. Ma come nasce un progetto in cui sono coinvolti pittori, fotografi, musicisti, attori e un poeta? “Ho conosciuto Alberto Sighele al tempo della prima guerra nel Golfo”, chiosa Renzo Vigagni, “quando alla fine della lettura di alcune sue poesie a Rovereto, gli ho fatto i complimenti. Qualche tempo dopo ho musicato la poesia Gratta il G8“. In seguito sono bastati quattro incontri nello studio di registrazione di Marco Olivotto della Labour of Love Records, piccola ma coraggiosa casa discografica, perché Tondo prendesse corpo, voce, vita. Corpo, grazie al piano di Vigagni, alle sue improvvisazioni che non disdegnano citazioni colte – Debussy in primis – attraversando cool jazz e qualche intervallo etnico ad uso espressivo, per ricomporsi in sintonia coi testi, facendo pensare talvolta al Keith Jarrett di The Koln Concert. Voce, grazie alla sincera femminilità di Lisa Zanon, in bilico fra madre e bambina; e vita, nello sforzo di Raimondo Calgaro, amico e fotografo, o dei collage di Monica Pendlebury e Angelo Bertucci cui Sighele dà vita con la semplicità della carne. Affinché ciò avvenisse ha sicuramente giovato la vicinanza, l?amicizia e la stima. Tutti i protagonisti di questo progetto sono infatti amici di vecchia data o si sono conosciuti grazie all?intraprendenza di Alberto Sighele, già consigliere comunale della città trentina e ora impegnato a portare avanti un nuovo spettacolo intitolato Vita Nova, testi dall?omonima opera dantesca, musica di Renzo Vigagni e poesie dello stesso Sighele. I giornali locali hanno dedicato all?impegno di questo poeta pacifista, già arrestato per aver impedito il passaggio di “treni armati” durante la prima guerra nel Golfo, articoli e commenti entusiasti. Vincitore al concorso Rosa Carenino di Fontanellato di Parma e del premio speciale della giuria al concorso Città della Spezia, Alberto Sighele è anche l?autore materiale del proprio sito www.apoemaday.it su cui, dall?inizio di questa seconda guerra del Golfo, publica ogni giorno una nuova poesia pacifista. “Sin dai primi anni 90 ho iniziato a utilizzare il computer a scuola”, confessa. E aggiunge, “Marika era una mia studentessa, non vedente, e grazie a lei ho scoperto pian piano quanto può essere utile il computer nell?insegnamento. Oggi per esempio faccio quasi tutto con il computer. Che mi aiuta a lavorare con gli studenti. È inoltre specialmente utile per la materia che insegno, l?inglese”. 3. Originario del Trentino è anche padre Zanotelli che, nella prefazione a Essendo Tondo, sottolinea forse uno dei versi più belli della raccolta, al termine di Svettanti nel Cielo per l?Ultimo Attimo, la poesia dedicata alla tragedia dell?11 settembre : non sia quello ancora di tenere vivo in ogni donna / e uomo la fiamma di giustizia e di pace dei profeti / e di chi, prima di essere ucciso, aveva un sogno. Qui Sighele mette in scena il perdono senza graziarne le cause per mezzo di scorciatoie martirizzanti, ma attraverso il conforto cerca, nella tragedia, il volto di donne e uomini, con la forza di chi sa intrecciare la tradizione biblica, profetica e apocalittica, e il vissuto di ogni giorno, dando così testimonianza di una profonda e compassionevole umanità. Alberto Sighele ha la singolare capacità di descrivere ciò che lo circonda in pochi scatti: fotografie, dipinti di amici, o amici stessi, nell?atto in cui con essi l?autore vive esperienze concrete di impegno civile o momenti di intimità profonda, conferendo così un valore assoluto e commovente alla vita. Come in Luisa, amica mia, testo nato da una fotografia che raffigura Luisa Zanotelli, sorella di padre Alex, a conclusione di una manifestazione. O ancora in Spago o catena, due strofe dell?aprile 2001 in occasione di una protesta contro la guerra in Kosovo. E ancora in La più bella ragazza della manifestazione, in Voi non avete un valore, in Sia l?altra oscenità: descrizioni di attimi, prima colti da una macchina fotografica e poi nelle parole di Alberto Sighele che, in questo senso, svela il proprio segreto poetico al di là di non pochi ma forse apparenti bathos. Con la forza di emozionarci, ci invita a concentrare la nostra attenzione sui dettagli, i suoni e le forme con cui prende corpo il mondo in ogni istante. Mondo mutevole e pertanto essenziale dunque, colto da uno sguardo severo, ma contemplativo e disposto alla soluzione al di là di sé. Sensibilità, questa, grazie alla quale Alberto Sighele riesce a guidare il lettore nei territori occupati della Palestina o in Nepal, senza esserci mai stato, né lui, né noi, con il solo coraggio della parola, cui affida la forza di rievocare ciò che basta. Niente articoli indeterminativi quindi, o lunghi versi descrittivi, piuttosto la secchezza quasi montaliana, senza però concedere nulla all?ermetismo. Nei versi di Sighele c?è generosità di suoni e assonanze, semplici e perciò efficaci, raramente eleganti, ma diretti, e la rabbia e la meraviglia infantile di uno “sguardo di donna”. Non è un uomo, non un leader, è una bambina / che porta il peso di domanda che rallenta / nella spalla di montagna assorbe il fuoco / di sbarramento alla domanda: e la Palestina?


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