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Andar per Trapani, cercando Cartagine

Una piccola città di mare fondata dai Fenici, che solcavano il Mediterraneo e che ne fecero un emporio commerciale. Itinerario speciale nella meno greca delle città siciliane

di Riccardo Bagnato

Una piccola città di mare fondata dai Fenici, che solcavano i mari del Mediterraneo e che ne fecero un emporio commerciale. Questa è l?origine di Trapani, stretta tra il mare e il monte di Erice. È una città che i greci non conquistarono mai e che conserva questa ?anomalia? rispetto a tutte le altre città siciliane. Basta spingersi sino alla Torre di Ligny, nel punto occidentale estremo, per scorgere l?Africa all?orizzonte. Solo gli arabi hanno lasciato un segno altrettanto profondo, con le mura, le opere di ingegneria idraulica e la rivoluzione delle tecniche di pesca. Sei in via Livio Bassi, nella città vecchia di Trapani. A meno di due minuti a piedi, il lungomare Dante Alighieri: a destra, più in là, il lido di San Giuliano. Ma se vai a sinistra, e prosegui lungo la passeggiata, incontrerai la bellissima Piazza del Mercato del Pesce che si sporge sul mare. Proseguirai attraversando un piccolo golfo, barche ormeggiate, e se non fosse per le case vedresti sulla tua sinistra la cupola della Chiesa di San Lorenzo, la Cattedrale di Trapani, dove è conservata una crocifissione attribuita al pittore fiammingo Van Dyck. Qui il lungomare rientra verso terra, sufficiente per cambiare nome in via Libertà, e segue l?andamento del golfo abbracciando a debita distanza le mura arabe. Ma se sei a piedi, continua dritto, fino a via Sant?Anna e prosegui. Giungerai sul corso principale, quel famoso Vittorio Emanuele a cui è dedicata una delle principali piazze di Trapani e che ci ricorda come qui, a pochi chilometri fuori città, a Marsala, sbarcarono Garibaldi e i suoi mille, alla conquista dell?Italia. Ecco, ora gira a destra. E cammina per tutta via Carolina: forse lo vedrai sulla tua sinistra, o forse sarà coperto da nuovi edifici, ma lì potresti scorgere un isolotto ormai unito alla terraferma, in cui vi era nella prima meta del XIII secolola chiesa di Sant?Antonio del Mare, distrutta nel XVI secolo. Devi sapere che qui passavano la quarantena gli equipaggi delle barche sospette di epidemie. E che oggi è la sede della sezione locale della Lega navale italiana. Ma tu va avanti: se ti perdi, chiedi di ?Turrignì?, te lo indicheranno, ormai sei vicino. A questo punto, con a destra e a sinistra il mare, non puoi non raggiungere la Torre di Ligny, costruita nel 1670 su ordine del vicerè Claudio La Moraldo, principe di Lignè, per proteggere la città dal pericolo turco. Sei arrivato. Ora siedi, sei alle spalle del porto, segnalato dalla Torre Peliade detta anche Colombaia, non puoi non vederla in lontananza. Oppure scendi sugli scogli dove, se la luce del giorno lo permette ancora, d?estate, potresti persino giocare con gli anemoni e coi polipi. Ma se l?età o il pudore non lo permettono, guardati attentamente intorno. Le pietre sono bianche, la forma quadrangolare di Turrignì è impenetrabile con lo sguardo e con il corpo. Pensa, sei sulla punta estrema di Trapani, ma non solo: dell?intera Sicilia. Di là, oltre l?orizzonte, Cartagine. Questo vuol dire Trapani: non essere greci, e nemmeno siculi, ma sicani, emili e poi fenici. Non avere nulla a che fare con la Magna Grecia, ma con le guerre puniche, schierati dall?altra parte. Ti basterebbe guardare una cartina, o più semplicemente ricordarti dove sei ora, sulla punta estrema dell?isola, sull?ultimo confine d?Europa, dove il Mediterraneo si restringe, per capire come sia successo: da un lato Cartagine (Tunisi) e dall?altro Trapani furono infatti per molto tempo le sentinelle fra Oriente e Occidente; quest?ultima cambiando nome da Drapanon a Itrabinis, da Tarabanis a Trapanesch, fino all?odierno Trapani. E che nel sale, elemento che unisce il lavoro di tutti, mercanti, marinai e artigiani, ritrova ancora oggi le proprie origini. Se infatti domani vorrai, potrai percorrere la strada costiera n. 21 verso sud, in direzione Marsala. Sulla strada incontrerai le Riserve Naturali di Trapani e Paceco: 950 ettari di cui 700 di riserva e 250 di preriserva dove si lavora il famoso sale siciliano. Uno dei prodotti più importanti per l?intera provincia. Ma tu sei ancora a respirare l?aria del mare presso la Torre Ligny, e ti viene in mente una delle più belle canzoni di Pino Daniele, Sicily, dedicata all?isola. E capisci meglio quando dice «Un posto ci sarà / fatto di lava e sale». Di Greci e di Fenici, Cartagine e Atene.


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