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Associazioni via i lacci!

Cambiano le regole per le associazioni non riconosciute. La commissione presieduta da Roberto Pinza ha concluso i suoi lavori. In questa intervista il viceministro dell’Economia...

di Maurizio Regosa

È soddisfatto, il viceministro Roberto Pinza: la commissione da lui guidata per la riforma delle persone giuridiche e delle associazioni non riconosciute disciplinate nel Titolo II del primo libro del Codice civile, ha concluso i lavori in tempi ragionevoli, in otto mesi è stato licenziato un testo « liberalizzante», dice a Vita. Nessun altro tentativo era giunto, nel decennio scorso, a buon fine.

Vita: Perché c?è bisogno di questa riforma?
Roberto Pinza: La prima ragione è di tipo culturale, bisognava mettere in discussione la schematizzazione classica, fatta a destra come a sinistra, che vede il cittadino da una parte e lo Stato dall?altra. Oggi è cambiata la sensibilità culturale: si capisce che va molto meglio se fra singolo e pubblico c?è un?area diffusa della socialità intermedia. La riforma dell?articolo 118 del Titolo V della Costituzione è andata nella stessa direzione. Ma c?è un secondo aspetto…

Vita: Di che tipo?
Pinza: Numerico: quando ci siamo riuniti abbiamo cominciato a capire la quantità del fenomeno e ci siamo trovati di fronte a circa 230mila soggetti. La realtà si è incaricata di inverare il principio. Siamo di fronte a un fenomeno molto radicato di fronte al quale non aveva senso conservare una legislazione del 42 che, nonostante gli opportuni interventi del ministro Bassanini, è non solo vecchia ma anche di sfavore. Il legislatore fascista non aveva nessuna simpatia verso le associazioni libere. Le contornava con un sistema di autorizzazioni e d?attribuzione personalità giuridica totalmente dipendenti dall?autorità statuale. Poi vi è la terza ragione?

Vita: Qual è?
Pinza: Come sempre accade si è determinata una legislazione di alcuni settori di impatto civilistico. Le fondazioni d?origine bancaria e quelle liriche, per esempio, sono disciplinate in modo moderno, e questo fa risaltare ancora di più l?inadeguatezza del sistema.

Vita: Entrando nel merito, nel progetto di riforma il controllo è tutto interno ai soggetti intermedi quando in ballo ci sono agevolazioni fiscali?
Pinza: Ci siamo occupati solo del Codice civile, non della fiscalità. È evidente, poi, che eliminare i controlli esterni vuol dire valorizzare i controlli interni, come avviene in tutti i Paesi evoluti. C?è il diritto di tutti i soci a essere informati: il bilancio va loro comunicato. Più lei svincola l?associazione da controlli esterni, più deve abilitare il controllo dei soci. Oggi in realtà cosa succede? I soci non sanno niente e la struttura pubblica fa finta di controllare. Ci affidiamo alla normale dialettica associativa: questo è l?unico vero controllo possibile. L?altro è teorico. Lo vede da un fatto?

Vita: Quale?
Pinza: Secondo la nostra proposta, quando l?associazione viene costituita il notaio controlla la legalità e poi basta. È esattamente quello che avviene nelle società profit. Attualmente c?è un paradosso: alle associazioni che vogliono dare una mano alla Croce Rossa si chiedono autorizzazioni che non sono richieste neppure a persone che magari mettono in campo miliardi di euro per comprare e vendere società. E poi c?è la questione della personalità giuridica.

Vita: Cioè?
Pinza: Adesso ottenere la personalità giuridica è complesso, ci vuole il nulla osta dell?autorità amministrativa. E dopo ci sono i controlli. Nella pratica il mondo associativo come ha risposto? Tutti hanno scelto la via delle associazioni riconosciute, il che dà il senso del fallimento di un ordinamento giuridico che si autocrea per regolamentare e poi deve prendere atto che proprio per la sua regolamentazione tutti ne fanno a meno. Con la personalità giuridica gli amministratori, poi, rispondono solo con il patrimonio dell?associazione. Con l?associazione riconosciuta rispondono anche con il proprio personale patrimonio. Sa quanta gente si è rovinata a fin di bene?

Vita: Un?altra novità importante è la possibilità di fare attività d?impresa. Non c?è il rischio di confusione fra attività profit e quella non profit?
Pinza: È evidente che l?attività d?impresa è più rischiosa, più complessa. E per questo ci sono due cautele: non deve mai cambiare lo scopo dell?associazione, ci deve essere più trasparenza interna e organi di controllo più attenti. In realtà la giurisprudenza aveva finito con l?ammettere l?esercizio dell?attività d?impresa da parte delle associazioni, ma non c?era una norma, che invece noi introduciamo.

Vita: Una norma che deve essere messa alla prova dei fatti?
Pinza: Abbiamo un vantaggio: quando si modifica una norma del Codice civile non bisogna mai avere fretta. Abbiamo ampi margini di riflessione: dopo i lavori in Commissione, avrà luogo la normale dialettica di governo, nel giro di qualche settimana l?adozione del testo da parte del Consiglio dei ministri, quindi l?iter parlamentare. Questo è un disegno di legge delega: quindi ci sarà un decreto legislativo. Abbiamo complessivamente circa un anno e mezzo per procedere con determinazione quanto ai principi, ma con estrema attenzione riguardo ai problemi che possono sorgere.

Vita: Alcune associazioni temono lo snaturamento del volontariato. Lei che ne pensa?
Pinza: Ma l?attività d?impresa è facoltativa. Del resto ci sono molte associazioni che hanno un bar, per esempio, cioè gestiscono attività commerciali connaturate ai loro scopi. La verità è che c?è grande timore di una legge liberalizzante: meno autorizzazioni, meno vincoli, meno responsabilità personali da parte degli amministratori. Grosse novità che vanno spiegate. Del resto le pare giusto che per far del bene si debba rischiare il proprio patrimonio personale? Nel mondo dell?impresa esistono le società a responsabilità limitata. Nel mondo non profit non deve esserci una tutela simile? E perché mai?

Vita: Altri temono che questo progetto deprima l?impresa sociale, che d?altra parte non è ancora decollata.
Pinza: Vale sempre lo stesso discorso: il principio al quale è ispirato l?ordinamento italiano è quello della libertà dei soggetti che fanno impresa. Abbiamo fatto la scelta della libertà più assoluta e quindi non vedo disturbi reciproci. Alla fine questa norma si traduce nell?offerta ai singoli: volete mettervi insieme? Avete più modelli fra cui scegliere. Allo stesso modo c?è l?assoluta libertà nelle forme organizzative interne.

Vita: Una libertà che potrebbe creare problemi nel momento dei controlli esterni?
Pinza: Sono appena andato, su loro richiesta, al master della scuola della Guardia di finanza. Ho incontrato 400 ufficiali superiori che mi hanno detto: «Noi ci occupiamo della patologia del sistema, ma condividiamo questa impostazione».


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