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Disability manager nasce Sidima

Un convegno ha tenuto a battesimo la nascita della Società Italiana Disability Manager

di Antonietta Nembri

Una società ad hoc e un convegno. Così poco prima di Pasqua si è presentata la Società Italiana Disability Manager (Sidima) che ha scelto gli organi statutari dell’associazione eleggendo alla presidenza Rodolfo Dalla Mora. Gli altri membri sono: Consuelo Battistelli (vicepresidente), Roberta Tiozzo, Paola Pascoli, Michele Franz, Nicola Marzano, Benedetta Squarcia, Laura Cunico e Camillo Gelsumini (consiglieri).

Ma chi sono i disability manager? Professionisti in grado di coordinare e attivare il lavoro di rete, migliorare i percorsi assistenziali, valutare e veicolare i bisogni delle persone disabili. E proprio per approfondire il proprio ruolo si sono ritrovati al convegno organizzato dall’ospedale riabilitativo di alta specializzazione di Motta di Livenza, che per primo ha introdotto in Italia il disability manager, ruolo rivestito dall’architetto Rodolfo Dalla Mora, neo presidente di Sidima.

Il disability manager è una nuova figura professionale, appositamente delineata per l’intera pubblica amministrazione nel “Libro bianco su accessibilità e mobilità urbana”, a cura del tavolo tecnico tra ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e Comune di Parma. «Affrontare i problemi delle persone con disabilità – ha detto il neopresidente – significa non soltanto fare i conti con l’ambiente, le barriere architettoniche, l’accessibilità delle città e dei mezzi di trasporto, ma anche conoscere e potenziare la rete dei servizi disponibili per chi è disabile. Accessibilità, adattamento dei luoghi di lavoro, degli spazi domestici e dei mezzi di trasporto quotidiano sono possibili attraverso ausili su misura, progettati a seconda del caso prospettato».

Nel corso del convegno “Creare delle reti per liberare delle possibilità” è stato sottolineato come questo ruolo non sia da identificare con una nuova professione, piuttosto, come ha affermato Adriano Pessina, direttore del Centro di ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano «si deve parlare di una nuova competenza che si inserisce in altre professioni. Per esempio, l’architetto dalla Mora è prima di tutto un architetto, che ha imparato a guardare i mondi delle persone con uno sguardo più ampio».
Serve dunque una maggiore apertura, sempre più necessaria in un mondo in cui la specializzazione impedisce di vedere l’intero che rende necessarie persone in grado di attivare le competenze, sapendo riconoscere i bisogni. Pessina parlando di disabilità, auspica prima di tutto un salto culturale, sostenendo che «bisogna prendere consapevolezza che non si fa nulla per i disabili, ma tutto per l’uomo e per il cittadino». Stop quindi alla divisione in categorie, anche nel linguaggio con espressioni quali “diversamente abili”. Un’espressione, secondo gli esperti intervenuti al convegno, da bandire perché sancisce l’inferiorità della persona che non sa vedere negli altri la soggettività, ma solo la disabilità. L’invito che arriva dal convegno è quello di non sottovalutare il peso delle parole, tenendo presente che «non esistono categorie speciali, ma uomini che hanno bisogni quotidiani, come tutti, che però richiedono mezzi straordinari».

Matilde Leonardi, coordinatore del comitato tecnico scientifico dell’Osservatorio nazionale disabilità ha osservato che si spendono tanti soldi per la disabilità, «ma li spendiamo male: i vari amministratori affrontano la questione a modo loro, ma non si parlano, non c’è confronto. Il disability manager si inserisce in questo gap, cercando di favorire il dialogo e mettendo al centro la persona». Secondo Leonardi  tra le competenze del disability manager vi sono «sensibilità e creatività». E, infatti “creativo” si definisce anche Dalla Mora, che sottolinea l’importanza di «creare reti nel tessuto sociale, mettendo in connessione le diverse realtà esistenti sul territorio».


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