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Cooperazione & Relazioni internazionali

L’Europa e il subappalto dei diritti umani alla Turchia (che non sa cosa farsene)

L’incontro tra i capi di Stato e di governo dell’UE e la Turchia sulla questione dei migranti è assomigliato molto ad una commedia. Una tragicommedia, in realtà, dato che si parlava di esseri umani.

di Marco Ehlardo

La montagna ha partorito il topolino. Per giunta morto ed altamente infettivo. L’incontro tra i capi di Stato e di governo dell’UE e la Turchia sulla questione dei migranti è assomigliato molto ad una commedia. Una tragicommedia, in realtà, dato che si parlava di esseri umani.

Arrivati baldanzosi con posizioni più o meno dure sui recenti attacchi alla libertà di stampa in Turchia (non tutti in realtà, anche perché al momento anche Paesi UE come l’Ungheria non brillano su questo e su altro), i capi della “Europa dei diritti” (da qui in poi sottinteso “cosiddetta”) sono rimasti spiazzati dalle richieste dei Turchi, che essenzialmente sono state tre:

  • più soldi dei 3 miliardi precedentemente promessi dall’UE alla Turchia per fermare il flusso di migranti verso la Grecia;
  • visti Schengen per i cittadini turchi liberalizzati a partire da giugno 2016;
  • accelerazione delle procedure per l’ingresso della Turchia nell’UE.

In sintesi: o state alle nostre condizioni (e non ci rompete le scatole sulla questione della stampa libera) o continueremo a farvi arrivare più migranti possibili.

Gioco facile per la Turchia, considerando le profonde spaccature nella UE sul tema migranti e il sostanziale collasso di Schengen a causa della riproposizione dei controlli alle frontiere da parte di alcuni Paesi (es. l’Austria) e che l’UE si affanna a recuperare prima possibile. Ed infatti l’Europa dei diritti ha sostanzialmente ceduto.

Difficile analizzare il documento finale dell’incontro (che potete trovare qui), piuttosto fumoso tanto che sembra scritto in classico politichese italiano.

Più semplice rifarci alle dichiarazioni dei vari capi di Stato e di governo post incontro.

Lo schema di accordo futuro è piuttosto semplice, nella sua brutalità: saranno rispediti in Turchia tutti i migranti economici, ossia che non hanno diritto alla protezione internazionale (chi e come decida poi quali migranti ne abbiano diritto o meno non si dice).

Ma non solo: si parla anche di rispedire in Turchia richiedenti asilo, con lo schema “ti rimando un siriano e tu me ne mandi un altro”. Sembra un nonsense, in parte lo è, ma c’è di più.

In sostanza l’Europa dei diritti prova a sgravarsi dell’onere di dover valutare (ed eventualmente riconoscere) l’esistenza di diritti umani universali tra i migranti che arrivano nel continente e “subappaltare” tale compito alla Turchia. Che in questo momento non è esattamente il Paese al top nella tutela di questi diritti.

Cominciamo dai famigerati “migranti economici”. Ammesso e non concesso che questi migranti vadano espulsi tout court, la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo vieta esplicitamente le espulsioni collettive di cittadini non UE. E le modalità previste dall’accordo con la Turchia si configurano come espulsioni collettive senza molti dubbi. Resta poi il problema del respingimento verso un Paese terzo (ossia non quello di cittadinanza dei migranti), che è prassi non auspicabile, ancor meno nel caso della Turchia. Che succederebbe, ad esempio, ad un migrante curdo o iraniano che per qualche motivo non fosse riconosciuto rifugiato e fosse rispedito in Turchia? Si può affermare senza ombra di dubbio che non corra pericoli in quel Paese? Assolutamente no.

Che poi, per inciso, non è vero che l’UE non se ne freghi niente dei curdi. Anzi, ci sono stati Paesi che in questo vertice dei curdi si sono preoccupati eccome, ma nel senso di temere che la liberalizzazione dei visti Schengen per la Turchia possa provocare un grosso afflusso di curdi verso il continente. Non mi meraviglierebbe se l’Europa dei diritti, in fase di definizione dell’accordo con Ankara, faccia inserire serie limitazioni alla concessione di visti Schengen ai curdi. Sarebbe roba da TSO.

Per quanto riguarda i richiedenti asilo, si parla in maniera scorretta e strumentale di coloro che arrivano “irregolarmente” in Europa. Ma una persona che chiede asilo all’arrivo (o, nel caso ad esempio dei siriani, che sia scontato lo farà, anche se più che probabilmente non alla Grecia) è a tutti gli effetti un migrante “regolare”, a prescindere dalle modalità con cui è arrivato. Ergo quali sarebbero questi richiedenti asilo “irregolari”? Suppongo che sia un modo per dire “scordati di andare in Germania, Inghilterra o Svezia: se vuoi chiedere asilo lo fai all’arrivo in Grecia sennò te ne torni in Turchia”.

Ma la cosa inquietante è la questione del respingimento di richiedenti asilo (nel caso i siriani) verso la Turchia, in cambio di altri richiedenti asilo siriani inviati “regolarmente” dalla Turchia.

Perdonatemi se non riesco ad essere oxfordiano: ma che cazzo significa? Qual è la differenza tra il siriano A e il siriano B? La modalità di arrivo? La simpatia? L’aspetto fisico? Qualunque venga individuata, resta comunque una forma di discriminazione, che la Convenzione di Ginevra esclude e condanna.

In definitiva con questo accordo in fieri l’Europa dei diritti abdica a se stessa. Divenendo, irreparabilmente, l’Europa delle fobie.


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