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Politica & Istituzioni

Putin, il pianto dello zar

Per la terza volta conquista il Cremlino. I timori nel mondo.

di Franco Bomprezzi

Putin, ancora lui, per la terza volta. Al primo turno, con il sessanta per cento dei voti, confermato presidente della Russia, mentre l’opposizione denuncia brogli elettorali. E’ il tema del giorno sui quotidiani del lunedì.

“Putin si riprende il Cremlino” apre così il CORRIERE DELLA SERA, che dedica le pagine 2 e 3 alle elezioni russe, con un commento di Arrigo Levi che prosegue a pagina 36: “Che cosa deve fare l’Europa con Mosca”. Partiamo proprio da Arrigo Levi, che scrive: “Secondo i primi exit poll, non sembra che sia stata condivisa, nell’immenso Paese che si avvolge dall’Europa al Pacifico attorno a un terzo del globo terrestre, la voglia di riforma che si era manifestata con tanta forza nelle ultime settimane nella capitale. E non sappiamo se Putin, vincitore delle elezioni con una maggioranza superiore alle previsioni, anche se inferiore a quella del 2004, sarà capace di «trasformarsi in riformatore coraggioso», capace di capire «l’attuale voglia di cambiamento», che comunque esiste, e di «aprire un nuovo dialogo con la società russa»”. E così conclude: “ Stando così le cose, va sottolineato che è interesse vitale dell’Unione europea (non soltanto per la nostra cospicua dipendenza dalle forniture di gas o petrolio russo) mantenere con la Russia, oggi e in ogni circostanza, un solido rapporto di pacifica convivenza e di forte collaborazione economica e politica”. Ma torniamo alla cronaca, di Fabrizio Dragosei: “Vladimir Putin ha vinto, come da copione. Non ha riportato un risultato «bulgaro» come nel 2004 (prese il 71,3%), non ha raggiunto il suo delfino Dmitrij Medvedev che quattro anni fa superò il 70%, ma si è anche staccato nettamente da Russia Unita che a dicembre non ha raggiunto il 50%. Con gli altri candidati, a cominciare dal comunista Gennadij Zyuganov, non c’è stata storia, ma il punto non è tanto questo. Nonostante le telecamere e il mezzo milione di osservatori dislocati nel seggio, ci sarebbero stati brogli. Non clamorosi; probabilmente non in grado di spostare sostanzialmente il risultato, ma abbastanza perché queste elezioni non possano essere definite del tutto oneste e trasparenti. Molti osservatori internazionali hanno comunque detto di non aver riscontrato «violazioni serie»”. Intervista di Ennio Caretto: “l’ex sottosegretario alla difesa Richard Perle, il «cavaliere nero» del disarmo atomico, che un quarto di secolo fa impostò la graduale riduzione degli arsenali nucleari degli Usa e dell’Urss si dice deluso del dopo Eltsin in Russia. «Non so perché Eltsin consegnò il potere a Putin — afferma —. So che ci illudemmo che Putin accelerasse l’ingresso del Paese nel consesso democratico. E invece Putin ha dimostrato di essere rimasto in fondo un agente del Kgb, della polizia segreta sovietica. Ha seguito una politica piuttosto repressiva in casa e aggressiva fuori, dando anche l’impressione di volere ricostituire l’impero comunista»”. E Paolo Valentino cerca invece il commento del regista Konchalovskij: “Il concetto di base del suo ragionamento è quello di una sorta di «jet-lag storico» di cui sarebbe preda la società russa, dove non è mai nata la borghesia e i valori dominanti sono anacronistici: «Il bisogno di un leader forte con un potere verticale, il successo finanziario altrui visto come minaccia al proprio benessere, un circolo di fiducia ristretto, il nepotismo, l’assenza di responsabilità personale». La conclusione del regista di «A trenta secondi dalla fine» è che la Russia sia ancora «troppo giovane per la democrazia» proprio perché «manca una vera borghesia, una classe di cittadini»”.

“Putin vince, la Russia è ancora sua”: LA REPUBBLICA apre con la terza volta al Cremlino dell’ex agente Kgb, ormai invecchiato e pronto alla pubblica commozione. Al di là della cronaca delle elezioni (sulle quali l’opposizione nutre ampi dubbi: sul web molte denunce di brogli, conteggi falsati, pressioni illegali). Secondo il blogger anticorruzione Aleksej Navalnyj promette clamorose rivelazioni: «oggi Putin si è autoproclamato zar. Ma è una farsa. La Russia deve liberarsi di un presidente illegittimo». Anche Gorbaciov non crede «che questi risultati corrispondano alla reale volontà del paese». Su Youtube ad esempio pare ci sia il video di una squadra di votatori professionisti: hanno fatto il giro dei seggi trovando scrutinatori compiacenti che li hanno fatti votare cinque volte. “Uno zar dimezzato al Cremlino è finita la stagione dei miracoli”: è il pezzo in cui Sandro Viola analizza il ruolo del ceto medio dirigente, non disposto a mandare il paese nel caos ma non più disposto a tollerare. «Il terzo mandato di Putin si apre così in una atmosfera ben diversa, più incerta di come erano incominciati gli altri due…. Oggi Putin è costretto a reinventare, se ne sarà capace, una politica. Lasciare la “classe media” a cuocere nello scontento e nelle proteste può solo accorciare la durata del suo regime». Dello stesso avviso Bernard Guetta che scrive “La rivoluzione lenta della nuova borghesia” (tesi centrale: Putin dovrà fare i conti con loro, non potrà continuare a governare infischiandosene della legalità).

Luigi Di Marzo firma su IL GIORNALE: “Zar Putin si riprende il trono di Russia”. «La popolarità di Putin è trasversale, parte dai ranghi della chiesa ortodossa (che pure lo avevano criticato nel corso della campagna elettorale) e arriva alle grandi masse delle periferie urbane. Negli ultimi mesi si sono registrate decine di proteste contro il Cremlino, che hanno avuto come protagonisti giovani intellettuali, manager ed esponenti della classe media. La grande maggioranza della popolazione, tuttavia, resta con il leader». A lato ViPri propone l’intervista a Matteo Mecacci, parlamentare radicale del Pd ora a Mosca come osservatore internazionale. Il titolo è chiaro: “Voto irregolare ma il Paese si sta muovendo”. Secondo Mecacci  «secondo i parametri nostri, e dell’Ocse, non si può dire che l’elezione sia stata regolare. Ciononostante, tutto il mondo ha potuto vedere che la Russia non è più solo Putin. Il dato politico più importante è questo». 

“Il trionfo annunciato di Putin”, titola LA STAMPA sopra la foto di un Putin commosso.  Da segnalare l’intervento di Kurt Volker, ex ambasciatore Usa alla Nato : «La linea dura russa è di per sé un male e ancora peggio quando lo si vede come presagio della futura politica del ri-eletto presidente Putin. È questo il problema che i politici americani devono affrontare. Putin tornando al Cremlino, reprimerà con forza quelli che hanno protestato contro di lui e perseguirà con determinazione una nuova linea aggressiva verso i suoi vicini e l’Occidente.  Anche se Putin risulterà indebolito  internamente a causa di un’opposizione interna senza precedenti ci troveremo ad affrontare un problema diverso. Coloro che lottano  per una Russia  meno corrotta e più democratica riterranno che gli Usa e l’Europa non sono riusciti a lottare per i diritti dei russi comuni garantendo allo stesso tempo Putin e il suo regime.  Riterranno che l’Occidente abbia cercato di tutelare i proprio interessi a scapito del popolo russo».

E inoltre sui giornali di oggi:

ROSSELLA URRU
CORRIERE DELLA SERA – Massimo Alberizzi a pagina 19: “La liberazione di Rossella fermata all’ultimo minuto”. Scrive: “Rossella Urru, la cooperante italiana rapita il 23 ottobre scorso in un campo di profughi sarawi in Algeria è in Mali, ma per la sua liberazione, all’ultimo momento, è sorto qualche intoppo. Quale non è ben chiaro. Bocche cucite a Nouakchott e bocche cucite anche a Bamako, anche se lo stringer delCorriere su piazza nella capitale maliana ieri per tutto il giorno ha ripetuto «Rossella è qui, probabilmente nel nord. Le trattative si sono concluse, stava partendo per Bamako, poi qualcosa è andato storto». Alla notizia di un’agenzia, secondo cui la ventinovenne sarda sarebbe alloggiata in un albergo della città, si mette a ridere, aggiungendo: «Lo sapremmo sicuramente»”.

NON PROFIT
IL SOLE 24 ORE – “Il controllo diventa indoor”, apertura della pagina 20 interamente dedicata al non profit: «È l’arma che ancora mancava al Fisco per stringere il cerchio intorno ai “furbetti delle Onlus”, cioè le organizzazioni che dietro una veste giuridica non profit svolgono attività di natura commerciale. Si tratta dell’autorizzazione all’accesso diretto nelle sedi degli enti, ora possibile in virtù di una norma introdotta nel Dl 16/2012 sulle semplificazioni fiscali (articolo 8, comma 22). La disposizione modifica il comma 1 dell’articolo 52 del Dpr n. 633/72, poi richiamato anche dall’articolo 32 del Dpr n. 600/73, per potenziare e rendere più agevoli i controlli nei confronti degli enti non commerciali, in particolare le Onlus, beneficiarie delle esenzioni d’imposta previste dal decreto legislativo n. 460/97». Commento a pagina 20: «Si tratta di un’arma importante che, se ben utilizzata, potrebbe davvero mettere con le spalle al muro i (purtroppo) tanti “furbetti”. Sarebbe, però, un grave errore ritenere che bastino i nuovi poteri per migliorare i controlli: servono più che mai un’attività di intelligence sul territorio e una radicata conoscenza della galassia non profit, che può essere raggiunta solo con la fattiva collaborazione degli enti stessi». “Si potrà sanare l’Eas tardivo”, scrive Carlo Mazzini nell’articolo di appoggio: «Oltre all’accesso più agevole alle sedi degli enti non profit, anche la possibilità di sanare l’Eas presentato in ritardo può aiutare l’Amministrazione finanziaria nella caccia al “falso” non profit. Tra le misure inserite nel Dl 16/2012 sulle semplificazioni fiscali appare, infatti, di particolare utilità per gli enti il provvedimento che consente al contribuente di mantenere il diritto a regimi o a benefici speciali, anche quando assolve in ritardo particolari adempimenti formali. Il caso Eas è, in effetti, emblematico della difficoltà di conformarsi alle norme fiscali, anche quando si gestisce una realtà di Terzo settore. L’adempimento è obbligatorio per qualsiasi ente di tipo associativo di nuova costituzione (con eccezione delle Onlus e di poche altre tipologie), per usufruire della defiscalizzazione delle quote sociali e dei corrispettivi da soci ai sensi sia dell’Ires che dell’Iva. Per escludere dalle imposte, ad esempio, le entrate provenienti dalla vendita ai soci di corsi di formazione, un’associazione appena costituita, oltre agli altri obblighi deve inviare l’Eas entro 60 giorni dalla data di costituzione; in caso di non assolvimento nei termini rischia di vedersi contestato dall’Agenzia delle entrate la natura commerciale delle entrate fino a quel momento incassate (quote, contributi e corrispettivi da soci), con perdita pressoché automatica della qualifica di ente non commerciale. Un’anomalia del modello Eas è, tra l’altro, il fatto di non prevedere una sanzione pecuniaria per portare l’ente sul binario della correttezza. Proprio la novità contenuta nel decreto fiscale potrà consentire al sistema di accertamento di dividere il “vero” non profit, magari poco informato, dal “falso”. La remissione in bonis, infatti, fa salve le agevolazioni previste dai regimi speciali, come ad esempio quello della defiscalizzazione delle entrate per le associazioni, sempre che l’ente assolva – seppur tardivamente – all’adempimento richiesto, prima dell’eventuale attività di accertamento delle quali abbia avuto formale conoscenza, saldi la sanzione pecuniaria minima prevista dall’articolo 11, comma 1 del decreto legislativo n. 471/97 (pari a 258 euro) e possegga i requisiti sostanziali richiesti dalla norma, cioè sia un ente a struttura e conduzione democratica, senza differenziazioni tra soci in merito di diritti e doveri, e osservi le altre disposizioni del Tuir e della legge Iva».

GIAPPONE
LA REPUBBLICA – Bel reportage di Giampaolo Visetti a un anno dallo Tsunami. Quel tratto di costa è ancora oggi un mondo abbandonato, ricoperto da 23 milioni di tonnellate di immondizia sismica. Quanto alla popolazione, continua a nutrire un senso di sfiducia, di sospetto e di pessimismo «fino a sfociare oggi in un carattere nazionale, in una sorta di nuova identità che presenta il marchio del declino fatalista. Per la prima volta, dopo quasi mezzo secolo, il Giappone è così di fatto una potenza post-nucleare». Delle 54 centrali in funzione un anno fa ne restano in funzione due (saranno chiuse in aprile).

AGENZIA PER IL TERZO SETTORE
IL SOLE 24 ORE –  “Stop all’agenzia: così il Lavoro scalda i motori”: «Sarà una divisione della direzione generale per il Terzo settore e le formazioni sociali del ministero del Lavoro, con ogni probabilità, a prendere il posto dell’Agenzia per il terzo settore, soppressa dal Dl 16/2012 sulle semplificazioni fiscali (articolo 8, comma 23), pubblicato sulla «Gazzetta ufficiale» 52 di venerdì 2 marzo, e già in vigore. Una divisione “snella”, in cui lavoreranno 10-12 persone. Il ministero farà una «call» interna per reclutare, fra i dipendenti, esperti di diritto societario, tributario e commerciale, con cui rafforzare la squadra  della direzione generale, di una ventina di persone, che già si occupano dei controlli sugli enti associativi e di quelli relativi al cinque per mille. Queste sono le indicazioni (non ufficiali) che emergono all’indomani dell’entrata in vigore della norma che ha decretato la soppressione dell’Agenzia del terzo settore (definita ancora, nel Dl fiscale, con la vecchia denominazione di Agenzia per le Onlus), dopo 10 anni di servizio e 3.567 pareri espressi sulla cancellazione di enti dall’Anagrafe delle Onlus (che si sono tradotti in 3.313 cancellazioni).»

IRAN
IL GIORNALE – Dagli Stati Uniti arriva il discorso del presidente alla lobby ebraica. Il titolo dell’articolo è “Obama: siamo pronto ad usare la forza con l’Iran”. «Barack Obama manda un segnale molto preciso al regime di Teheran, forse mai così forte».

AMBIENTE
ITALIA OGGI –“Fondo Kyoto, parte il countdown”.  Il quotidiano dei professionisti dedica l’intera pag 17 alle istruzioni per presentare le richieste di accesso al finanziamento che il fondo Kyoto mette a disposizione per progetti destinati alle fonti rinnovabili. Il «click day» è fissato per il 16 marzo. Il ballo ci sono 200 milioni di euro ripartiti per regioni e province autonome.

VOLONTARIATO
IL SOLE 24 ORE – “Volontariato in crisi generazionale”: «Anche le reti di solidarietà soffrono il passaggio generazionale: ci sono pochi giovani tra i volontari attivi, meno ancora nei direttivi delle associazioni e pochissimi ai vertici. A lanciare l’allarme è un’indagine sulla struttura e la dinamica delle organizzazioni realizzata dal Cnv, Centro nazionale per il volontariato e dalla Fpv, Fondazione volontariato e partecipazione, presentata la settimana scorsa a Lucca. Sotto la lente dei ricercatori un campione di tremila enti, analizzati per aree geografiche e settore di attività, ma anche in base al genere e alle fasce d’età. Tra i risultati emerge con evidenza la difficoltà nell’attrarre le nuove generazioni: su 100 soci attivi nelle organizzazioni intervistate, solo 23 sono under 35. Il Nord-Est veste la maglia nera, con il 17%, mentre il Centro va meglio, ma con un dato che non raggiunge il 28 per cento. I settori ambientale e internazionale hanno le basi associative più numerose, con una percentuale giovanile che tocca il 35 per cento». 


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