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Lettera aperta a Letizia Moratti

Editoriale di Giuseppe Frangi

di Giuseppe Frangi

Gentile sindaco, ci permettiamo di chiamarla proprio così, perché è lei il ?nostro? sindaco, quello della città in cui questo giornale è cresciuto come impresa di comunicazione e in cui ?nasce? ogni settimana.

L?abbiamo vista inseguire caparbiamente in questi mesi l?obiettivo di un evento che aiutasse la sua e nostra città a riprendere slancio e a ritrovare un orgoglio perduto. E, per quanto tante volte ci siamo trovati a criticare le sue scelte politiche, abbiamo apprezzato la determinazione e la passione con cui ha difeso la sua scelta. Inutile dirle che il difficile, oltre che il bello, arriva proprio adesso. Immaginiamo ne sia del tutto consapevole, e che avrà già avvertito, con una certa sana irritazione, che tanti spintonano per ridurre l?Expo a una colata di cemento. Non siamo irenisti: sappiamo che ogni occasione di questo tipo attira appetiti, sani e meno sani. Ma lei è donna di polso e questa sua caratteristica, che abbiamo visto in opera in situazioni in cui eravamo dall?altra parte, oggi diventa paradossalmente una garanzia.

Quel che ci preme dirle però è un?altra cosa. Milano è una città a cui noi tutti vogliamo bene. Dovessero chiederci perché, risponderemmo che quel che ci più ci piace di Milano è la sua modestia. Non è una città da jet set, non è da copertina. Certo, al suo interno custodisce più ricchezze e patrimoni di qualsiasi altra città d?Italia. Vi si giocano partite feroci, a livello finanziario e di potere reale. Ma se in tutti questi anni di declinismo reale o immaginario; in questi anni di assenza di ?aspettative? come ha giustamente colto Luca Doninelli in un libro che ha lasciato un segno profondo (e dagli effetti molto salutari); se in tutti questi anni oggettivamente grigi, come è grigio così spesso il suo cielo, Milano ha resistito, è stato grazie al suo attaccamento alla concretezza delle cose e della realtà. Hanno tenuto tante reti di prossimità; hanno tenuto quelle centinaia di migliaia di persone che contro tutte le sirene delle mode ogni mattina hanno sfidato il grigio per essere fedeli al loro appuntamento quotidiano con il lavoro. Hanno tenuto tanti oratori che non hanno avuto paura di aprirsi e di contaminarsi; hanno tenuto migliaia e migliaia di volontari; e hanno tenuto migliaia di imprenditori caparbi e geniali.

Non è retorica; questa capacità di tenuta si regge infatti su un?energia sotterranea e positiva che è il vero tesoro della città. È un?energia buona, che crea legami, che dà opportunità a chiunque. Un?energia che in questi anni è stata offesa e umiliata da racconti e da mitologie piene di disprezzo: la mitologia del successo economico, del radicalismo ideologico, dello snobismo intellettuale.

Se vogliamo vincere la gara vera dell?Expo bisogna far tornare a galla questa Milano. Farne il punto d?orgoglio. Lo zoccolo su cui costruire con assennatezza i metri cubi che saranno necessari. Innalziamo pure i grattacieli, caro sindaco; ma ricordi che Milano ha un?anima orizzontale. È una città ?modesta?. Quando qualcuno punta su quella sua dote, in genere ne nascono grandi cose. Cose molto umane, di cui andar orgogliosi guardando negli occhi i nostri figli. Noi comunque lavoreremo per questo. E conteremo su di lei.


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