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Black-out no global

Una rete simbolo come Lilliput si è dimezzata, vecchi leader hanno snobbato l’evento, altri sono tornati ad occuparsi delle proprie battaglie.

di Redazione

Per chi non se ne fosse accorto, i no global ci sono ancora. E il 26 gennaio hanno celebrato il World social forum 2008. Un?edizione particolare. Perché è stata la prima nella formula decentralizzata. Ma anche perché i media mai avevano snobbato in questo modo l?evento. In fondo il Wsf c?è stato, anche se nessuno se ne è accorto. Possibile che siano bastati meno di sette anni per far evaporare un movimento, anzi il Movimento che, di fatto, è stato il vero grande protagonista della scena politica di inizio millennio? I numeri, specie quando si parla di realtà spesse volte piccole e spontanee, non dicono mai tutto. Ma qualche indicazione la danno. Alla conferenza stampa in collegamento mondiale che ha alzato il sipario sul Forum, quest?anno hanno partecipato 500 fra associazioni e gruppi. Nel 2001 il Genoa social forum riuniva circa 800 sigle, solo italiane. In questi stessi anni Lilliput, che con le sue mani bianche è stata per anni una delle ?copertine? del Movimento, ha digerito un crollo di adesioni che lo ha di fatto dimezzata (si è passati da 90 a 40-45 nodi). E ancora: il sito italiano di Attac, che pure ha partecipato all?organizzazione dell?evento, fino a pochi giorni prima del 26 gennaio neppure riportava la notizia della Giornata di partecipazione mondiale, preferendo dare spazio a una manifestazione nazionale «contro la repressione, per le libertà e per la giustizia sociale». La sensazione è quella del basso profilo. Flavio Lotti, portavoce della Tavola per la pace e organizzatore della marcia Perugia-Assisi precisa che «quest?anno non si è tenuto un Social forum, ma solo una Giornata di mobilitazione». Eppure il sito di riferimento si chiama proprio così: Jan. 26, 2008 E i leader di allora che fine hanno fatto? Molti sono ancora in pista. Qualcuno, invece, ha fatto il salto della staccionata per intrupparsi nelle schiera della politica. Un caso per tutti. Quello di Daniele Farina, oggi parlamentare del Prc, ieri capopopolo dei Disobbedienti. Il suo Wsf 2008 si è limitato a un girotondo intorno a Palazzo Marino a Milano per manifestare a favore dei diritti dei minori stranieri. «Quest?anno ci siamo concentrati più sulla Giornata della memoria che sul Forum sociale», spiega. E il Movimento? «Non si sta dimostrando forte come una volta, ma è solo una fase transitoria». Insomma verranno tempi migliori. Magari a Malmoe in settembre, quando si terrà il Forum europeo. O l?anno prossimo a Belem, quando il Wsf rientrerà in Brasile. Intanto si naviga a vista. Marco Bersani nel 2001 era uno dei 18 del comitato ristretto del Genoa social forum. Non ci sta a passare per invisibile. Riconosce sì «un periodo di sfilacciamento», determinato dalla difficoltà di trovare «sbocchi politici per le nostre battaglie», ma proprio per questo ritiene che «la via da seguire sia quella della consultazione permanente dei territori», di cui il Wsf decentralizzato rappresenta un primo esperimento. Anche Riccardo Troisi, voce storica dei lillipuziani, è rimasto nel giro. Oggi è presidente del Consorzio Città dell?altra economia. La sua analisi è netta: «La crisi del Movimento è sotto gli occhi di tutti, in particolare in Italia e in Europa». «Occorre prendere atto che sia il governo di centrosinistra sia grandi reti come quelle sindacali su certi temi hanno tirato i remi in barca», aggiunge. La funzione di pungolo del Movimento si è via via assopita. «Noi stessi», continua Troisi, «stiamo ragionando su cosa ci sarà dopo Lilliput». Riannodare i pezzi della rete, è questo il primo obiettivo. «Sì, stiamo scontando, parlo a livello generale, un?eccessiva frammentarietà e dispersione». Come uscirne?Antonio Tricarico della Campagna per la riforma della Banca mondiale considera che il riflusso sia dovuto alla necessità di modifica dell?agenda del Movimento. «Spariti i temi unificanti come, per fare un esempio, la guerra in Iraq, le associazioni del Nord del mondo hanno perso smalto», spiega. E così il timone è passato a Sud. Il format Porto Alegre ormai sembra aver fatto il suo tempo. Ma quello del Forum decentralizato si è dimostrato, almeno mediaticamente, un peso piuma. La cosa però non fa perdere il sonno a Francuccio Gesualdi, allievo di don Milani e stella polare del consumo critico con il suo Centro nuovo modello di sviluppo. Dal suo punto di vista l?invisibilità non è un black out. «Non credo proprio che un passaggio in più al tg possa influire sulla popolarità del Movimento. Io sono qui da 30 anni: i media non mi sono mai venuti in soccorso». Con Tricarico condivide l?analisi sull?agenda. «Siamo lo zoccolo duro del Movimento,», conclude, «la gente tornerà ad accorgersi di noi quando quando avrà interiorizzato l?inevitabilità della recessione mondiale. Allora chi avrà eleborato un progetto sull?economia del limite, sarà un passo avanti a tutti». Intanto, come il popolo dell?Altro mondo è possibile, aspetta che passi ?a nuttata.

Luna calante

2001 Porto Alegre (Brasile) È il primo World social forum. Un successo clamoroso. Partecipano 12mila persone da tutto il mondo.

2002 Porto Alegre
Oltre 12mila delegati e 60mila partecipanti.

2003 Porto Alegre
I delegati arrivano a 20mila, i partecipanti a 100mila.

2004 Mumbai (India)
Sono attese 75mila persone ma ne arrivano molte migliaia in più.

2005 Porto Alegre
È l?anno del Manifesto di Porto Alegre.

2006 Caracas (Venezuela), Bamako (Mali) e Karachi (Pakistan)
Il forum diventa policentrico: inizia la fase calante.

2007 Nairobi (Kenya)
Continua la fase calante: i partecipanti sono 46mila.


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