Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Famiglia & Minori

Kyoto, anno primo: ma per l’Italia non c’è da festeggiare

Le emissioni di anidride carbonica e la dipendenza dai combustibili fossili aumentano invece che diminuire

di Redazione

Il Protocollo di Kyoto festeggia il suo primo compleanno, i prezzi del petrolio sono alle stelle, ma per l?Italia le emissioni di anidride carbonica (CO2) e la dipendenza dai combustibili fossili aumentano invece che diminuire, mentre poco o nulla si fa per dare una vera spinta all?efficienza energetica e alle energie rinnovabili. Il Protocollo di Kyoto, lo dimostra il Dossier del WWF ?Kyoto primo anno?, introduce un obiettivo di riduzione molto limitato in termini di emissioni, che più che un vantaggio per l?ambiente nell?immediato (in realtà sarebbe necessario un abbattimento di almeno il 60% delle emissioni) rappresenta un primo passo per dimostrare che è possibile il progresso combinato con il miglioramento dell?ambiente. Il Protocollo dunque deve essere inteso come un meccanismo per facilitare la transizione da un modello energetico insostenibile ad un modello sostenibile per i paesi industrializzati ed estendibile ai paesi in via di sviluppo. All?interno degli accordi del Protocollo di Kyoto, l?Unione Europea si è impegnata in una riduzione delle emissioni dell?8% al 2008-2012 rispetto all?anno base del 1990. Un successivo accordo, in base a numerosi indicatori, un target di riduzione nazionale. L?Italia ha accettato un obiettivo di riduzione del 6,5%. Al 2003, ultimo anno di cui si dispone di dati consolidati, le emissioni del nostro paese sono in realtà aumentate del 11,6 %, allontanando l?Italia dal rispetto degli accordi di oltre 17 punti percentuale. Nel nostro paese le difficoltà a perseguire gli obiettivi di breve periodo (ovvero il target del 2008-2012) hanno fatto completamente dimenticare gli obiettivi di lungo periodo. ?Non aspettiamo che cresca ancora il prezzo del petrolio o la preoccupazione per la sicurezza energetica, agiamo ora? afferma Jennifer Morgan, Direttore del Climate Change Programme del WWF Internazionale. ?Il Protocollo di Kyoto costituisce un?opportunità, ma siamo ancora lontani dal vincere la lotta contro il riscaldamento globale, mentre i dati scientifici sono sempre più allarmanti?. Il 2006 rappresenta un anno cruciale per rafforzare lo slancio verso l?energia pulita e mantenere sotto controllo i cambiamenti climatici. A maggio i governi daranno inizio ai negoziati sulle future riduzioni dell?inquinamento dannoso per il clima dopo il 2012, attuando il Montreal Action Plan. Questa estate, al summit del G8 a San Pietroburgo si discuterà della sicurezza energetica ? i governi dovranno presentare strategie e incentivi per alimentare il passaggio a misure per energia pulita ed efficienza energetica. ?Kyoto rappresenta la volontà politica di agire in materia di cambiamenti climatici ?sottolinea Fulco Pratesi, presidente del WWF Italia -Il Kyoto Day può diventare un giorno di festa e di speranza per il futuro della Terra, ma in Italia non siamo degni di festeggiarlo, dal momento che siamo in contro endenza, nonostante la recessione. Come i gamberi, l?Italia sta diminuendo la propria efficienza energetica, invece di migliorarla. Per il rilancio dell?economia si è puntato sul passato, invece che sul futuro, ammesso e non concesso che si sia seguita una qualche strategia, siamo in un vicolo cieco. La Nuova Rivoluzione industriale da noi non è cominciata, quindi possiamo dire NO KYOTO, NO PARTY. Negli ultimi anni, in completa contro tendenza rispetto a qualsiasi politica per Kyoto, la crescita dei consumi energetici è stata superiore a quella del prodotto interno lordo determinando pertanto un peggioramento dell?intensità energetica del paese?. In occasione dell?anniversario di Kyoto il WWF Italia ha dato il via a due iniziative: la prima è una petizione per richiamare il Governo agli impegni di Kyoto e alle misure per tagliare le emissioni di CO2 (si può firmare su: http://www.wwf.it/powerswitch/etsaction.asp ) . La seconda, partita già da qualche giorno, è l?iniziativa Detective del Clima, con la quale si invitano le persone a segnalare (con foto e testimonianze) sprechi e incoerenze da parte di amministrazioni pubbliche e aziende private in materia di risparmio energetico ed efficienza, proprio nel momento in cui il ministro Scajola ha richiamato i cittadini stessi al rispetto di regole in materia. Manca in Italia una progettualità energetica che attraverso nuove tecnologie, nuovi modelli di organizzazione energetica del paese, sia in grado di offrire uno scenario post 2012, nuove prospettive, per un maggiore ricorso alle energie rinnovabili, il risparmio energetico e la riorganizzazione del settore energetico attraverso una decentralizzazione della generazione e del consumo e la transizione a modelli di generazione distribuita. La mancanza di una seria politica energetica ha determinato il proseguimento dei trend di consumo senza provvedimenti. Il fenomeno è stato particolarmente evidente nel settore dei trasporti e il settore termoelettrico dove nel 2000 le emissioni erano aumentate del 20 e del 13% rispettivamente determinando l?allontanamento dall?obiettivo. Il mancato raggiungimento degli obiettivi nel settore della generazione elettrica è il motivo principale del nostro allontanamento dai target del Protocollo, ed è stato al contrario il settore che ha garantito le migliori performance di Germania e UK, le quali sicuramente partivano da una situazione di parco impianti fortemente sbilanciato, per motivi storici, sul carbone. Nel nostro paese la continua crescita della domanda elettrica sia nel decennio scorso che nei primi anni 2000 ha coinciso con forti ritardi negli investimenti del settore in nuove tecnologie, in particolare i cicli combinati che solo negli ultimi anni si sono affacciati al mercato elettrico. Se infatti nel resto d?Europa il gas naturale sostituiva il carbone, da noi avrebbe dovuto sostituire l?olio combustibile. L?introduzione del commercio delle emissioni in Europa, che annullerà qualsiasi vantaggio economico della generazione a carbone rispetto a quella a gas naturale, indipendentemente dal livello dei prezzi di quest?ultimo, non sembra avere introdotto politiche sostenibili nel maggiore operatore di mercato nazionale che sembra seguire più direttive politiche che strategie sostenibili di produzione. E da parte del Governo e dei funzionari pubblici si è fomentato questo atteggiamento, invece di contrastarlo e richiamare al rispetto delle regole e delle strategie europee.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA