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Rom: l’integrazione? La Ue se ne lava le mani

Barroso è categorico: integrare i nomadi è affare interno di ciascun Stato, non della Commissione

di Gabriella Meroni

L’inclusione dei Rom in Europa spetta ai 27 Stati membri e non alla Commissione europea. Questo il chiaro messaggio lanciato oggi dal presidente della Commissione Ue Barroso nel corso del suo intervento al primo vertice europeo sui Rom che si sta tenendo a Bruxelles.

«Dobbiamo evitare di dare l’impressione che la drammatica situazione dei Rom possa essere risolta da Bruxelles. Un tale approccio sarebbe irresponsabile», ha affermato Josè Manuel Barroso sottolineando che la Commissione europea può limitarsi a «inviare un chiaro messaggio politico agli Stati membri circa l’urgente necessità di agire». È in questo modo, ha insistito ancora il presidente portoghese, che l’esecutivo Ue «può svolgere il suo ruolo di leadership politica in quest’area. Inoltre, la Commissione può anche svolgere un ruolo attivo fornendo linee guida politiche e stimolando lo scambio di buone pratiche tra Stati membri».

Parole a cui ha fatto eco il commissario europeo agli Affari sociali, Vladimir Spidla. Sull’inclusone dei Rom, ha detto, «una strategia centralizzata a partire da Bruxelles è impensabile. Occorrono invece strategie di lungo termine» e il problema va affrontato «a livello nazionale, regionale e locale». Insomma, ha concluso il commissario, «gli strumenti sono in mano agli Stati membri. E la Commissione europea può soltanto impegnarsi a dare un impulso politico, a vegliare sul rispetto delle norme Ue contro la discriminazione e per al libera circolazione e per promuovere le buone pratiche».


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