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Moore conquista Venezia

Ecco il trailer di “Capitalism” il nuovo film del regista americano presentato al Lido

di Redazione

Michael Moore conquista Venezia con il suo nuovo film: a tema la stagione nera del capitalismo, che per il regista ha svelato la sua vera natura: è solo una rapina e, per dimostrarlo, Moore ha messo in campo in questo documentario di due ore (dopo Bowling for Columbine, Sicko e Fahrenheit 9/11). Capitalism: a love story’, in corsa per il Leone d’oro a Venezia e che uscirà negli States come in Italia distribuito il 2 ottobre da Mikado, parte appunto da immagini di repertorio di rapine, vera anima del capitalismo. Il regista mostra come l’uno per cento delle popolazione americana gestisce circa il 90% delle ricchezze del paese. Il documentario si scaglia contro quella che Moore considera una vergogna: il salvataggio di Wall Street per 700 milioni di dollari. La sua conclusione è che con il capitalismo va superato per sostituirlo non con il socialismo, ma con una democrazia vera.

Nella conferenza stampa di presenazione del film, Moore ha concesso i soliti fuochi d’artificio: «Ho applicato una parte del sogno americano, la democrazia, a tutti gli aspetti della nostra vita, non al semplice diritto al voto. Ho parlato di persone che si sono viste la vita rovinata da persone che non avevano a cuore la loro vita ma gli interessi della società»

Possibile cambiare il mondo, come lui stesso invita a fare nel documentario?

«Tutto è possibile. Quanti pensavano che il muro di Berlino potesse crollare? Quanti che Mandela uscisse di prigione per diventare presidente? Quanti che Obama avrebbe vinto le elezioni? La rivolta, pacifica, è già iniziata il 4 novembre. Ma la democrazia non è uno sport da spettatori: tutti devono partecipare, tutti devono essere attivi».

Ha avuto qualche effetto Sicko, il suo film precedente sulla sanità?

«Ha creato un dibattito, ma ora stanno facendo di tutto per impedire ad Obama di fare ciò che chiede il 75 per cento dei cittadini: l’assistenza sanitaria gratuita».

E a chi gli chiede quale ricetta può dare non agli Stati Uniti, ma all’Italia, Moore risponde ridendo «Non saprei…con quel capo folle e conservatore che avete». E poi aggiunge, serio: «Il consigio è questo: non imitateci, non fate come noi se non volete che le cose peggiorino».

Perché secondo lei Obama ha tante difficoltà a far passare la sua riforma sanitaria?

«Perché il Partito democratico in America è senza spina, non ha ossa, non combatte per lui. Obama ha presentato una proposta di legge al Congresso alcuni mesi fa per chiudere Guantanamo e solo sei democratici su settanta hanno votato a favore del finanziamento per farlo, e questo è il suo partito! Perché Obama è più progressista, più liberale di loro: i democratici saranno per lui un problema altrettanto grosso di quanto non siano i repubblicani».

È tanto che pensa a fare un film su questo tema?

«Da quando ero adolescente. Questa volta ho pensato: e se non mi fanno fare più film? Se devo dire tutto quello che voglio dire in un unico film? L’ho fatto con questo atteggiamento: dovevo far vedere queste cose con la speranza che la gente si alzi in piedi e si ribelli”.

Ce la farà Obama?

«Io sono speranzoso, sono un ottimista. I cambiamenti succederanno, sono già cominciati. Basta guardare l’elezione di Obama, ancora ci viene da chiederci come sia successo».

 


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