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Politica & Istituzioni

Calderini: «Stop alla ‪‎Riforma? Segnale politicamente terribile»

Mario Calderini, docente di ingegneria Gestionale al Politecnico di Milano, sull'impasse al Senato: «Il vero danno sarebbe politico, un modo per dire che il non profit è marginale, ma nella sostanza conta molto di più quello che avviene fuori dal Palazzo»

di Lorenzo Maria Alvaro

«Sarebbe un segnale terribile. Tutti ci siamo compiaciuti di vedere come il Terzo Settore e la riforma fossero un tema centrale dell'azione di Governo. Dopo un annuncio così importante vederla franare sarebbe disorientante». Ad intervenire sulla riforma del terzo settore e sul suo essersi impantanata al Senato è Mario Calderini, docente di ingegneria Gestionale al Politecnico di Milano.

«L’avanzamento così faticoso della legge è figlio anche del fatto che c'è un dibattito interessante ma non molto costruttivo da parti che si sono polarizzate. Si potrebbe affrontare un po' più laicamente il ragionamento», sottolinea il professore che poi però aggiunge, «una parte di me, devo confessarlo, è abbastanza indifferente. Sono di quelli che pensano che stiamo facendo un esercizio molto locale e rivolto al passato, in un mondo in cui i cambiamenti, tumultuosi, supereranno largamente la capacità del legislatore di pensare ad una assetto normativo sensato. Arriveremmo tardi comunque».

Ma la riforma rimane importante per Calderini «soprattutto simbolicamente, perché riporterebbe al centro, non solo dell'agenda politica, ma anche della società, il terzo settore. E poi perché la normativa, stratificatasi in maniera confusa, vedrebbe una nuova organizzazione. Trovo alcuni spunti della legge interessanti, come il test di impatto sociale dell'impresa sociale. Credo sarebbero utili. Ma non sono particolarmente oltranzista sulle questioni che riguardano la distribuzione del profitto. Sono per un riordino della disciplina sull'impresa sociale».


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